Blue Reflection Second Light Recensione: la fine delle vacanze estive

Blue Reflection Second Light

Che i videogiochi giapponesi siano al centro di numerosi luoghi comuni ormai è un dato di fatto, specie nel momento in cui il pubblico abbraccia una visione unica di un prodotto barricandosi tra le mura della comfort zone. Detti persino “Waifu game”, gli JRPG prodotti dalle fucine di Gust Corporation ci hanno sempre intrattenuto con delle atmosfere calde ed accoglienti, una direzione artistica piuttosto fantasiosa ed una trama spesso leggera, ma non per forza meno invitante. La peculiarità del team è che maggior parte delle sue storie prevedono delle graziose ragazze come protagoniste, eccezion fatta per serie come Ar Tonelico, o titoli come Fairy Tail (QUI per la nostra recensione) o Atelier Escha & Logy, in cui si hanno protagonisti maschili. Le donne dopotutto hanno sempre avuto un ruolo centrale per gli autori di Atelier, e dopo il successo di Ryza 2 tornano in Europa con Blue Reflection Second Light.

Andando oltre le apparenze, Second Light ci ha riservato un’avventura dai connotati esistenziali, dove le majokko di casa Gust (dette anche ragazze magiche) hanno dovuto affrontare il proprio passato per superare il mistero che si cela dietro l’Oasi, una misteriosa dimensione dove il tempo si è fermato alle vacanze estive. Dopo averne completato la storia e le relative attività secondarie, siamo finalmente pronti per parlarvi del nuovo JRPG dagli autori di Atelier in questa nuova recensione.

Blue Reflection Second Light

Blue Reflection Second Light e la ricerca dei ricordi perduti

Un risveglio, l’aula della classe e i raggi del sole che trapassano il vetro delle finestre. I suoni della calura estiva circondano l’ambiente circostante e come se niente fosse, usciamo dalla scuola e davanti a noi troviamo un mare infinito che circonda un atollo. Ao Hoshizaki, Kokoro Utsubo, Rena Miyauchi e Yuki Kinjou sono le uniche quattro studentesse che popolano questo misterioso istituto scolastico, lasciandoci intuire inizialmente che le ragazze siano intrappolate in una dimensione estranea al loro mondo. Le fanciulle però non ricordano nulla: nonostante la loro memoria ha conservato solamente la loro identità e il loro carattere, hanno perso tutti i ricordi legati agli eventi che hanno preceduto il loro risveglio nell’Oasi ed ora, si ritrovano a dover sopravvivere con le risorse che quel mondo ha da offrire. Nonostante la scuola offra a loro tutti i comfort necessari, le protagoniste devono effettuare un’escursione oltrepassando un confine che separa quella dimensione da un luogo misterioso, di cui ancora non comprendono la vera natura. Tuttavia, le ragazze non sono sole: nella raccolta di risorse, esse si imbattono in dei demoni, sfoderando attraverso la magia le armi necessarie per affrontarli. Sebbene tutto ciò potrà sembrare alquanto casuale vi è presto una spiegazione: le donzelle sono munite di un anello speciale che sprigiona un potere magico, rendendole a tutti gli effetti delle Reflector, ossia delle ragazze capaci di utilizzare la magia ed affrontare qualsiasi minaccia.

Nonostante la scoperta però vi sono tantissimi quesiti che offuscano la mente delle giovani: perché si trovano lì e cosa sta succedendo? Domande che vengono risolte man mano che i nodi vengono al pettine, sebbene le nuove scoperte alimentano ulteriori dubbi nei cuori delle protagoniste. Tuttavia ben presto l’obiettivo sarà abbastanza chiaro: per trovare una via d’uscita sarà prima necessario recuperare tutti i ricordi perduti e ciò sarà solo possibile addentrandosi nei mondi che pian piano invaderanno l’Oasi. Il tema portante di Blue Reflection Second Light sono i ricordi delle varie protagoniste che man mano riempiranno il forbito cast del gioco, i quali rappresentano un’ancora di salvataggio per le loro esistenze. Soprattutto i sentimenti maturati attraverso le passate esperienze saranno la scintilla risolutiva che permetterà alle ragazze di superare qualsiasi ostacolo, rafforzando di volta in volta quel legame che le terrà unite fino alla fine. Attraverso le loro memorie possiamo apprendere le loro storie e cosa soprattutto le ha condotte sulla strada su cui si trovano in quel dato momento, sfiorando infine varie tematiche che si sposano con un pubblico decisamente giovane. Blue Reflection Second Light non ha paura di trattare persino quei temi che per molti rappresentano un tabù nell’industria videoludica, e lo fa con una dolcezza tale da eliminare quell’alone dell’eccezione per trasmettere unicamente una calorosa naturalezza.

Il nuovo JRPG di Gust Corporation dunque non ci presenta un cast femminile fatto solo di stereotipi giapponesi, così come molti vorrebbero far passare, bensì ci permette di accogliere sulla nostra console dei personaggi contestualizzati dalla loro ingenua giovinezza, sebbene non tutte le protagoniste possono vantare di una caratterizzazione ottimale. Anzi, vi sono comprimarie che spiccano più di altre, lasciando quest’ultime in una torrida ombra e senza approfondire ulteriormente il loro background. Sebbene vi sarà modo di conoscere approfonditamente ciascuna delle ragazze attraverso le attività secondarie, quella netta separazione nella caratterizzazione non permette di far brillare contemporaneamente tutte le protagoniste, lasciandoci in parte leggermente amareggiati. Nonostante la storia venga narrata con le atmosfere leggere a cui il team di sviluppo ci ha piacevolmente abituati, questa è afflitta da un lento sviluppo degli eventi, nonché persino da una ripetizione delle soluzioni narrative che vengono proposte lungo il cammino. Un peccato se consideriamo l’esigua durata della storia, la quale inizierà a propinarci elementi narrativi interessanti solamente dalla seconda metà dell’avventura, o addirittura a ridosso delle sue battute finali. Ciò che invece possiamo apprezzare invece è il personaggio di Ao Hoshizaki, nonché la protagonista di punta del nuovo Blue Reflection. Nonostante il suo design strizzi notevolmente l’occhio alla rinomata alchimista Reisalin Stout, ella ha un carattere da leader ma anche amichevole, riuscendo a trascinare con la sua aura tutte le ragazze in questo viaggio.

Nonostante il cambio della protagonista, Blue Reflection Second Light è a tutti gli effetti un seguito: per chi ha avuto modo di giocare alla prima avventura nei panni di Hinako Shirai, o visionato la serie animata, saprà sicuramente cogliere i riferimenti e i personaggi che impreziosiranno la narrazione del titolo, la quale racchiude al suo interno tutto ciò che è stato costruito finora dal brand. Tuttavia, il racconto viene minato da uno sviluppo lento e non proprio avvincente, sebbene gli argomenti trattati in qualche occasione ci hanno affascinati.

Blue Reflection Second Light

Un combat system stravolto

Blue Reflection Second Light stravolge il suo sistema di combattimento, riprendendo a pari passo la medesima struttura già vista in Atelier Ryza. Senza rinunciare alla meccanica della timeline, che permette di accumulare punti etere (punti magici) per scatenare tecniche sempre più potenti, il nuovo combat system invoglia il giocatore ad eseguire quante più combinazioni d’attacco possibili, ottenendo di conseguenza anche ulteriori benefici durante la battaglia. Con la classica impostazione a turni, controlleremo un party composto da ben quattro membri di cui uno svolgerà l’attività da supporto, e avremo l’obbligo di sfruttare tutte le abilità a nostra disposizione per uscire vittoriosi dal combattimento. Servendoci dunque della timeline, possiamo scatenare una o più abilità consumando i già citati punti, e sbloccare un nuovo limite del gear per ciascuna ragazza. Questo status non solo permetterà alle ragazze di avanzare nella timeline, aumentando così il numero di punti accumulabili prima di attaccare, ma sbloccherà nuove abilità e suddette versioni potenziate da utilizzare tempestivamente. Inoltre, una volta raggiunto il terzo livello del Gear, ogni ragazza potrà finalmente attivare il suo potere di Reflector, eseguendo una trasformazione in pieno stile majokko mutandone soprattutto il suo aspetto. Ovviamente, questo evento non riguarderà solamente l’estetica del personaggio, dato che si otterranno ulteriori benefici come un recupero migliorato dell’etere o tecniche di combattimento più potenti.

Inoltre troviamo in sporadiche occasioni un’ulteriore meccanica che ci porta ad affrontare faccia a faccia gli avversari più potenti. Soprattutto durante le boss fight, un membro del nostro party verrà trascinato dall’avversario in uno scontro ravvicinato, dove il giocatore dovrà scegliere in poco tempo come agire. Tra quattro opzioni come attacco, contrattacco, difesa ed abilità di supporto, bisognerà rispondere agli attacchi del nemico con tempestività, approfittando dei preziosi secondi concessi prima di subire un nuovo colpo. Si tratta di una meccanica dalla durata limitata e puramente casuale, ma qualora dovessimo sconfiggere il nemico di turno in questo uno contro uno, potremo persino assistere ad una splendida esecuzione finale in base alla Reflector in utilizzo. Ciononostante, il sistema di combattimento non ci riserva ulteriori novità, sebbene si sia mostrato sufficiente e piuttosto semplice da apprendere. Man mano che sbloccheremo potenziamenti ed abilità per ciascuna delle ragazze, si espanderanno le possibilità d’attacco in battaglia, sebbene le occasioni per assaporare i frutti della progressione diverranno sempre più sporadiche a causa della differenza di livello tra il party e i demoni. In sostanza, il sistema di combattimento rappresenta l’elemento migliore del gameplay di Blue Reflection Second Light, proponendo una formula più frenetica del classico sistema a turni, seppur pecchi di profondità nelle sue meccaniche.

Viaggio nei ricordi

Se l’Oasi è il nostro hub in cui poter interagire con le altre ragazze e costruire diversi oggetti e strutture attraverso il sistema di crafting, gli Heartscape sono i mondi plasmati dai ricordi di ciascuna di esse. Essi sono semplicemente dei dungeon in cui avventurarsi per proseguire la storia, dove al loro interno si celano miriadi di demoni, risorse e frammenti di memoria. Nella loro struttura sono prettamente lineari sebbene ciascuno di essi si suddivide in diverse aree non completamente esplorabili: infatti alcune sezioni di ciascuna mappa sarà inizialmente inaccessibile, e sarà necessario avanzare con la Main Quest ed utilizzare diversi strumenti per accedervi. Fortunatamente ogni dungeon sarà nuovamente esplorabile anche dopo aver completato la sua porzione di storia, dando la possibilità di recuperare quei segreti a cui non ci siamo interessati lungo il cammino. La raccolta di materiali è uno degli elementi portanti di un’esplorazione non proprio avventurosa, dato che ciascuna mappa proposta risulta piccola e priva di punti d’interesse. Tuttavia, con l’ottenimento di risorse (e in grande quantità) avremo accesso a tutte le possibilità offerte dal sistema di crafting, utile soprattutto per portare a termine buona parte delle missioni secondarie.

In particolar modo quest’ultime offrono un pretesto per tornare ad affrontare i vecchi dungeon del gioco, e tra fetch quest e scontri più impegnativi, troviamo persino delle missioni stealth non proprio appaganti, dove nei panni di Ao dovremo raggiungere la destinazione senza farci scoprire dai demoni. Soprattutto quest’ultime le abbiamo trovate superflue e decisamente fuori contesto rispetto agli intenti narrativi e ludici del gioco, soprattutto nel momento in cui dovremo fare attenzione ai pattern dei nemici: quest’ultimi in particolare non solo risultano insensatamente irregolari, ma sono persino fin troppo semplici da superare in quanto l’intelligenza artificiale non risulta un grande ostacolo. Sfruttando le risorse raccolte durante l’esplorazione, come abbiamo menzionato poco fa, possiamo costruire diverse attrazioni per l’Oasi attraverso un sistema di crafting molto semplice. Questi luoghi d’interesse, che potremo posizionare nei vari slot disponibili nel perimetro della scuola, non solo abbelliranno il nostro hub, ma ci forniranno ulteriori bonus durante le nostre escursioni negli Heartscape.

Queste strutture saranno anche un punto di riferimento per i nostri appuntamenti: si potrà infatti uscire con tutte le ragazze, assistendo così a dei brevi dialoghi. Se pensate che questo tipo di attività sia piuttosto fine a sé stessa, sappiate che invece serviranno per ottenere i punti talento, i quali andranno spesi per sbloccare abilità e potenziamenti per il party. Livellando inoltre il talento di ciascuna ragazza, si avrà accesso a nuovi rami abilità e potenziamenti, ottenendo così ulteriori benefici in battaglia. Gli appuntamenti inoltre diverranno disponibili ogni volta che posizioneremo una nuova attrazione, e mentre potremo goderci qualche piccola gag, momento di spensieratezza o di riflessione, avremo persino modo di apprendere nuove informazioni su ciascun personaggio. Nonostante la scuola contenga numerose stanze al suo interno, principalmente ci servirà per il sistema di crafting, dato che non vi sono purtroppo ulteriori funzionalità a disposizione. Rispetto al precedente Blue Reflection, Second Light punta a ridimensionare le sue attività secondarie, favorendo l’utilità alla quantità seppur lo faccia in maniera del tutto discreta.

Una direzione artistica calda e accogliente

La direzione artistica di Blue Reflection Second Light rimarca il talento di Gust Corporation nel realizzare un prodotto che sappia trasmettere positività da tutti i pori. I mondi raffigurati nell’ultima fatica degli autori di Atelier infatti hanno un carattere docile e fantasioso, al quale si alterna un’estetica decisamente più aggressiva in alcune mappe. Nonostante ciò, il design dei dungeon non offre un’interazione ambientale soddisfacente, così come non vi sono ulteriori spunti interessanti che possano arricchire l’esperienza di gioco. Ciò che invece possiamo più apprezzare è il character design di Mel Kishida, che ritrae con estrema delicatezza l’estetica di tutte le ragazze facenti parte non solo di Second Light, ma dell’intera serie. Se dal punto di vista estetico il titolo risulti docile e rassicurante, graficamente riteniamo che rappresenti qualche passo indietro rispetto alle ultime iterazioni dello studio giapponese. Certamente, vi è una discreta evoluzione rispetto al suo predecessore, ma era lecito aspettarsi un prodotto qualitativamente più vicino ai lavori più recenti dei suoi autori. Infatti il titolo risulta tecnicamente obsoleto, con modelli poligonali non proprio ricchi di dettagli affetti da animazioni alquanto rigide.

Sebbene non abbiamo riscontrato particolari problemi tecnici come possibili cali frame rate od eventuali bug, non possiamo negare l’evidenza di un comparto grafico non proprio eccelso, sebbene l’estetica e la direzione artistica giocano a favore del titolo. Il doppiaggio originale invece ospita voci decisamente interessanti, come Maki Kawase nel ruolo di Rena o Yuuki Takada nei panni di Hinako, mentre la colonna sonora ancora una volta è curata dallo stesso Hayato Asano, i cui brani accompagnano i momenti più importanti della storia. Il titolo giunge al nostro cospetto localizzato interamente in lingua inglese e il doppiaggio originale in lingua giapponese.

 

Piattaforme: PlayStation 4, PC e Nintendo Switch
Sviluppatore: Gust Corporation
Publisher: Koei Tecmo

Blue Reflection Second Light rappresenta infine un deciso passo in avanti per il brand, sebbene ci sia ancora molto su cui lavorare. Con un cast completamente rinnovato ed esteso, il nuovo JRPG di Gust accoglie tra le sue braccia le ragazze magiche che hanno preso parte agli eventi di ciascun capitolo, divenendo infine una sorta di “Avengers Endgame in salsa majokko”. Al suo interno non solo si cela un’atmosfera dolce e calorosa, ma anche una storia di connessione umana attraverso i ricordi, i quali formano parte della nostra esistenza. Il tutto viene accompagnato da un gameplay sufficiente ma anche rivisto e migliorato, regalando al giocatore un sistema di combattimento più coinvolgente ed attività secondarie utili per la progressione, sebbene non tutte le ciambelle escono con il buco. Tuttavia si poteva fare qualcosina di più sotto il profilo tecnico, mentre la direzione artistica continua ad essere intrigante come nei precedenti lavori di Gust. Insomma, Second Light non rappresenta il punto più alto toccato dal team di sviluppo, ma nemmeno il più basso: dopotutto tale seguito riesce a colmare le lacune del primo capitolo, migliorandone alcuni aspetti ed effettuando i cambi giusti, senza ovviamente rinunciare alla sua anima da ragazza magica.

VOTO: 6.5

Matteo è un grande appassionato di videogiochi, manga ed anime. Come videogiocatore nasce sul Nintendo 64, Il suo primo videogioco? Super Mario 64. Col passare del tempo si è unito alla famiglia delle console di casa Sony e adora in particolare i videogiochi di produzione giapponese, ma grazie anche al suo spirito di cacciatore di trofei, prova interesse in ogni sfaccettatura del videogioco.