Like a Dragon Gaiden

Like a Dragon Gaiden The Man Who Erased His Name Recensione: la leggenda del drago redento

I mesi che hanno preceduto il 2023 sono stati incredibilmente impegnativi per il Ryu Ga Gotoku Studio di Sega: dopo il sentito commiato del fondatore Toshihiro Nagoshi e del produttore Daisuke Sato, il buon Masayoshi Yokoyama ha preso le redini del team e, dopo un necessario periodo di riassestamento interno, abbiamo finalmente cominciato a scorgere i frutti della loro costante dedizione al franchise. All’inizio di quest’anno, lo studio ha pubblicato un remake del suo spin-off del 2014 Like a Dragon Ishin!, esportandolo al di fuori dei confini nipponici per la gioia di tutti gli estimatori occidentali: ambientato a metà del 1800 a Kyo (ovvero Kyoto, la capitale del Giappone fino al Rinnovamento Meiji del 1868), Ishin racconta la storia del leggendario samurai giapponese Sakamoto Ryoma e del gruppo di temuti spadaccini della Shinsengumi, un famigerato corpo di polizia istituito dallo shogunato. Tornando alla linea temporale moderna, RGG Studio ha anche annunciato il prossimo 26 gennaio quale data di uscita di Like a Dragon Infinite Wealth, il sequel di Yakuza: Like a Dragon del 2020 che segnò tanto il passaggio di testimone dal carismatico Kiryu Kazuma allo scanzonato Ichiban Kasuga quanto un cambio deciso di rotta per il gameplay, tramutatosi da un action RPG open world a una struttura a turni da JRPG più tradizionale, nonché la pubblicazione del qui presente Like a Dragon Gaiden, che si focalizza sulle vicissitudini di Kiryu dopo la conclusione di Yakuza 6 e procede in parallelo con la missione di Ichiban e della sua improbabile combriccola di alleati. In una recente intervista, Yokoyama ha dichiarato che Gaiden era stato originariamente concepito come DLC per Infinite Wealth, e sviluppato in un lasso di tempo incredibilmente breve di sei mesi: considerato che potremo metterci le mani sopra molto prima del gioco al quale avrebbe dovuto fare da appendice, è stato interessante cercare di carpire tutti i possibili collegamenti tra i due titoli e Yakuza: Like a Dragon. E poi, il ritorno alle meccaniche “picchiaduresche” è stata una gran bella idea vista la portata tutto sommato ridotta dell’avventura, tanto per offrire anche a chi si è avvicinato alla saga con la trasformazione ruolistica del settimo capitolo un corposo assaggio delle potenzialità sfoggiate dal protagonista originale, tornato più in forma che mai dalla sua presunta morte.

Like a Dragon Gaiden

Like a Dragon Gaiden: non è il tuo vero nome, giusto?

Come anticipato, il gioco si colloca tra gli eventi di Yakuza 6 e Like a Dragon Infinite Wealth, ponendoci ancora una volta nei panni di Kazuma Kiryu, che ha finto la sua morte alla fine del sesto episodio per proteggere la sua famiglia e ora vive in clandestinità. La sua vita tranquilla da discepolo del monastero Daidoji viene però messa in crisi quando una successione di eventi esterni lo spingono a tornare nel sottobosco criminale da cui ha cercato disperatamente di fuggire. Ora, dopo aver assunto lo pseudonimo di “Joryu”, stante ad indicare il suo percorso di riscatto (i kanji con cui è scritto, infatti, possono essere tradotti come “drago purificato”), si ritrova di nuovo nella mischia, incalzato da un sanguinoso conflitto tra due potenti fazioni rivali.

L’avventura si sposta tra diverse location ma, per quanto consenta di esplorare alcune ambientazioni storiche come Sotenbori, versione fittizia del distretto turistico di Dotonbori a Osaka, e Isezaki Ijincho, a sua volta reinterpretazione della zona portuale di Isezakicho a Yokohama, il vero fulcro del gioco è il cosiddetto Castello, un opulento parco giochi galleggiante che include anche un casinò e un colosseo sotterraneo. Dato che Gaiden non ci farà tornare nel quartiere di Kamurocho in cui si svolgevano i predecessori, il Castello funge ora da area centrale che raccoglie la maggior parte delle missioni, principali e secondarie, dei segreti e dei minigiochi tipici della serie, come pure una boutique dove possiamo personalizzare a volontà nostro avatar: The Man Who Erased His Name è infatti il primo Like a Dragon in assoluto che ci consente di modificare visivamente gli abiti indossati da Kiryu senza dover portare a compimento la storia.

Like a Dragon Gaiden

Non appena provochiamo il primo scontro, possiamo da subito collaudare i due stili di combattimento disponibili: il primo, quello più canonico, è denominato Yakuza e incorpora buona parte delle mosse emblematiche della postura Dragon, mentre il secondo è l’inedito Agente che fornisce una serie di tecniche offensive singolari e interessanti. Poiché si concentra su accuratezza e rapidità di esecuzione, a prima vista Agente sembra un incrocio tra gli stili Rush di Yakuza e Gru di Judgment, ma l’innovazione fondamentale arriva dalle nuove e scintillanti attrezzature da agente speciale di cui Kiryu può disporre, e che pertanto ci consentono di richiamare droni perturbatori, scagliare esplosivi e sfruttare dei cavi speciali per attirare e scaraventare via i nemici o raccogliere oggetti dalla distanza, anche durante le fasi esplorative. Anche se in passato le battaglie di Yakuza hanno spesso deviato dal puro corpo a corpo, queste nuove capacità ci mettono finalmente sullo stesso piano di alcuni dei boss più famosi del franchise, ma aspettatevi di trovare un maggior numero di antagonisti in grado di capitalizzare a loro volta l’impiego di gadget letali.

Ma la cosa ancor più importante è l’estrema soddisfazione derivante da ciascuna rissa, anche le più occasionali scatenate dalla semplice volontà di racimolare soldi o esperienza, necessarie per sbloccare i consueti manuali di tecniche avanzate con i quali amplificheremo l’efficacia degli stili: gli incessanti scambi di colpi sono fluidi, reattivi e veloci in una maniera che, in tutta onestà, mi è mancata in Like a Dragon Ishin! dove, vuoi per l’inesperienza con l’Unreal Engine utilizzato al posto del consolidato Dragon Engine e vuoi per la volontà di ricreare il medesimo feeling dell’originale, ho risentito di una certa legnosità nei movimenti del baldanzoso Ryoma. Ritrovare la possibilità di concatenare pugni, calci e mosse speciali con encomiabile disinvoltura, mentre scaravento una pletora di oggetti contundenti sulla testa di dozzine di scagnozzi o li faccio volare via con l’ausilio del mio filo tecnologico o di qualche sigaretta-bomba ben piazzata, mi ha reso più entusiasta di quanto molti altri episodi siano riusciti a fare e, confronto alle dinamiche un po’ più rigide dello spin-off feudale, ho avuto quasi la sensazione di ritrovare una boccata d’aria fresca.

Like a Dragon Gaiden

Vi farò rimpiangere il giorno in cui siete nati

Inoltre, il già citato Colosseo presente nel Castello ci permette di reinterpretare un nutrito assortimento di personaggi tratti dagli episodi precedenti, prendendo parte a tornei e competizioni in gruppo o in solitaria con la possibilità di utilizzare combattenti diversi dal buon Kiryu, e sperimentare ulteriori tecniche da mischia che moltiplicano con facilità le ore di gioco qualora volessimo cimentarci con l’intero roster e tutte le modalità di lotta a disposizione. Naturalmente, menare le mani non è l’unica attività possibile a bordo della piccola città sulle onde, ed in breve ritroveremo tutti i minigiochi che hanno reso celebre la saga negli anni, a partire dai rinnovati Hostess Club che mancavano dai tempi di Kiwami 2 del 2017. Le cinque accompagnatrici presenti, interpretate da Ayu, Ai Kaname, Kson, Ai Sayama e Kokoro Nakayama, tutti nomi noti a chi segue la scena di idol e modelle giapponesi, non sono più modelli poligonali riprodotti sulle fattezze delle rispettive attrici, ma sono state implementate con veri e propri video FMV alla stregua del Gravure Photo Shoot di Kiwami 2 e della Live Chat di Yakuza 6, un accorgimento che ha consentito agli sviluppatori di realizzare sequenze decisamente più osé della media, con abbondanti primi piani delle fanciulle in costume o abiti succinti che si soffermano sulla loro vistosa floridezza.

Passando oltre, le attrazioni supplementari come karaoke, freccette, biliardo, golf, shoji e mahjong sono perlopiù identiche al passato, con qualche accorgimento riservato alla leggibilità delle corrispondenti interfacce che rendono più semplice tenere traccia sia delle nostre performance che dei risultati raggiunti. In particolare, quella del Pocket Circuit è stata completamente rinnovata, e adesso sfoggia linee più morbide e sfumate ed un nuovo tachimetro che enfatizza la sensazione di velocità dei nostri bolidi tascabili, un espediente utile per moderare l’andatura in prossimità dei passaggi meno agevoli. Inoltre, per tutti i giocatori più attempati come il sottoscritto, la parte del leone la fanno sicuramente i “giochi nei giochi” che è possibile provare tanto nei vari Club SEGA quanto grazie al nostro SEGA Master System per il quale potremo acquistare un discreto numero di cartucce tra cui Quartet, Flicky, Alex Kidd in Miracle World e Galaxy Force. Ecco a cosa vi serviranno i fazzoletti che troverete sparsi un po’ ovunque!

Like a Dragon Gaiden

Insomma, a conti fatti l’esperienza regalata da Like a Dragon Gaiden The Man Who Erased His Name è fedele alle sue radici ed offre ai giocatori una summa di tutti i suoi migliori sistemi, oltre a catturarli con una trama sempre in bilico tra il serio e il faceto che non perde nulla se messa a confronto con l’eredità di Nagoshi. L’unica critica che mi sento di muovergli, ma più in senso generale che puramente tecnico, è di non aver provato ad azzardare nemmeno un po’, magari introducendo qualche attività secondaria esclusiva o un minigioco mai visto prima, dunque tutto ciò che ci ritroviamo davanti è una versione estremamente rifinita di un classico Yakuza che però non porta niente di inconsueto sul tavolo. Intendiamoci, potersi fregiare della reputazione di essere “il solito Yakuza” sarebbe un complimento straordinario per buona parte dei suoi analoghi, che spesso tentano di scimmiottarne la medesima struttura senza però riuscire a scorgere il traguardo nemmeno da lontano, tuttavia la storia parallela di Kiryu avrebbe potuto essere un ottimo modo per saggiare le acque e tentare qualcosa di insolito, anche nello spirito di riproporlo in forme diverse nelle iterazioni future.

Like a Dragon Gaiden resta un compito svolto egregiamente, una celebrazione in grande stile del passato del franchise in preparazione del suo futuro più prossimo e un prodotto che farà sicuramente la gioia di quanti non vedevano l’ora di menare ancora le mani con uno dei personaggi più carismatici che l’industria videoludica ricordi, ma al contempo lascia un retrogusto amaro in bocca perché avrebbe potuto essere qualcosa di più. Ad ogni modo possiamo accontentarci, visto che comunque di pane da mettere sotto i denti ne rimane davvero parecchio.

Piattaforme: PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S

Sviluppatore: Ryu Ga Gotoku Studio

Publisher: SEGA

Anche se il marchio ha intenzione di scrollarsi di dosso il passato, al punto da abbandonare completamente il vecchio titolo (uniformandolo in tutto il globo) proprio come il suo protagonista storico, Like a Dragon Gaiden The Man Who Erased His Name è la dimostrazione concreta che i ragazzi di Ryu Ga Gotoku Studio sono più convinti e determinati che mai riguardo la direzione da intraprendere con la serie. Di contro, troverete poco o nulla di nuovo, poiché il team ha preferito andare sul sicuro proponendo una sorta di “greatest hits” degli stilemi classici senza aggiungere granché, a parte il nuovo (e notevole) stile di combattimento. Consigliatissimo per fanatici e nostalgici, chi invece si era stancato dell’impostazione dei classici Yakuza farebbe meglio ad aspettare l’arrivo di Infinite Wealth.

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.