Ancora prima di iniziare a scrivere la recensione di Resogun, ero piuttosto certo che questo titolo mi avrebbe incollato alla nuova console Sony. Del resto le premesse c’erano tutte, anche perché gli Housemarque sono un team che in passato ha dimostrato di saperci davvero fare. In particolare, se prendiamo a riferimento Super Stardust HD, possiamo notare quanto per i finlandesi sia stato relativamente semplice domare l’hardware di PS3 e tirare fuori un titolo fluidissimo, pieno zeppo di effetti particellari e, più in generale, incredibilmente accattivante. Il tutto basato su uno schema fin troppo consueto, con radici ben piantate in quel gran pezzo di antiquariato che risponde al nome di Asteroids. Ma Stardust prima e Super Stadust poi sono titoli che arrivano da un’altra epoca d’oro, quella dei Commodore Amiga, che ai tempi i nostri sviluppatori spremettero con dovizia, dimostrando che certe abilità di coding arrivano da ben lontano, in particolare da quel crogiolo di genialità che è sempre stata la demo scene, specialmente quella nord europea.
Vederli oggi approdare così disinvoltamente su PS4 non è quindi motivo di meraviglia, non in senso assoluto almeno. Questi ragazzi vantano decenni di esperienza e, quando si è trattato di tirare fuori un titolo di lancio, non si sono certo tirati indietro. Affascinati dalle possibilità tecniche offerte da questa nuova piattaforma, hanno deciso di intraprendere una nuova strada, invece di tirare fuori un nuovo Super Stardust HD. Ed è così che è nato questo Resogun, uno sparatutto che è un tributo agli shoot’em up del passato, una commistione di gusti e idee, miscelati con una dovizia non proprio comune. Il primo colpo di genio è stato quello di abbandonare poligoni e texture in favore dei voxel: ogni elemento nel gioco, dal fondale alle astronavi, è formato da tonnellate di questi piccoli cubi, cosa che ha permesso di conferire al tutto un aspetto originale quanto unico. Non fosse abbastanza, hanno riempito lo schermo con una miriade di esplosioni, laser, proiettili d’ogni genere e, più che tutto, effetti video via via sempre più esagerati, ma mai in grado d’impensierire minimamente l’engine, sempre e comunque inchiodato a 60 fps, nello splendore dei 1080p chiaramente. Resogun insomma già parte con il piede giusto e non sorprende quindi che l’aria di gioco sia tutto sommato parecchio limitata: in pratica si ruota intorno a un cilindro, con le possibilità di movimento limitate alla porzione visibile. A tutti gli effetti, è come se fosse in 2D, ma non fatevi ingannare dalla semplicità dell’approccio, in realtà basta poco per rendersi conto di quanto sia profondo e impegnativo questo titolo.
Da bravo sparatutto vecchia scuola, Resogun permette di scegliere fra tre navicelle, ognuna dotata di caratteristiche peculiari, con pro e contro assortiti. Abbiamo la Ferox, quella più equilibrata e come tale destinata alle prime ore di gioco; quindi la Nemesis, dai movimenti rapidi, ma dalla potenza di fuoco scarsina, bilanciata però dalla presenza di missili guidati; infine, troviamo la Phobos, la più lenta, ma anche la più potente, dotata di un raggio Iperguida davvero imponente. Quest’ultimo è un vero flagellatore di alieni, un cannone dalla potenza devastante, che però richiede il sacrificio di molteplici extraterrestri prima di essere attivato. Può risultare risolutivo durante le ondate più insistenti (specialmente se vi trovate a secco di smart bomb) e, soprattutto, rappresentare la chiave di volta per incrementare il moltiplicatore di punteggio.
Del resto in Resogun la sfida sta tutta lì, giocare al meglio delle proprio possibilità per scalare le classifiche, se non mondiali, almeno quelli dei nostri amici. Il contatore quindi svolge un ruolo fondamentale, perché il tenerlo su un valore alto (ovvero sopra i 5x), significa spazzare via dalla faccia dell’universo ogni maledetto grumo di voxel, possibilmente con stile. Per esempio, sfruttando il boost per sfondare le linee nemiche e, cosa fondamentale, salvando gli umani tenuti prigionieri in alcune teche di vetro. Sarà quindi d’uopo tenere d’occhio alcune particolari navicelle, da eliminare prima di subito, pena la perdita di un povero terrestre (e conseguente conta finale più scarsa).
A completare il quadro, quattro livelli di difficoltà, cinque mondi e altrettanti boss, dalle forme mutevoli oltretutto. Se in modalità Principiante farli fuori non sarà poi così complicato, già in Veterano inizieranno a diventare delle carogne, con l’aggravante di un secondo stadio di trasformazione ben più pericoloso del primo. Ottima anche la possibilità di giocare in co-op online, che da un lato rende il gioco un filo più semplice, ma dall’altro rischia di rendere il tutto ancora più caotico. In ogni caso è uno spasso, esattamente come giocarci in Remote Play su PS Vita, pur nei limiti dei 30 fps concessi da questa funzionalità. Resogun è una vera perla e il fatto che sia offerto gratuitamente a tutti gli utenti Plus è un biglietto da visita formidabile, uno di quei download (fra l’altro di dimensioni decisamente contenute, meno di 500 MB) imperdibili, la cui formula semplice si sposa a meraviglia con un gameplay affilato come un rasoio.