Lupin Recensione: il ladro gentiluomo incontra la realtà moderna

Lupin

Il ladro gentiluomo colpisce ancora una volta, preparandosi a rubare l’attenzione degli spettatori tramite una nuova ed emozionante serie tv su Netflix. Con (almeno per adesso) soltanto una stagione composta da cinque episodi, il nuovo remake del galante furfante nato dalla penna di Maurice Leblanc, si scontra con una società moderna ostile e pronta alla discriminazione. Praticamente, una rilettura in chiave sociale estremamente audace da parte del servizio di streaming e che sotto la regia del vincitore Emmy Louis Leterrier riesce a toccare tematiche delicate in maniera autentica, senza scadere nella banalità. Con attori del calibro di Omar Sy, Nicole Garcia, Clotilde Hesme e molti altri, Netflix si appresta al rilascio l’otto di questo mese, inaugurando il nuovo anno con uno spettacolo in grado di “ingannare” (bonariamente, si intende!) non solo i nemici del trasformista in cerca di giustizia, ma anche i più scettici tra gli spettatori. Perché per una volta, non si tratta solo di riportare un singolo personaggio in vita e sotto una diversa ambientazione: con un colpo di genio, Leterrier usa la figura del leggendario ladro come ispirazione per un protagonista completamente nuovo, che è Lupin senza esserlo fisicamente. La leggenda vive nella memoria, la base della trama che spinge le motivazioni del francese Assane Diop.

Lupin

Lupin colpisce ancora

Come già accennato, la premessa della serie tv è basata su più che una semplice interpretazione dello stesso personaggio in chiave moderna, preferendo invece designare la figura di Assane Diop (Omar Sy) come nuovo Lupin: figlio di un padre immigrato in Francia, Assane trae la propria guida non solo nelle sue avventure, ma nelle difficoltà della vita, dalla penna di Leblanc. Tramite una serie di flashbacks gli spettatori si trovano a ripercorrere le vicende che hanno portato il nostro antieroe sul suo sentiero, con la narrazione del passato e del presente che si rivelano lentamente in contemporanea, mantenendo quindi un senso di suspense fino alla fine.

Ma mentre le emozioni e i colpi di scena continuano ad aumentare assieme alla posta in ballo, la narrativa dipinge chiaramente un “ladro gentiluomo” estremamente umano e spesso in balia degli eventi più che in controllo di essi, cercando di combattere una società che gli rema contro nella sua ricerca della verità e di trovare allo stesso tempo equilibrio come padre, marito e amico. Le tematiche di amicizia e famiglia sono il vero centro della serie, più di qualsiasi crimine impossibile o beffa alla polizia ed è da quelle dinamiche che scaturisce il vero movente della serie. Alla fine, lo spettatore viene portato a chiedersi cosa conta di più nella vita di una persona: arrendersi all’ingiustizia per proteggere i propri cari? O continuare a lottare per assicurare a noi stessi e a chi ci ama un futuro migliore, sebbene questo possa disturbare la pace familiare? Non c’è una vera risposta, almeno non per il momento, ma le domande continuano a premere sullo sventurato Assane, vittima e maestro degli eventi allo stesso tempo.

Lupin

Un nuovo punto di vista…

Ma nonostante la sua centralità nella narrativa, la difficoltà tra bilanciare atti criminali e la ricerca di giustizia e protezione familiare non è l’unica tematica presente in Lupin e nemmeno quella principale. La serie tv dipinge con pennellate audaci una tematica scottante come quella del razzismo implicito, più delicato dell’insulto diretto e nascosto dietro gesti, sussurri o ingiustizie sociali, ma ben sentito da chi (come il povero Assane) si ritrova vittima. Non è un caso che l’antagonista dello show sia in una posizione privilegiata rispetto al nostro ladro preferito e senza premere la questione in maniera fastidiosa, gli sceneggiatori della serie riescono a narrare una storia di discriminazione in tante piccole scene: una donna che istintivamente blocca la sicura della macchina di fronte a qualcuno il cui colore della pelle è diverso dal suo, una falsa gentilezza priva di alcun significato e usata solo per pulirsi la coscienza…

Il modo in cui queste tematiche sono trattate è impossibile da mancare a chi è più attento. Ma, allo stesso tempo, lo show non presenta scene di violenza od odio diretto, permettendo a qualsiasi spettatore curioso, bambino o adulto, di avvicinarsi a simili tematiche senza spaventarsi e allo stesso tempo presentando comunque una storia d’azione che può essere goduta anche dai più piccoli e innocenti. Al giorno d’oggi è difficile per un media affrontare questioni del genere senza cadere vittima di criticismo: non si possono ignorare senza perdere una grossa fetta di potenziali spettatori e, se trattata con noncuranza, la questione può distruggere una serie, a prescindere da quanto fosse ben fatta sotto altri aspetti. Ma Lupin supera brillantemente la prova ed anzi si piazza come uno spettacolo in grado di guidare l’esempio del media moderno.

Il grande talento della serie si manifesta tramite tutti questi fattori, ma ottiene un corpo grazie alla capacità degli attori di portare su schermo la visione di Leterrier: anche i ruoli che meno influenzano (almeno per il momento) la trama si dimostrano di grande effetto, aumentando l’impatto agli occhi dello spettatore. Prendiamo come esempio Clotilde Hesme, nel ruolo di una conoscenza d’infanzia di Assane che cerca di fare la cosa giusta, pur rimanendo ignara di molti fatti. Il conflitto emotivo di poliziotti corrotti, figlie a cui la verità è stata nascosta e molti altri personaggi pieni di segreti ribaltano la situazione ad ogni svolta, cambiando anche l’impressione che abbiamo dei personaggi senza negare il loro carattere. Difetti e qualità possono rimanere gli stessi, ma con il tempo e nuove scoperte la loro gravità agli occhi di chi guarda la serie cambia, donando un realismo umano e autentico ai vari personaggi che non tutte le serie tv riescono a rappresentare pienamente. La scelta del cast si rivela dunque uno dei punti più a favore dello spettacolo, lasciandoci ad interrogarci sui ruoli per le future stagioni e se saranno all’altezza delle scelte fatte fino ad ora: si può sicuramente mantenere un certo ottimismo al riguardo.

Alla fine dei conti, Lupin si rivela una serie tv in grado di mantenere l’eredità del ladro gentiluomo nella fantasia del pubblico in maniera viva e degna, mostrandosi come uno show che può essere goduto sia dal fan del genere che dagli spettatori più occasionali. Tra tematiche sociali, difficoltà familiari e furti mozzafiato, l’essere umano è il tema centrale di questo piccolo show, nei suoi pregi e difetti. I pochi errori presenti in questa prima stagione si limitano a dettagli della trama, difficili da notare e soprattutto che non intaccano la sceneggiatura al punto da creare buchi di logica: a meno che chi si siede davanti allo schermo non stia impiegando un po’ di doti investigative assieme alla polizia, quei dettagli passeranno inosservati per la maggior parte. Tuttavia, Lupin si trova solo alla sua prima stagione e nulla nella storia è concluso: con un finale cliffhanger, almeno una futura seconda stagione per risolvere tutte le porte rimaste aperte rimane garantita. Ma mentre aspettiamo quel momento, possiamo affermare che la leggenda di uno dei più grandi artisti del crimine di tutti i tempi rivive in questa serie, non solo nel protagonista ma in tutti i personaggi alle prese con la loro vita.

Recensione a cura di Jacopo Mazzeo

Voto: 7

Lo staff di GamesVillage, che vi fornisce ogni giorno notizie, recensioni, anteprime e interviste legate ai vostri videogiochi preferiti.