Rise of the Ronin

Rise of the Ronin Provato: tra storia e leggenda

Rise of the Ronin si è fatto strada come una delle proposte ludiche più intriganti e desiderabili di questi primi mesi dell’anno. In un contesto competitivo, dove si confronta con giganti del settore come il più recente capitolo della trilogia remake di Final Fantasy VII e Dragon’s Dogma 2, con il quale divide persino il giorno di debutto, questa esclusiva PS5 del Team Ninja è incaricata di rappresentare un’evoluzione per la società voluta fortissimamente da Itagaki, un avanzamento che è stato finora sempre procrastinato.

La sua effettiva riuscita è ancora incerta. Tuttavia, fin dall’inizio è palese la fiducia riposta dal Team Ninja in Rise of the Ronin, e Sony sembra condividere il medesimo entusiasmo. Dopo aver esplorato per alcuni giorni l’action RPG con elementi soulslike realizzato dagli ideatori di Nioh, il suo sequel e Wo Long Fallen Dynasty, siamo giunti alla conclusione che gli sviluppatori potrebbero aver riscontrato alcune sfide nel variare la propria formula abituale, nonostante nel gioco si notino lampi di inventiva e meccaniche di gioco temerarie che, però, devono ancora confermare la loro efficacia. Rise of the Ronin si distingue comunque per la sua attenzione al racconto e all’ambientazione tematica, segnando indubbiamente un progresso. I creatori hanno compiuto un lavoro notevole nel trasmettere il contesto storico e sociale dell’epoca, generando un mondo in cui il giocatore si percepisce come parte attiva degli eventi che lo circondano. Mentre attendiamo di poter condividere maggiori dettagli, vogliamo offrirvi un assaggio di ciò che vi attende dal 22 marzo, quando le sorti di una nazione potrebbero dipendere dalle vostre azioni, nel bene o nel male.

Rise of the Ronin

Rise of the Ronin: ogni decisione ha le proprie conseguenze

Come menzionato nella nostra anteprima, Rise of the Ronin si svolge in un’era fondamentale e particolarmente sensibile per il Giappone, un’epoca di significativa trasformazione sociale e culturale, ma anche tra le più tetre e inquietanti per le insurrezioni civili e il sangue versato nelle vie. La Yokohama del 1849 fa da cornice a una nazione sull’orlo di trasformazioni impreviste, segnata da una divisione interna che diventa sempre più asfissiante e straziante. Rise of the Ronin si insinua in questo contesto delicato, ponendo le premesse per permettere al giocatore di modellare quella rivoluzione destinata a sommergere sia il paese che il panorama di gioco. Quello che trapela, almeno nel corso delle prime ore di gioco, è una storia avvincente che trae forza dalle circostanze storiche di riferimento, ma il successo maggiore dello sviluppo è di far sperimentare al giocatore gli eventi circostanti, immergendolo in un intricato contesto sociopolitico da navigare e decifrare.

Per veicolare tali dinamiche, il gioco si affida a strutture di gioco tradizionali ma robuste e ben collaudate. Rise of the Ronin presenta un sistema abituale di missioni principali e secondarie che intensificano il legame con la narrazione e facilitano la comprensione dell’influenza del controllo politico sulla popolazione. Anche se è prematuro emettere un giudizio definitivo, il lavoro svolto finora sembra molto promettente, senza trascurare alcune idee innovative che preferiamo non rivelare e che potrebbero avere un impatto significativo sull’esperienza di gioco nel suo insieme.

Rise of the Ronin

Un confronto senza fine

Al centro dell’esperienza ludica, e non a caso, si colloca il gameplay, in particolare il sistema di combattimento. Con Wo Long, Team Ninja aveva già cercato di allontanarsi, seppur con cautela, dalla propria area di sicurezza stabilita da Nioh e Nioh 2, ottenendo risultati lodevoli. Questa filosofia ha alimentato la nostra curiosità verso Rise of the Ronin, che sembra trarre ispirazione da una gamma più ampia di influenze esterne per forgiare il suo nucleo giocabile. Tuttavia, prima di procedere con un’analisi dettagliata, desideriamo evidenziare un elemento che ci ha parzialmente convinto: la progressione del gioco. In Rise of the Ronin, il sistema di avanzamento del personaggio non segue un percorso lineare e tradizionale, ma si avvale di concetti diversificati che, sebbene promettenti, possono risultare un po’ macchinosi e poco intuitivi. Nonostante la presenza di punti esperienza da allocare per migliorare il personaggio, il processo di acquisizione e distribuzione di questi punti ci è parso eccessivamente articolato e dispersivo.

Per quanto riguarda il combat system vero e proprio, abbiamo avuto impressioni positive. Rise of the Ronin abbandona quasi del tutto l’etichetta di soulslike, già attenuata con Wo Long, anche se le somiglianze con alcuni giochi del genere rimangono notevoli. Se proprio dovessimo metterlo a paragone, Rise of the Ronin potrebbe essere descritto come un ibrido tra Wo Long, Ghost of Tsushima e Sekiro, condividendo con quest’ultimo l’obiettivo di indebolire le difese nemiche piuttosto che colpire direttamente. Il sistema di combattimento creato da Team Ninja enfatizza gli scontri diretti, dove la maestria nella scherma, l’agilità nell’evitare e soprattutto nella parata e deviazione degli attacchi sono essenziali per prevalere. Rimanendo fedele alla propria identità, Team Ninja ha integrato in Rise of the Ronin la consueta libertà di approccio caratteristica dei suoi titoli, sia nella scelta delle armi sia nell’uso di vari strumenti per prepararsi al meglio per gli scontri. Dopo le prime sessioni di gioco, abbiamo notato una grande varietà di tattiche applicabili negli scontri, con la possibilità di utilizzare l’ambiente circostante a proprio vantaggio. Le armi, tuttavia, ci sono parse leggermente troppo simili in termini di set di mosse e abbiamo riscontrato una certa rigidità in alcuni movimenti e con alcuni tipi di armi, ma preferiamo riservare un giudizio definitivo, che potrebbe essere approfondito in una futura recensione.

Rise of the Ronin

Il nocciolo dell’esperienza

Desideriamo anche discutere il grado di sfida: Rise of the Ronin ha sorpreso molti con l’introduzione di livelli di difficoltà modificabili, suscitando preoccupazioni riguardo una possibile eccessiva facilità. Tuttavia, il gioco si è rivelato equilibrato, con una difficoltà che tende ad essere elevata, offrendo al giocatore strategie più “lineari” per superare gli avversari. Abbiamo osservato che alcuni nemici sono stati concepiti per essere particolarmente ostici, ma approfondiremo questo aspetto nella recensione finale. Un elemento che ci ha impressionato favorevolmente è l’accessibilità. Sony ha continuato la sua campagna per l’accessibilità con Rise of the Ronin, posizionandolo tra i giochi più accomodanti in questo ambito.

Fin dall’inizio, il gioco offre al giocatore una vasta gamma di opzioni per personalizzare l’esperienza, dalla configurazione dei comandi alla mappatura, fino ai suoni e alle varie tipologie di feedback tattile del DualSense, che sembra essere stato utilizzato efficacemente per trasmettere sensazioni sensoriali. Questo alto livello di personalizzazione è evidente anche nella gestione della grafica e delle prestazioni. Senza entrare nei dettagli, che saranno oggetto di una futura recensione approfondita, Rise of the Ronin propone vari approcci in termini di esperienza visiva e prestazionale, che abbiamo esaminato nelle prime ore di gioco e che sembrano tutti validi, anche se, in questa fase iniziale, il gioco sembra tecnicamente un po’ arretrato, ma ne discuteremo con maggiore attenzione nelle prossime settimane.

Piattaforme: Playstation 5
Sviluppatore: Team Ninja
Publisher: Sony Interactive Entertainment
Data d’uscita: 22 marzo 2024

Le prime ore trascorse con “Rise of the Ronin” hanno suscitato impressioni ambivalenti. L’esperienza di gioco, fino a ora, è apparsa a tratti incerta e disordinata, specialmente per quanto riguarda il sistema di combattimento e la progressione del personaggio, due aspetti che stiamo cercando di comprendere meglio. Attingendo sia da Nioh che da Wo Long Fallen Dynasty, Team Ninja ha elaborato un sistema di progressione in parte enigmatico, che mira ad essere intuitivo e familiare, ma che per ora ci ha lasciato alcune incertezze. È ancora presto per formulare giudizi definitivi, ma al momento restiamo leggermente perplessi, fortunatamente abbiamo ancora molte ore di gioco per valutare meglio la situazione.

Ho imparato a conoscere l'arte del videogioco quando avevo appena sette anni, grazie all'introduzione nella mia vita di un cimelio mai dimenticato: il SEGA Master System. Venticinque anni dopo, con qualche conoscenza e titoli di studio in più, ma pochi centimetri di differenza, eccomi qui, pronto a padroneggiare nel migliore dei modi l'arte dell'informazione videoludica. Chiaramente, il tutto tra un pizza e l'altra.