WWE 2K Battlegrounds Recensione: che la rissa reale abbia inizio

WWE 2K Battlegrounds

Diffusa a pochi giorni di distanza dal disastroso debutto di WWE 2K20, l’anteprima di WWE 2K Battlegrounds venne accolta dai più come uno scherzo di cattivo gusto. Fin troppo amareggiati dall’esito di un progetto destinato a lasciare funesti strascichi sul destino del proprio franchise di riferimento, gli appassionati di genere non riuscivano proprio a credere che il futuro videoludico del brand potesse dipendere da un allegrotto beat’em up in salsa super deformed…

Se le prime immagini diffuse e lo stesso trailer d’appoggio parevano in effetti confermare il timore che il tutto rischiasse di ridursi sul serio ad una mera parodia destinata ai più piccini, la prova del pad ci ha tuttavia colti in contropiede svelandoci i contorni di una produzione non soltanto ricca e curata, ma soprattutto divertente… Tanto che viene da chiedersi se il wrestling abbia davvero bisogno di tutto quell’impianto simulativo abbinatogli negli ultimi anni per dispensare spettacolo anche sui circuiti delle nostre console.

WWE 2K Battlegrounds: please, try this at home!

Dopo svariate ore di scontri così spumeggianti da fare invidia ai più celebri Comic-Movie in circolazione, la risposta al dilemma di cui sopra non può che essere negativa e poco importa se, a questo punto, i puristi della 2K Series tradizionale inizieranno a storcere il naso.

Irresistibile nella sua immediatezza, spregiudicato nella costante volontà di infrangere le leggi della fisica e più che orgoglioso di essere “soltanto” un arcade game, WWE 2K Battlegrounds ci sbatte difatti sul muso la verità che non avevamo avuto il coraggio di ammettere e cioè che, per esprimere davvero appieno il proprio potenziale videoludico, il wrestling non vada approcciato come fosse una disciplina sportiva qualsiasi, bensì celebrato come l’iperbolico spettacolo che ha sempre mirato ad essere: una pittoresca rappresentazione della lotta fra il bene e il male portata in scena da interpreti che, prendendo in prestito figure retoriche care all’epica tradizionale, alla commedia, ai fumetti e alla cinematografia, la declinano in chiave superomistica.

Ben vengano in questo senso tutti gli eccessi con cui i ragazzi della Saber Interactive hanno deciso di farcire la propria creatura: siano lodati i super power-up in grado di ribaltare in un istante l’andamento dei match, le special move capaci di mettere a soqquadro intere arene, gli ipnotici slow motion che enfatizzano le manovre più eclatanti e lode persino all’introduzione di elementi di scena bizzarri come i famelici coccodrilli appostati a bordo ring. Non è dopotutto da decenni che i commentatori al soldo di Vince McMahon ci ricordano che “nella WWE può accadere di tutto”?

In questo senso, se proprio dobbiamo stupirci di qualcosa, che si tratti allora dell’equilibrio del gameplay o della sua insospettabile profondità: con tutti i frizzi e i lazzi di cui sopra il rischio che una volta dissipato il fumo di carne a fuoco ne rimanesse poca era d’altronde alto, come pure il pericolo che la confusione finisse per regnare sovrana.

Grazie alla reattività dei comandi, ad un accurato bilanciamento dei colpi speciali e al contingente supporto un set di mosse sì versatile, ma non troppo articolato da compromettere l’intuitività del sistema di controllo, sarà invece possibile individuare ben presto un preciso ordine nell’apparente caos iniziale e padroneggiare appieno un combat system tanto fresco quanto appagante.

Fate il vostro gioco

Come lecito attendersi, l’efficace formula di gioco proposta da WWE 2K Battlegrounds trova sfogo in una pletora di briose modalità. Se la ricca campagna principale vi vedrà impegnati a viaggiare ai quattro angoli gli States in compagnia di Stone Cold Steve Austin e Paul Heyman col curioso l’obiettivo di assemblare un roster comprendente le più blasonate star del quadrato in match a stipulazione variegata, la Battleground Challenge offrirà invece l’opportunità di creare da zero il vostro alter ego attraverso un corposo editor, per poi sottoporvi una serie di sfide giornaliere volte ad accumulare punti abilità, accrescere il suo repertorio di mosse e sbloccare oggetti con cui caratterizzare il rispettivo look.

Alla consueta possibilità di cimentarsi liberamente in tutte le principali tipologie di match cari alla tradizione WWE, tra cui spiccano classici senza tempo come Royal Rumble, Hell in a Cell, Fatal 4 Way e Tag Team, va quindi a sommarsi il King of the Battleground Mode: un aspro terreno di gioco rigorosamente riservato agli scontri in Multiplayer Online sul quale avrete modo di confrontarvi con utenti che, già al momento della nostra prova, hanno palesato capacità notevoli. Giusto a riguardo, vale senz’altro la pena di spendere qualche parola circa il coefficiente di difficoltà proposto da WWE 2K Battlegrounds e rimarcare che la sua spiccata immediatezza non corrisponda necessariamente ad una sfida poco impegnativa.

Se è pertanto vero che non impiegherete più di qualche partita per ottenere le prime soddisfazioni, è altresì innegabile che per affermarsi anche ai livelli più elevati delle modalità proposte occorrerà un certo impegno. Fatta la pace di qualche improvviso picco di complessità riscontrabile nelle fasi più avanzate della Battleground Challenge, l’esperienza complessiva risulta ad ogni modo bilanciata e conseguentemente piacevole.

Questione di stile

Gran parte delle perplessità esternate dal pubblico di fronte alla première di WWE 2K Battlegrounds riguardavano la sua veste grafica e, più nello specifico, il taglio caricaturale di un character design palesemente indirizzato a stuzzicare l’immaginazione dei più giovani. Sebbene il passaggio dai realistici modelli poligonali promossi dalla classica serie WWE 2K alle tondeggianti “action figure” che potete ammirare nei dintorni possa rivelarsi per certi versi traumatico, detta scelta stilistica ci è apparsa in ogni caso coerente, oltre che inevitabile: dopotutto, solo adottando un criterio stilistico tanto sopra le righe il format di gioco proposto avrebbe potuto esprimere appieno la propria esuberanza.

Piuttosto che star qui a domandarci se vi fosse o meno spazio per un approccio più sobrio (e, diciamocela tutta, per dei testoni meno ingombranti, NdR) preferiamo in tal senso concentrarci sugli aspetti più tecnici del contesto, riconoscendo ai grafici della Saber Interactive giusto tributo per i risultati ottenuti sotto il profilo delle animazioni e nella calibrazione di una fisica di gioco senz’altro esasperata, ma non per questo superficiale. Da questo punto di vista, WWE 2K Battlegrounds si comporta difatti in modo onorevole, abbinando movimenti fluidi ed asciutti a un sistema di gestione delle collisioni molto più affidabile di quello visto in tante produzioni a tema ben più blasonate.

Se il coefficiente di interazione con gli elementi di scena posti a bordo ring risulta allo stesso modo soddisfacente, qualcosa in più ci saremmo invece aspettati dalla modellazione delle 8 arene disponibili: dimensioni contenute, asset troppo generici e una generale approssimazione nella caratterizzazione del pubblico, lasciano in effetti intendere che, almeno in questo particolare aspetto del prodotto, non sia stata posta la cura riscontrabile altrove.

Discorso inverso andrebbe invece fatto per il comparto sonoro che, oltre a presentare una nutrita gamma di azzeccati FX e il contingente supporto del commento anglofono ai match, non manca di riproporre fedelmente le celebri entry song di ogni superstar inclusa nel roster.

WWE 2K Battlegrounds: una scommessa vinta

Con ben 70 lottatori da scoprire (gran parte dei quali accessibili solo accumulando i punti necessari a sbloccarli o via microtransazioni, ndr)  e una marea di opportunità diverse per mettere a frutto i progressi maturati al pad, WWE 2K Battlegrounds non mancherà di distinguersi anche sotto il profilo della longevità trovando nelle molteplici ramificazioni narrative di una campagna in singolo dal velato retrogusto RPG il proprio fiore all’occhiello.

Nel restirure al wrestling giocato tutta l’immediatezza che era venuta a mancare in anni ed anni di artificiose speculazioni simulative, WWE Battlegrounds è riuscito dunque a riportare l’entertainment al centro del ring e, per estensione, a sovvertire gli estremi della stroncatura che molti gli avevano frettolosamente impartito nello stesso giorno del suo annuncio. Per concept e dinamiche di gameplay potrebbe senz’altro non rappresentare la proposta che i cultori del WWE 2K tradizionale avrebbero desiderato, ma fidatevi quando affermiamo che, in realtà, era proprio ciò di cui avevamo maledettamente bisogno.

 

Nato e cresciuto sulle pagine di Game Republic dove ha diretto per generazioni la sezione Time Warp, Gianpaolo Iglio ama il retrogaming e lo considera una seconda vita. O una seconda amante. Ha scritto un libro sulle avventure Sierra e insegna Game Journalism e Storia del Videogame alla VIGAMUS Academy con Metalmark.