The Last Oricru Recensione: l’ultimo degli umani convince poco

Prime Matter; The Last Oricru

Era il 2015 quando il team ceco GoldKnights vedeva la luce e, contestualmente, cominciava lo sviluppo del suo primo titolo, LostHero. Solo dopo la partecipazione a diversi eventi nel 2019, tra cui GDS Prague, Digital Dragons, GamesCom e altri ancora, lo studio di sviluppo non solo stringe un accordo con Plaion (ex Koch Media), ma decidono anche di cambiare il titolo della propria IP da LostHero a The Last Oricru. Gli anni passano, e nel 2021 il team ha rivelato al pubblico parecchi dettagli in più rispetto a questo RPG, per giocatore singolo o in modalità cooperativa offline, e dalla narrazione non lineare, in uscita il 13 ottobre. Abbiamo esplorato per voi in anteprima questo titolo, in versione PlayStation 5, regalandoci un’esperienza che ci ha lasciato qualche dubbio e altrettante perplessità. Restate con noi nel corso della nostra recensione per scoprire chi sono gli Oricru e che ne sarà del salvatore del pianeta Wardenia.

The Last Oricru

The Last Oricru: il Prescelto che salverà il mondo…

La storia dell’ultimo Oricru si apre mentre siamo rinchiusi in una sorta di capsula, o sarcofago moderno, mentre osserviamo una sorta di non-morto che si appropinqua verso di noi e…ci uccide. Siamo solo all’inizio della storia, ma subiamo già un attacco mortale. Un fatto che però non cambierà la nostra sorte, come scopriremo presto. Dopo aver ricevuto alcuni ordini da una IA dall’identità sconosciuta, che dice di essere la nostra nave spaziale e che dobbiamo raggiungerla, oltre a un breve, minimo tutorial di combattimento, ci risvegliamo in un palazzo antico, simile a quelli costruiti dalle grandi civiltà del passato, nel mondo di Wardenia. Qui facciamo la conoscenza del patriarca Maltis, un anziano dalle fattezze che ci ricordano in qualche modo una versione senile di Kratos, il protagonista della saga God Of War (qui la nostra più recente recensione). Questi ci dà qualche spiegazione in merito a quanto ci sta succedendo, anche se parecchi dettagli rimangono ancora nell’ombra: il nome che ci è stato dato in questa dimensione è Silver, l’ultimo rimasto disponibile, e indossiamo una cintura che ci dona l’immortalità, o meglio, che ci consente di resuscitare dopo essere stati uccisi. Ci informa inoltre di essere uno dei Custodi dei Naboru, le divinità di Wardenia, e che siamo gli unici in grado di poter salvare il pianeta, oltre che doverci sdebitare del fatto che loro abbiano salvato noi e la razza umana, grazie ai sistemi crio che hanno alimentato le capsule per il sonno dei Prescelti. Non siamo nemmeno gli unici capitati in questa dimensione e che non riescono a trovare una spiegazione adeguata a quanto ci sta accadendo: facciamo la conoscenza di un ragazzo e una ragazza, Petra e Brian, che poco sanno di quanto li attende. Sarà Fratello Tobias a introdurci al nostro addestramento, e di conseguenza al gioco, il cui sviluppo sarà tendenzialmente non troppo lineare; ma andiamo con ordine e vediamo nel dettaglio cosa ci attende.

… ma lo farà con qualche impiccio

Entriamo subito nel vivo del gioco, dove siamo chiamati ad allenarci e addestrarci per far fronte a un possibile attacco dei ratti, i nemici del popolo che ci ha ospitato  i combattimenti in cui ci imbatteremo, e le azioni che compiremo, a seconda del risultato, saranno riportati nella scheda Registro in menu Inventario, che potranno compiacere o meno le fazioni di Wardenia (come i ratkin e i Naboru in primis), modificando di conseguenza il grado delle relazioni con loro. Le azioni che hanno avuto ripercussioni con le stesse vengono riportate con diversi simboli nella stessa area del menu, oltre a poter visualizzare anche l’elenco delle missioni in corso, portate a termine con successo o fallite, tenendo un report puntuale del nostro andamento. Troppo difficile puntare tutto sugli scontri? Anche in questo caso, abbiamo a disposizione due distinte modalità di gioco: Difficoltà Storia, per un’esperienza semplificata, e Difficoltà Oscura, che offre combattimenti senza esclusione di colpi. Tornando all’inventario, questo è inoltre utile per metterci a disposizione uno spazio dove equipaggiare e rimuovere gli oggetti con cui stiamo armando il nostro eroe, tra cui armi in grado di scagliare attacchi secondari e incantesimi, oltre a poterne controllare statistiche e ottenere altre informazioni più dettagliate a riguardo. Opzioni customizzabili non solo per equipaggiare Silver, ma anche durante alcuni dialoghi: come anticipato, si tratta di un’avventura non lineare, dove siamo chiamati a scegliere talvolta tra due diverse linee dialogiche, anche se abbiamo osservato come a volte, nonostante ci siamo opposti al volere della IA, siamo stati comunque obbligati a procedere secondo un percorso prestabilito, senza variarlo in base alle nostre scelte. Una contraddizione, se le premesse dettate dal gioco stesso sono la variazione del gameplay e della vicenda a seconda delle nostre decisioni.

Una storia irregolare e dallo svolgimento lento

Vari aspetti contraddittori e difficili da seguire sono anche nella concatenazione degli eventi e nel ritmo, abbastanza lento, del gameplay. L’introduzione non presenta una concatenazione di eventi regolare, né ben orchestrata: prima qualche sprazzo di trama, poi un tutorial breve e posto in maniera quasi casuale, infine un ritorno alla storia, che però pecca di scarsa profondità narrativa, oltre che essere stata scritta in maniera poco curata e piuttosto fittizia, quasi teatrale e legnosa. Inoltre, spesso le linee dialogiche che si scambiano tra loro i personaggi sono spesso connotate da ironia, o perfino toni duri e aspri, creando talvolta situazioni tese e conflittuali senza che ce ne fosse la necessità. Sempre a proposito di dialoghi, questi si dividono in due macro-categorie: la prima riguarda i Dialoghi Missione, quelli che ci consentono di far progredire il gioco e che non ci consentiranno però di esplorare eventuali altre alternative, ossia i Dialoghi aggiuntivi, che ci permettono di parlare in maniera più ampia e approfondita con il personaggio in questione, ottenendo non solo informazioni a livello di storia, personaggi e struttura del mondo, ma anche eventuali nuove missioni opzionali. A livello di interfaccia invece, alcuni termini nell’adattamento localizzato in italiano sono stati tradotti erroneamente (in primis “scendi” invece di “esci”). Sempre guardando alle performance tecniche di gioco, The Last Oricru evidenzia qualche problema a livello di motore di gioco, dove la fluidità nel corso del gameplay non fa sempre da padrona, anche ad esempio nei momenti di salvataggio automatico e conseguente caricamento. Allo stesso modo, il motore grafico ci offre a volte dei fastidiosi glitch e bug nelle strutture del mondo di gioco. Una breve disamina proprio a proposito della resa estetica di The Last Oricru: le performance non ci sono sembrate di elevato livello nella cura complessiva dei personaggi, migliore invece all’occhio i panorami e le ambientazioni in primo e secondo piano. Anche il movimento di Silver ci è sembrato abbastanza legnoso, lento e poco scattante (anche quando dovrebbe velocizzare appunto la corsa),

Piattaforme: PC, PlayStation 5, Xbox Series X /S

Sviluppatore: GoldKings

Publisher: Prime Matter

The Last Oricru sembra essere a tratti un esperimento di simulazione di titoli AAA facenti parte della plethora dei generi di appartenenza, senza portare sullo schermo una storia originale e stuzzicante, né per trama, né per contenuti del gameplay. A rendere ancora più difficile l’apprezzamento generale di questa nuova IP si intromettono difficili bug e complicazioni tecniche che inficiano in parte l’esperienza videoludica complessiva, oltre ad accentuare in maniera ulteriore la sensazione di trovarsi di fronte più a un esercizio, che a un vero e proprio titolo in versione definitiva. Probabilmente il team di sviluppo GoldKnights ha cercato di puntare un po’ di più sull’ironia e sulle frecciatine che emergono dai dialoghi, ma senza riscuotere l’effettivo successo che forse si aspettavano, oltre a ridicolizzare dei personaggi altrimenti piatti e che, per certi aspetti, sembrano prendere in prestito diversi linguaggi di saghe RPG quali Assassin’s Creed o il sopracitato God of War. Ci saremmo aspettati qualcosa di meglio, sia a fronte della lunga gestazione che ha portato alla luce questa IP, sia in virtù degli sforzi profusi dal team e dai vari cambiamenti succedutisi nel tempo all’interno dello studio stesso, ma così non è stato. Fortunatamente, la razza umana si merita altri salvatori in extremis, fintanto che non siamo in pericolo di estinzione (o almeno, non in maniera così estrema e immediata).

VOTO: 6