The Umbrella Academy è una delle sorprese più inaspettate della scorsa stagione televisiva anche se, lo sappiamo, il medium di riferimento è ormai la poliedrica rete Internet, dove, nell’intrattenimento in digitale il colosso statunitense Netflix si è ritagliato il ruolo di leader del mercato, con buona pace dei pochi ma qualitativi concorrenti come Amazon Prime Video ed Infinity. La differenza, come del resto nel mercato videoludico, la fanno decisamente le esclusive e la geniale serie con protagonisti i sette ragazzi speciali è una delle tante produzioni originali Netflix. Dopo un finale veramente strabiliante la prima stagione si è chiusa con una enorme hype in attesa della seconda, ed in questi giorni abbiamo potuto visionare in anteprima la nuova serie di episodi della serie fantascientifica.
The Umbrella Academy, la nascita cartacea del franchise
Per scoprirne le origini bisogna tornare indietro al lontano 2007, quando uno studio indipendente di produzione fumettistica statunitense, il celebre Dark Horse Comics, responsabile di titoli quali Buffy The Vampire Slyer, Angel, 300, Hellboy, Sin City e tanti altri, pubblica in edicola una nuova bizzarra serie a tema fantascientifico che fa il verso al mondo supereroistico intitolata The Umbrella Academy, con testi del musicista Gerard Arthur Way e disegni del talentuoso Gabriel Bá. La serie riscuote un buon successo in patria ed arriva presto anche nel nostro paese, pubblicata già nel 2009 da Magic Press e recentemente riproposta da BAO Publishing. Lo stile di scrittura del fumetto appare da subito molto adatto ad una sua trasposizione televisiva, ma per tanti anni nulla si muove finché prende in mano la situazione Netflix che, ben dieci anni dopo, la concretizza in una appassionante serie TV, ideata da Steve Blackman e basata sulle pagine cartacee originali. La serie rientra dunque in pieno nel filone dei cosiddetti Cinecomics, un genere da sempre di gran successo di pubblico.
The Umbrella Academy, dove eravamo rimasti
Per gli amanti degli spoiler vi racconteremo per filo e per segno tutto quello che succede nella prima emozionante ed avvincente stagione. Ovviamente non è vero, ma, per chi non avesse minimamente idea di cosa si stia parlando, è doverosa una minima introduzione alla serie. Il bizzarro gruppo di ragazzi e ragazze protagonisti del telefilm è composto da persone nate in modo misterioso, partorite da donne che, all’inizio della giornata, non erano incinte. Ben quarantatre neonati nascono tutti insieme, il primo ottobre 1989, in diversi posti del mondo, e solo sette di loro vengono presto recuperati da un eccentrico miliardario, Reginald Hargreeves, che li cresce come suoi figli speciali. Ognuno di essi è dotato di un particolare potere, similmente alla serie MISFITS, con cui riesce ad esempio a manipolare gli oggetti, o le persone, a sprigionare onde di energia, la super forza, i demoni interiori, l’evocazione dei morti, oppure a spostarsi nel tempo e nello spazio. Le dinamiche e le tematiche della serie spaziano da quelle fantascientifiche tradizionali, come appunto i viaggi nel tempo, a quelle supereroistiche, con l’impiego più o meno positivo dei poteri speciali. La prima stagione gira tutta attorno ad un evento nefasto, una strana apocalisse causata, pare, da uno dei ragazzi, e a cui si cerca di rimediare. Alcuni spunti narrativi rimandano ad un grande classico del fantastico, l’indimenticabile Donnie Darko, una delle migliori opere di sempre sulle tematiche dei viaggi nel tempo. Uno dei sette, Ben, è ufficialmente deceduto, ma avrà comunque, grazie proprio ai poteri, un ruolo all’interno della stagione. Non avendo una vera e propria mamma, ovviamente, i sette bambini vengono allevati da diverse tate, che, morte misteriosamente ma non troppo, vengono infine sostituite da una vera e propria mamma robot, unica in grado di allevarli. Cosa ne è dei trentasei bambini non ritrovati dal miliardario non è dato sapere, almeno per il momento, perché in molti sono convinti che questi potrebbero avere un ruolo importante nelle successive stagioni, come si dice ad esempio in questa pagina. Del resto, se non lo avessero, gli sceneggiatori avrebbero deciso di far nascere solo i sette bambini protagonisti. Ma queste, come al solito, sono solo ipotesi e speculazioni fini a se stesse. Una prima stagione appassionante, ricca di spunti di riflessione con ambientazioni, location esterne ed interne veramente evocative che, diciamolo subito, saranno persino migliori nella seconda stagione, grazie alla scelta narrativa basata su una nuova location inedita. Se la prima stagione, infatti, si basava sui fumetti del primo ciclo del 2008, The Umbrella Academy – Apocalypse Suite, la seconda si basa invece su The Umbrella Academy – Dallas del 2009 ambientata negli anni sessanta.
Un cast variegato e talentuoso per la serie Netflix
Se avete amato alla follia l’incredibile serie cult britannica MISFITS, ideata da Howard Overmann, sappiate che l’iconico attore Robert Michael Sheehan, protagonista delle prime due indimenticabili stagioni nei panni del bizzarro supereroe urbano Nathan, torna in questa serie nel ruolo di protagonista, essendo infatti uno dei misteriosi bambini dotati di poteri adottati dal loro mecenate dopo la nascita. Il miliardario è interpretato dall’attore canadese Colm Feore. Ma non solo, ritroviamo anche un’altra attrice canadese che, pur nella sua monotematica espressione fissa tra l’imbronciato ed il perennemente triste, si è ritagliata un ruolo di primo piano nel mondo del cinema e, soprattutto, dei videogiochi. Impossibile infatti dimenticare la versione digitalizzata di Ellen Page nell’opera del maestro David Cage, il videogioco francese Beyond: Due anime sviluppato da Quantic Dream nel 2013. L’attrice è qui nel ruolo della misteriosa violinista Vanya (Numero Sette). Si, perchè i super ragazzi del gruppo sono noti anche con i loro numeri. Il quinto di essi, ad esempio, interpretato dall’attore millennial Aidan Gallagher, classe 2003, non ha, per ora, un nome, poiché un evento traumatico lo ha fatto distaccare dal gruppo per un certo periodo, tenendolo fuori dal tempo. Numero 5 ci svelerà alla fine il suo nome o resterà per sempre un mistero come il quasi omonimo Numero 6 della serie cult Il Prigioniero di Patrick McGoohan? Assieme a loro spicca poi Adam Godley, attore noto per il film X-Files I Want To Believe, tratto dalla serie omonima, e qui nel ruolo di Pogo, una scimmia antropomorfizzata. E parlando di X-Files non si può non citare la bizzarra coppia di “agenti temporali speciali” presenti nella serie, che somigliano molto ad una sorta di Fox Mulder & Dana Scully malvagi, quasi un omaggio ai due iconici agenti dell’FBI più noti della TV.
Finalmente la seconda stagione arriva sui nostri schermi
Dopo gli incredibili fatti della prima stagione, ed il finale inaspettato è tempo di giocare col tempo. Senza voler rivelare troppi particolari sappiate solo che il dinamico team di ragazzi non si trova più nello stesso momento temporale e che qualcuno ha dovuto necessariamente intervenire per ragioni di sicurezza. Il cast è riconfermato quasi al completo, tranne un paio di presenze che, ammettiamolo, ci mancheranno molto. Le dinamiche tra i ragazzi sono bene o male le stesse, ma l’introspezione psicologica è decisamente maggiore. Del resto, grazie ai molti flashback, aggiungiamo pian piano nuovi tasselli alle storie personali dei protagonisti. La new entry nel cast è inaspettata quanto tenera, e ci farà rimpiangere meno il personaggio che va a sostituire. Allo stesso modo i personaggi secondari si amalgamano benissimo col cast principale. La seconda stagione, caso molto raro, è persino più divertente, folle e fuori di testa della prima, è quasi come se gli scrittori ci lasciassero un segnale, “se siete arrivati fino a qui, allora comincia il divertimento”. Un po’ come Star Trek: Deep Space Nine, che dopo tre stagioni di qualità, ma lente, è letteralmente esploso nella quarta, con il nuovo tema delle stupefacenti Dominion Wars.
Pronti alla maratona The Umbrella Academy con tanto di Pop Corn!
Il ritmo, già veloce nella prima stagione, accelera ulteriormente, figlio senza dubbio della sua epoca, in cui, lo sappiamo, le cosiddette “maratone televisive” sono diventate all’ordine del giorno, grazie alla fruizione tipica di canali come Netflix, in cui si vedono spesso stagioni intere in pochi giorni. Del resto anche i canonici 20-25 episodi per stagione tipici degli anni ottanta e novanta sono oggi spesso ridotti numericamente a 10-13, il tutto è più breve, immediato e condensato. Ogni episodio viene accompagnato inoltre, come nella prima stagione, da una OST veramente di qualità, al pari della già citata MISFITS e la musica diventa parte integrante della narrazione stessa. Dal lato tecnico non ci può decisamente lamentare, gli effetti speciali sono di buon livello e la regia, curata da diversi registi per episodio, è parimenti di ottima fattura, a volte si tende a riciclare qualche effetto e qualche escamotage narrativo, ma la serialità del tutto giustifica questi piccoli peccati veniali. La Serie Classica di Star Trek, ad esempio, utilizzava gli stessi effetti per decine di episodi e il sonoro del teletrasporto era generato da Gene Roddenberry in persona semplicemente soffiando nel microfono! A volte la semplicità è la scelta migliore.
The Umbrella Academy, senza il passato non esisterebbe il presente
Il nuovo setting degli anni sessanta scelto per la seconda stagione è veramente ben realizzato e credibile e permette, oltretutto, di vedere alcuni personaggi in un contesto particolare, facendo da spunto per riflessioni valide in passato, ma senza dubbio ancora attuali. Del resto, negli anni sessanta come oggi, alcune tematiche restano universali ed è proprio il caso di dirlo, senza tempo. Diminuiscono rispetto alla prima stagione le parti in cui un personaggio ha scene singole, quasi dei monologhi con se stesso, mentre aumentano le prove corali, con i sei, o sette se compare il compianto ma ancora molto attivo Ben (Numero 6), parecchio affiatati. Del resto, rispetto allo scorso anno, anche dal punto di vista narrativo, i protagonisti si sono riuniti ed hanno quindi aumentato il feeling tra loro. Il senso di famiglia, per quanto disfunzionale, è decisamente maggiore di prima. La visione dei supereroi umani e non infallibili arricchisce il tutto, perché di fatto è una vera e propria famiglia atipica che, come collante, ha anche, e non solo, la presenza dei poteri. L’ingenuità dei singoli, spesso messi nei guai dalle loro stesse peculiarità potenziali, appare credibile all’inverosimile, pur nelle sue caratterizzazioni da produzione SciFi fin troppo tipica. Lo spettatore accetta il quid narrativo da cui parte tutto, al pari della Tempesta di MISFITS, evento impossibile, ma dal quale parte tutto, come qui le nascite misteriose da donne non incinte. Alcuni topoi tipici della fantascienza, come ad esempio l’uccisione nel 1963 di John Fitzgerald Kennedy, i diritti civili degli afroamericani o la guerra fredda tra statunitensi e sovietici, momenti fissi nella storia che prima o poi una serie SciFi deve affrontare, rendono The Umbrella Academy più classica, ma, credeteci, è una serie davvero unica. Di questo serial, ne siamo convinti, si parlerà a lungo negli anni a venire, dove divertimento, pathos, emozioni e bizzarrie si uniscono tutte insieme. L’uccisione del presidente statunitense avrà un ruolo centrale nella trama, e i sette ragazzi avranno a disposizione solo dieci giorni per capire come egli sia collegato all’apocalisse. Ovviamente i momenti drammatici saranno bilanciati da punte di comicità davvero bizzarre, di cui è protagonista, lo avrete immaginato, Klaus, che troviamo coinvolto nel mondo dei Figli dei Fiori, perfetti per lui, che in fondo un po’ hippie lo è sempre stato. Temi universali e apocalittici trattati in maniera ironica e sopra le righe, al pari, ad esempio di un’altra serie cult, Z Nation, che resta nel cuore di chi vuole televisione di qualità.
https://www.youtube.com/watch?v=Me0eoCwLj-A
The Umbrella Academy Stagione 2 arriva sui nostri schermi a partire dal 31 luglio, e chi si è appassionato alla prima stagione troverà decisamente pane per i suoi denti. Diciamolo subito, la seconda stagione è persino migliore della pur pregevole prima stagione. Una nuova serie di episodi molto interessanti, stavolta ancora più attenti sia al dialogo che all’azione, approfondiranno particolarmente la strana psicologia dei loro bizzarri protagonisti. Dieci giorni soli per salvare il mondo da una misteriosa apocalisse. Una serie decisamente imperdibile per gli amanti del genere fantastico, che però può essere fruita anche da un pubblico meno abituato alle dinamiche fantasy. Certo, avere amato il fumetto originale, di cui consigliamo il recupero, aiuta molto, ma la serie riuscirà ad appassionarvi anche senza conoscerne le origini, grazie al carisma dei suoi personaggi e ai temi trattati. Klaus, Luther, Diego, Allison, Vanya, Numero 5 ed il compianto Ben sono incisi a fuoco nei nostri cuori. Una serie che, a modo suo, è già diventata un piccolo cult degli ultimi anni.