In un mondo contemporaneo ma devastato da vent’anni di pandemia fungina per la quale gli infetti diventano una sorta di zombie senza più coscienza e controllo vige la legge marziale nelle città controllate dall’esercito e la legge del più forte nelle zone periferiche. Un mondo oramai senza speranza, in cui si vive alla giornata, forse sperando in un qualche miracolo. Un mondo in cui si aggira un uomo segnato (come quasi tutti) dalla vita, Joel, un ultracinquantenne le cui perdite familiari hanno lasciato un vuoto che sembra incolmabile. Joel vive di espedienti ed è uno scaltro contrabbandiere: un giorno, però, è costretto a trasportare un “carico” del tutto eccezionale… una sfrontata ragazzina di nome Ellie, che per qualche motivo è di fondamentale importanza per un’organizzazione paramilitare di resistenza terroristica al governo. Il viaggio che compiranno insieme attraverso gli Stati Uniti cambierà le loro vite… un’altra volta. Gente, The Last Of Us Parte I è finalmente arrivato anche su PC.
The Last Of Us Parte I su PC è un’esperienza difficile da valutare
Scrivere questa recensione è stato più travagliato del previsto. In teoria doveva essere solo una rece tecnica di un titolo già visto e affrontato altre tre volte, in un modo o nell’altro, c’era solo da valutare la bontà tecnica della conversione e dell’ottimizzazione, eventuali extra e archiviare la pratica. Si è trattato, invece, di un percorso a ostacoli denso di insidie e trappole, disseminate proprio come nei titoli Naughty Dog, ma molto meno divertenti da affrontare: sì perché la versione PC di The Last of Us Parte I ha messo a dura prova la nostra pazienza e anche le nostre capacità professionali. Perché? Scopriamolo insieme.
Il gioco è un Classico, ma la conversione è “in divenire”
Innanzitutto, il gioco ci è pervenuto in contemporanea all’uscita su Steam, con tutto ciò che ne consegue: e se seguite il flusso di notizie dal mondo videoludico, saprete che i primi giorni sono stati un vero e proprio inferno di commenti caustici sull’operazione di conversione, soprattutto dal punto di vista tecnico, con un numero imbarazzante di segnalazioni (anche autorevoli) di crash continui, elaborazioni iniziali degli shader infinite, CPU e RAM al collo di bottiglia e reportage fotografici degni di un ipotetico Photo Mode di una versione PS2 del gioco. Quanto c’era di vero e quanto, invece, era sensazionalismo da hater o da acchiappaclick? Difficile fare una stima: sicuramente il problema di una pessima ottimizzazione di base c’era (e c’è ancora) ma si è anche montato un caso probabilmente sproporzionato.
Fatto sta che non ce la siamo sentiti di proporvi una recensione realizzata in fretta e furia, sull’onda di un lancio “frettoloso” e problematico: abbiamo preferito far calmare le acque e vedere se e come si sarebbe stabilizzato il tutto, magari con delle patch apposite (che sono uscite e continueranno a uscire, rassicurano da ND), mentre sperimentavano in prima persona le configurazioni più performanti per l’hardware a nostra disposizione.
C’è da dire che siamo stati, a quanto pare, tra i più fortunati sia tra i giocatori che tra gli addetti al settore, dato che la famigerata compilazione iniziale degli shader è durata “solo” circa un quarto d’ora, e il gioco non è mai crashato durante i nostri playtest (effettuati su un pc dotato di fascia medio alta dall’ottima dotazione di RAM ma con a disposizione unicamente una 3060 con 12 GB di memoria) a differenza delle decine e decine di disastrosi report pubblicati altrove.
Certo, qualche texture strana o bug particolare era inevitabile, considerando che si tratta di una versione PC, e quindi “ottimizzazione” è solo un parolone che (come in tutti i porting PC) si scontra con la realtà dei fatti, ovvero mille componenti hardware possibili diverse che reagiscono in modo diverso nelle loro infinite combinazioni, in concerto poi con le altre cose che un PC gestisce insieme al gaming. È pacifico che, per quanto nominalmente più potente e flessibile, un PC può arrancare su alcuni aspetti rispetto a una macchina come la PS5, tecnicamente inferiore ma tarata appositamente per spremere gli elementi grafici al massimo senza preoccuparsi di fattori contingenti. Non che questa scusa, però, possa attenuare le colpe di sviluppatori e publisher per non essere riusciti a rendere il tutto più fruibile per il proprio pubblico, soprattutto per quello che non ha dei computer dal valore di migliaia di euro in casa.
Piattaforme: PC
Sviluppatore: Iron Galaxy Studios per Naughty Dog
Publisher: PlayStation PC LLC
Partiamo dal presupposto che tutto quanto scritto e minuziosamente spiegato nella nostra recensione della versione PS5 (uscita sul mercato lo scorso anno) resta valido, sotto ogni punto di vista: vi invitiamo dunque a (ri)leggerla per trarre le somme sul gioco in sé, che era e resta un must del genere. Qui, piuttosto, siamo chiamati a valutare il senso e il risultato di questo atteso (quanto chiacchierato) porting. Il risultato è, sulla carta, la migliore versione possibile del gioco, dato che ha tutto quel che ha su console e anche qualcosina in più, fosse anche “solo” la possibilità di regolare le impostazioni grafiche in maniera super personalizzata e certosina. Tra le promesse, le intenzioni e i risultati, però, a volte c’è una distanza lunga quanto il viaggio dei nostri protagonisti, e altrettanto impervia.
Al di là delle brutture forzate spammate ad arte per creare engagement, il titolo ha sofferto al lancio e continua a soffrire su configurazioni di fascia bassa, per via di un’ottimizzazione che, evidentemente, aveva bisogno di molto più tempo per essere tarata ad arte. Tempo che non c’era, se si voleva “battere il ferro” del traino della serie TV ancora caldo. Fatto sta che giocarci su un PC di fascia bassa è più o meno come giocarci su PS4, con le dovute proporzioni: un peccato e uno spreco, viste le premesse. Se invece si ha a disposizione un hardware che sa il fatto suo o, comunque, generalmente fa girare bene i titoli moderni, giocando un po’ con le impostazioni i risultati arrivano e sono ben più che soddisfacenti. Certo, per giocarci “come su PS5” c’è bisogno di un PC che costa quattro console ed è un risultato tutt’altro che “plug & play”: se poi volete spingere tutto al massimo, buon per voi se potete permettervelo, ma è decisamente qualcosa di elitario. Senza contare che, al di là della somma delle componenti, alcuni elementi risultano più fondamentali di altri: in primis, l’uso di RAM e VRAM, che in questo caso fanno da mattatori e pongono un gap davvero sfidante per l’utente medio. Cosa, basilarmente, sbagliata, venendo al senso dell’operazione. Senso che è palese e, tutto sommato, riteniamo questa conversione ancora più importante su PC che su PS5, dato che potenzialmente amplia notevolmente il bacino di utenza: ma non si può ampliare un’utenza dicendole “eccovi finalmente quel che stavate aspettando” ma di fatto il gioco vale la candela solo per chi ha una macchina davvero performante a disposizione. Tutti gli altri aspettino di fare un upgrade di componenti… o acquistino una PS5 e dicano addio alle situazioni limite come queste.