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Outward Definitive Edition Recensione: avventure e sopravvivenza in mobilità

Nel 2019, Guillaume Boucher-Vidal e il suo Nine Dots Studio ha introdotto il brutale Outward su PC e console, proponendo un RPG open world senza troppi compromessi che ci richiedeva di sopravvivere nel mondo spietato di Aurai. Dallo scorso 28 marzo, grazie al supporto di Plaion e alle competenze di Sneakybox, Outward: Definitive Edition è arrivato anche su Nintendo Switch, dotato di un’esperienza ruolistica ben più completa e integrata con la modalità di sopravvivenza. In questa nuova versione pensata per la console portatile, gli avventurieri potranno sfidare creature minacciose, affrontare condizioni ambientali pericolose e proteggersi da letali malattie infettive, e noi ci siamo addentrati nella sua vasta e inospitale ambientazione per scoprire se il connubio tra survival e gioco di ruolo riesce ad ingranare anche sull’ibrida di casa Nintendo.

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Outward Definitive Edition: un microcosmo implacabile

Questa Outward Definitive Edition è stata rinnovata sotto diversi aspetti, offrendo una versione aggiornata e migliorata rispetto all’edizione originale lanciata cinque anni or sono. grazie all’implementazione di un ricco assortimento di modifiche mirate a rispondere alle osservazioni critiche ricevute in precedenza, e ulteriormente rifinita per poter essere fruita in modalità portatile. Il gioco in questione è narrativamente incentrato su un individuo che sopravvive a un disastro marittimo e, al ritorno nel proprio insediamento natale, si trova obbligato a saldare un antico debito familiare. Aggirandosi nel severo e pericoloso continente di Aurai, suddiviso in dieci province distinte, il protagonista è costretto a intraprendere un viaggio oltre i confini del proprio villaggio per accumulare le risorse finanziarie necessarie a ricostruire la propria esistenza, o andare incontro ad una fine prematura nel tentativo.

A partire da questo preciso frangente della trama, il giocatore ha la libertà di esplorare e decidere autonomamente il percorso da intraprendere, sebbene possa ricevere suggerimenti e indicazioni missioni da alcuni personaggi non giocanti. Una volta lasciato il villaggio, si affronta il vasto e insidioso territorio di Aurai. L’esploratore dovrà escogitare tattiche per difendersi da entità ostili, elaborare piani per superare sfide ambientali estreme, salvaguardarsi da patologie contagiose, e assicurare il proprio benessere, garantendosi riposo adeguato e mantenendo un corretto livello di idratazione. L’avventura si snoda attraverso esplorazioni rischiose in regioni vergini, con l’obiettivo di raggiungere nuovi insediamenti, affrontare compiti vari e scoprire caverne segrete popolate da avversari di ogni tipo.

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Tra piccoli trionfi e grandi difficoltà

Nell’affrontare questa particolare avventura, ci siamo ritrovati immersi in un universo colmo di elementi collezionabili, esplorando minuziosamente ogni recessione dei territori disponibili e gradualmente scoprendo gli eventi accaduti durante il disastro marittimo. Abbiamo dovuto confrontarci immediatamente con l’aggressività di numerosi personaggi non giocanti a causa degli eventi accaduti, pur avendo il sostegno di pochi alleati superstiti. La trama si rivela articolata e destinata ad intrattenerci a lungo, arricchita dalla presenza di due contenuti scaricabili aggiuntivi, “I Soroboriani” e “I Tre Fratelli”, nonché da una varietà di elementi secondari quali nuove armature, segrete e dinamiche peculiari dei DLC. Una sfida rilevante è rappresentata dall’esplorazione cartografica, che ci rivela l’assenza di segnali direzionali per orientarci verso la prossima destinazione. È necessario affidarsi alle proprie capacità di orientamento, un principio chiave del gioco, specialmente durante gli spostamenti notturni. Sebbene alcuni tutorial introduttivi illustrino i meccanismi di gioco, la realtà è che la complessità intrinseca del gioco ci fa presto comprendere che le meccaniche sono estremamente punitive, presentando ostacoli significativi. Dobbiamo fare affidamento su combattimenti armati e incantesimi, la gestione delle funzioni vitali e delle condizioni avverse (veleni, affaticamento, malattie, ecc.), oltre a dover affrontare nemici e briganti pronti a eliminarci senza esitazione.

L’unica indulgenza concessa è l’assenza di una sconfitta definitiva; in caso di fallimento, potremmo ritrovarci in un accampamento, in un luogo sacro, nelle profondità di una caverna privi di equipaggiamento, o in altre situazioni simili. Inoltre, spesso il risveglio avviene in ambienti ancora più insidiosi di quelli in cui si è subito la sconfitta, aumentando il rischio di ulteriori fallimenti, o ci si ritrova in luoghi ignoti, distanti da qualsiasi punto di riferimento precedentemente noto. Non sono esclusi nemmeno gli assalti da parte di branchi di lupi, dai quali fuggendo si può incappare in avversari ancora più imponenti e minacciosi, talvolta difficili da riconoscere. Come si può sopravvivere in queste condizioni? Riposare in un sacco a pelo fino all’alba sarebbe l’opzione più semplice, se non fosse per il fatto che ci troviamo in periodo invernale e sarebbe necessario accendere un fuoco; tuttavia, se il nostro kit da campo è stato sottratto dai saccheggiatori, la situazione si complica notevolmente. Per quanto riguarda lo zaino, merita una menzione particolare: è un elemento fondamentale del gioco, con una capacità limitata che ci costringe a ponderare attentamente sulla gestione degli oggetti raccolti. Non è raro che lo zaino si riempia rapidamente, quindi è essenziale decidere con precisione cosa conservare o sacrificare. Inoltre, un eccessivo carico può causare notevoli svantaggi nei movimenti e nei combattimenti. E, se lo si lascia a terra, c’è il rischio di smarrirlo.

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Il peso della frustrazione

L’ultima parte della nostra disamina di Outward Definitive Edition per Nintendo Switch va infine a focalizzarsi sugli aspetti tecnici e visivi, dove è inevitabile riconoscere che la trasposizione su tale piattaforma non risulta tra le più riuscite o agevoli. Malgrado l’edizione originale non eccellesse in un apparato tecnico di elevata richiesta o raffinatezza, la limitata potenza della console giapponese ibrida non ha permesso di raggiungere risultati particolarmente lodevoli. La situazione è paragonabile a quella incontrata con la versione Switch di Kingdom Come Deliverance, che abbiamo già analizzato qualche giorno fa. L’intervento del team di SneakyBox non ha sortito gli effetti sperati: il gioco, pur essendo impegnativo e intrigante, non brilla certamente per la qualità grafica o le prestazioni del suo motore.

Il motore di gioco, infatti, risulta eccessivamente oneroso per la console, evidenziando i suoi limiti fin dalle schermate di caricamento e proseguendo con una risoluzione grafica di basso livello. Durante la personalizzazione del personaggio principale, ad esempio, si riscontrano significativi problemi di sfocatura, un ostacolo non trascurabile dato il ruolo cruciale della grafica in tale fase. Anche la leggibilità dei testi soffre, con caratteri troppo piccoli e schermate di caricamento che non mostrano miglioramenti estetici rispetto alla versione originale uscita cinque anni prima. Tuttavia, si segnala positivamente l’eccellente qualità del doppiaggio, con una recitazione accurata e un vocabolario ricco e ben strutturato, nonostante persistano difficoltà nella lettura dei testi, confinati in caselle di dimensioni esigue e scarsamente leggibili.

Piattaforme: Nintendo Switch

Sviluppatore: Nine Dots Studio, SneakyBox

Publisher: Deep Silver, Plaion

La conversione della Outward Definitive Edition per Nintendo Switch sottolinea la tendenza secondo cui i giochi più densi di contenuti tendono a riscontrare difficoltà prestazionali. La versione Switch di Outward si distingue per la sua profondità ludica, con un’abbondanza di missioni e dettagli minuziosi che guidano il progresso del giocatore, nonostante la presenza di fluttuazioni nella qualità, particolarmente palpabili nella varietà dei paesaggi mappati. Chi ha già avuto esperienza con il gioco sa che è richiesta una notevole pazienza di fronte a un ambiente di gioco che non perdona errori e un protagonista estremamente vulnerabile, oltre a una complessità di combinazioni necessarie per eseguire un singolo incantesimo. Le sfide ambientali sono numerose e la necessità di selezionare attentamente gli oggetti da portare aggiunge ulteriore complessità al gioco. Il settore tecnico e visivo presenta le sue difficoltà, con ritardi occasionali nelle risposte del motore di gioco durante l’azione e il caricamento, e un aspetto grafico che lascia a desiderare. I cali di frame rate sono una costante e la grafica evidenzia le limitazioni della console Nintendo, impedendo di apprezzare pienamente un gioco che sembra invecchiato oltre i suoi anni effettivi.

Si svezza con Medievil e Tomb Raider, cresce con Final Fantasy, matura con la scrittura di qualsiasi genere di videogiochi. Giocatrice da più di 20 anni, Francesca coniuga passione e studio in una tesi magistrale a tema videoludico e la nutre quotidianamente tra console e articoli su videogiochi, cinema e serie TV. Toglietele tutto, ma non la scrittura.