WRC 10 Recensione: il rally di Kylotonn finisce qui

WRC 10

WRC 10, tutt’altro che elogiato in sede di recensione, non ce la fa. La corsa, irta di ostacoli, che in questi anni ha visto la serie inseguire lo scettro di miglior simulazione rallistica su PC e Console sembra essersi fermata allo scorso anno, quando WRC 9 si avvicinò, specie nell’upgrade su next-generation, alle indiscusse qualità ludiche dell’offerta Codemaster. DiRT Rally 2.0 resta, insomma, il top, con l’edizione 2021 del Word Rally Championship che ripete, simbolicamente, le stesse buone prestazioni di sempre. Senza, però, migliorarsi davvero. Possibile che, dopo anni di rincorsa, il team francese abbia accusato un po’ di stanchezza, limitandosi ad una sorta di commiato da quella licenza ufficiale che, dal 2023, passerà proprio nelle mani della concorrenza anglo canadese.

WRC 10Fondamentalmente, con WRC 10 si chiude un’era. Kylotonn, negli anni e per anni, ha certamente infuso nel suo racing competenza e passione, migliorando in maniera sostanziale un prodotto che, in origine, era ben lontano dagli standard della concorrenza. Ad oggi, invece, WRC 10 si presenta sul mercato come una produzione AAA priva di particolari sbavature, ricca di contenuti, ma anche, postuliamo, incapace di lasciare sul mercato un segno indelebile nel sottogenere di riferimento. Se è indubbio che la serie WRC abbia sempre mostrato un’anima particolare, sembra altrettanto evidente che abbia mancato in “carisma”. E la puntata numero 10 sembra essere qui a dimostrarlo! Il problema principale del titolo è l’assenza di reali novità rispetto al precedente capitolo che, solo 12 mesi prima, aveva fatto ben sperare critica e videogiocatori. Qualche modifica ai menu, qualche piccolo accorgimento, minimo, apportato alla fisica. E poi, nulla più. Il gioco è rimasto bene o male sempre lo stesso, presentandosi come una sorta di aggiornamento non esattamente richiesto. Il pubblico, insomma, si aspettava altro per questo “epilogo” evidentemente privo di colpi di scena.

WRC 10: il caro, vecchio Rally di una volta

Con una Carriera praticamente identica a quella del precedente capitolo, la parte del leone, se pur con accenni di raucedine, tocca alla modalità 50° Anniversario, una sorta di celebrazione della disciplina, delle sue auto storiche, dei tracciati e delle location più iconiche di uno sport particolare, unico. Una festa di compleanno sicuramente riuscita, in parte rovinata da un numero di contenuti incapace di regalare divertimento sul lungo termine. Si parla di 7 tracciati suddivisi in 19 eventi singoli, ma anche di 20 modelli storici che abbracciano ere, tecnologie e filosofie diverse. Bene, sì, ma non benissimo perché, in sintesi, ne avremmo voluto di più, vista la sensazione di “fame” che ci è rimasta dentro lo stomaco.

D’altro canto, la modalità Carriera è sicuramente più lunga, complessa e strutturata, per quanto la soluzione “a calendario” ripercorra in maniera pressoché identica quella già gustata nel nono capitolo. Aspetti gestionali inclusi che, comunque, prevedono la creazione di un team privato con cui gareggiare e “personalizzare” l’esperienza. In linea generale, però, la trafila per superare il rango di rookie e, appunto, conquistare la fama e la gloria propria del campione e la solita. Si parte dalla Junior WRC e si corre fino al campionato principale. Un giro intorno al mondo che guadagna Catalunya, Belgio, Estonia e Croazia, retaggio del periodo pandemico, e che coccola pure il videogiocatore grazie ad un aumento importante di particolari lungo tutto gli scenari, con una menzione speciale per le tappe giapponesi.

C’è da dire che la stessa direzione artistica, un elemento spesso sottovalutato nel genere, appare altalenante. Proprio come il comportamento dei bolidi sulle superfici. Qualcosa è stato ritoccato, ma l’universo che regola la fisica di gioco è ancora lontano dalla perfezione assoluta, e vabbè, ma anche dal solito DiRT Rally 2.0 che, a questo punto, resta irraggiungibile. Nella versione PlayStation 5 testata emerge un miglioramento dell’esperienza via DualSense, impreziosito dalle possibilità offerte dalla tecnologia propria del pad Sony, ma, forse, anche una “banalizzazione” della guida con il volante che, ad ogni modo, resta comunque fortemente consigliato. Ecco, proprio il nuovo controller, grazie alla gamma di vibrazioni, riesce a “leggere” in maniera abbastanza convincente la superficie dei percorsi, ma anche le situazioni atmosferiche più estreme. Il buon design dei tracciati acuisce i pregi, ma, purtroppo, continua a portarsi dietro anche i difetti di una guida che resta troppo nervosa, spigolosa. Appunto, troppe volte incoerente e quasi imprevedibile. Non sempre divertente, anche a fronte di collisioni con gli elementi dello scenario che restano ancorati ad una generazione. La stessa che, francamente, credevamo di esserci lasciati alle spalle.

WRC 10: la storia finita

Sia chiaro: WRC 10 non è mica brutto, anzi. I pregi della produzione sono tanti, ma restano quelli di sempre. Se non altro, quelli già rilevati lo scorso anno e poi amplificati nell’aggiornamento gratuito testato all’uscita dei nuovi hardware di Sony e Microsoft. Chiaramente, per chi avesse saltato la precedente edizione, il consiglio è proprio di puntare su questo decimo capitolo. Anche perché sotto il profilo squisitamente tecnico, il titolo scorre senza particolari incertezze. Ai problemi di stuttering registrati lo scorso autunno, WRC 10 risponde, su PS5, con un frame rate solido, ancorato ai 60 fotogrammi, oltre che ad un aumento di dettagli magari non sempre evidente, ma reale e concreto. Persistono fenomeni di pop up, di tearing e, pure, di alcune texture evidentemente sotto tono, ma la costanza dell’aggiornamento, che non subisce il peso del Ray Tracing, incide in maniera positiva sulla guida e sul gameplay. Tutt’altro che perfetti, invece, i modelli poligonali delle auto, gradevoli, ma lontani anni luce dalla concorrenza, quasi che all’aumento di risoluzione proprio dei nuovi hardware non sia corrisposta un’inedita cura nel disegno dei bolidi. Incapaci, infine, di ammaccarsi come danno comanda, lasciando anche questo aspetto a routine non sempre chiare, non sempre coerenti.

Quel che resta è nella media. Musiche, sonoro, modalità online (su cui lo sviluppatore promette supporto continuo grazie ad eventi e sfide giornaliere e settimanali), persino il parco auto che, questa volta i programmatori non c’entrano niente, nonostante la licenza ufficiale, non è mai stato così blando e poco carismatico. Che WRC 10 potesse essere un gioco migliore abbiamo pochi dubbi. Così come è, purtroppo, resta una sorta di lettera d’addio ai fan, a chi, in questi anni, ha seguito la serie apprezzandone la sua evoluzione. Che no, quest’anno, l’ultimo anno, non c’è stata.

Piattaforme: PS5, PS4, Xbox Series X/S, Xbox One, PC

Sviluppatore: Kylotonn, KT Racing

Publisher: Bigben Interactive, Nacon

WRC 10 chiude l’era KT Racing legata alla licenza ufficiale del Campionato del mondo di Rally e, anche per questo, era lecito attendersi qualcosa di più sul fronte dell’evoluzione. Paradossalmente, invece, dopo anni di miglioramenti, piccoli e grandi, quest’ultimo capitolo che precede il passaggio di consegne a Codemaster si caratterizza per la mancanza di coraggio, forse anche di quei fondi necessari per innalzare i livelli produttivi di un titolo rimasto ancorato alla scorsa edizione. Un gioco più che discreto, ma definitivamente inferiore proprio a DiRT Rally 2.0, ormai irraggiungibile sul fronte del puro piacere di guida. In fondo, il Rally è tutto lì. Oggi, come 50 anni fa.

VOTO: 7.5

Michele Iurlaro è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti e dei praticanti professionisti. Scrive molto. Scrive troppo. Da troppo tempo

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