Metroid Dread Provato: tra tradizione e innovazione

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Sembrano passati pochi giorni da che Nintendo ha lanciato sul mercato la Nintendo Switch, eppure, a ben vedere, la console ha ormai cinque anni, un età che in alcuni casi ha rappresentato l’intera spanna di vita di una generazione videoludica. Lungi dall’aver esaurito tutte le sue cartucce, però, la creatura di casa N si sta preparando a rinnovarsi adottando le “vesti” dello schermo OLED, un’evoluzione che viene suggellata in maniera spettacolare con il lancio di Metroid Dread, ultimo episodio dell’amatissima serie action-adventure.

Invitati da Nintendo a provare in anteprima il nuovo Metroid e la nuova console (che già avevamo toccato con mano il mese scorso), ci siamo presentati all’incontro covando una frastornante pangea di sentimenti, sensazioni che andavano dalla speranza alla curiosità, passando dalla preoccupazione. La premessa iniziale non è infatti delle migliori: Metroid Dread è certamente un titolo che desta interesse, ma la sua genesi è stata tormentata e il suo sviluppo è stato abbandonato a un limbo progettuale durato quindici anni. Circa un’ora e mezza dopo, il nostro animo si è rinfrancato, anche se è difficile prevedere se il titolo sarà adatto a tutti.

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Metroid Dread: quanto c’è di nuovo?

Nintendo è un’azienda anomala, quasi atemporale se la si compara agli standard del corrente settore videoludico. Mentre la concorrenza fa di tutto per velocizzare la cadenza d’uscita dei propri blockbuster, Nintendo preferisce piuttosto prendersi i suoi tempi e rimettere mano alle sue proprietà intellettuali solamente quando ai suoi designer balza per la mente una nuova idea rivoluzionaria. Si tratta di un atteggiamento virtuoso che occasionalmente incappa in profondi incidenti di percorso e che scatena nei fan reazioni dolci-amare, ma che ha anche la certezza di creare negli utenti un’esperienza che sia sempre unica e memorabile. Nell’avvicinarci a Metroid Dread non potevamo dunque che essere ossessionati da un dubbio predominante: cosa porta di nuovo questa iterazione della saga?

Non è un’iperbole, siamo letteralmente arrivati a chiederlo allo staff Nintendo che ha supervisionato la nostra prova. La risposta non è né ovvia né immediata, le variazioni sono a loro modo estremamente discrete, ma a tratti significative, soprattutto se negli anni avete sperimentato Metroid esclusivamente sulle console domestiche, ovvero se vi siete fermati al controverso Other M del lontano 2010. Metroid Dread si può considerare infatti l’estrema evoluzione del filone narrativo e ludico che ha graziato negli anni i device portatili, un filone che peraltro si potrebbe considerare come quello “dominante”, visto che ha esplorato in maniera più lineare la giocabilità e la trama di quello stile che è poi divenuto celebre come “metroidvania”.

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Non che la cosa stupisca, gli sviluppatori di MercurySteam sono stati scelti da Nintendo proprio per l’ottimo lavoro che avevano fatto con Metroid: Samus Returns (qui la nostra recensione), remake per Nintendo 3DS di Metroid II: Return of Samus, quindi si può tranquillamente affermare che il team abbia costruito sulla solida ossatura delle sue precedenti esperienze creando un’interconnessione tecnica che risulta immediatamente evidente. Ricompare dunque il mondo in 2.5D, la sempre stupefacente possibilità di compiere potenti contrattacchi e la fluidità adrenalinica dell’azione, il tutto arricchito da una maggiore impostazione cinematografica e da momenti dal retrogusto “stealth”.

Cinema e orrore

“Cinematografico” e “stealth” sono aggettivi ormai inflazionati nel settore dei videogame, parole che solitamente si traducono in escamotage di marketing e che non sempre portano i risultati positivi che il pubblico si potrebbe auspicare. Se poi questi termini sono legati a una saga come quella di Metroid, ben poco stealth e reduce dalle poco apprezzate cinematografie di Other M, i segnali di allarme non possono che suonare fragorosamente. Superata la diffidenza iniziale, tuttavia, la situazione è tutt’altro che drammatica, anzi si rivela assolutamente intrigante e coinvolgente.

Partiamo dalle sezioni furtive: queste non sono le classiche missioni di infiltrazione, quanto sessioni in cui è necessario fuggire da robot quasi invulnerabili – gli E.M.M.I. – sfruttando pienamente la conformazione dei livelli, esperienza frenetica che mette alla prova riflessi e prontezza dei giocatori. Immaginatevi l’incombente sfida rappresentata da SA-X in Metroid Fusion e avrete chiaro il tipo di alchimia a cui hanno attinto i designer di MercuryStream. Allo stesso modo, il team ha trovato un’ottima soluzione anche per gestire le scene cinematiche e lo ha fatto sfruttando clip che riescono a estendere la narrazione della trama senza mai alienare dall’esperienza di gioco. Le transizioni tra l’inquadratura 2.5D e i video sono estremamente fluide, senza contare che alcuni di questi sono dotati di “quick-time-event” nascosti che, pur essendo puramente opzionali, premiano i giocatori che si dimostrano maggiormente attenti.

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Un ritorno al passato, ma in chiave contemporanea

Nonostante le novità, prendere in mano il gioco Switch è un po’ come fare un salto nel passato. Sin da che si avvia il software è chiaro che gli sviluppatori abbiano voluto rievocare il retaggio della serie, con la trama che viene presentata attraverso schermate di testo pregne di contenuti fantascientifici tanto sopra le righe da essere quasi goliardici. Il richiamo alla tradizione è chiaro anche nella gestione delle interfacce, nei menù e nella curva di apprendimento con cui si accompagna il sistema di gioco. Al posto di perdere tempo con infiniti tutorial, Metroid Dread applica la regola “show, don’t tell” che era comune ai videogame anni Ottanta, ovvero forza il giocatore a comprendere le dinamiche del titolo facendogliele sperimentare sulla propria pelle, dando per assodato che l’utenza abbia le competenze o la tenacia di prendere confidenza con le possibilità ludiche offerte dal prodotto. Un approccio relativamente hardcore che farà felice i fan più navigati, ma che è al contempo stemperato da una generosa distribuzione dei punti di salvataggio e da un level design che, almeno nelle prime fasi, è capace di incanalare l’esplorazione in maniera lineare ma non ovvia, delimitando l’area con portoni e passaggi che potranno essere attraversati solamente in un secondo momento.

Chi segue la saga da molto tempo potrebbe inoltre essere felice di scoprire che Metroid Dread vedrà una presenza molto importante della cultura Chozo, razza aliena che in un modo o nell’altro si è sempre mossa nei dietro le quinte del brand. Tra gli avversari che ne vestono l’uniforme e i continui richiami architettonici presenti negli ambienti di gioco, è facile credere che il titolo in uscita ci regalerà una poderosa mole di informazioni sul ruolo che questi esseri vantano sulla trama estesa. Da segnalare che, come spesso capita, la protagonista si veda spogliare di molte delle sue abilità topiche a inizio dell’avventura – causa “amnesia cellulare” -, tuttavia lo staff Nintendo ci ha garantito che i “classiconi” saranno tutti presenti, cosa che peraltro si evince anche dai trailer pubblicati.

Data d’uscita: 8 ottobre 2021
Piattaforme: Nintendo Switch
Sviluppatore: MercurySteam
Publisher: Nintendo

Metroid Dread si dimostra sin da subito una pietra miliare per tutti coloro che hanno seguito la serie fino a oggi: è un sequel che allo stesso tempo promette di contribuire notevolmente alla mitologia del brand e mette in campo dinamiche ludiche che raffinano all’estremo la già ottima giocabilità delle uscite per Nintendo 3DS. Il titolo potrebbe altresì dimostrarsi meno appetibile ai giocatori più giovani e ai cosiddetti “casual gamers”, soggetti che non necessariamente possiedono la pazienza – o l’abitudine – di immergersi in quella forma mentis di prove ed errori che è tipica dei vecchi videogames. Per quanto riguarda la Nintendo Switch OLED non possiamo che riconfermare quanto già accennato nel nostro provato: è un ottimo prodotto che rappresenta un gradito passo avanti, è assolutamente un essenziale punto di partenza per chi non è ancora in possesso della console, ma c’è da chiedersi se i felici possessori di Nintendo Switch siano giustificati nel finanziare un aggiornamento tecnico che risulta tutto sommato secondario. Se usate il device perlopiù nella sua impostazione mobile vale altresì la pena farci un pensierino, magari approfittando delle offerte che alcuni negozi stanno proponendo in vista del lancio.