Dopo una genesi durata quasi sei anni, Stellar Blade arriva su PlayStation 5 ad impreziosirne il catalogo titoli: si tratta di un’opera che si inserisce perfettamente nella library della console ma, al contempo, è un unicum perché pur appartenendo a un genere molto amato nell’ecosistema Sony viene da uno studio alla sua prima opera AAA, SHIFT UP, di stanza in Corea del Sud, un mercato in cui solitamente proliferano prevalentemente i titoli mobile, i live service, i MOBA… riuscirà un titolo single player di stampo action e narrativo a scardinare le consuetudini? Stando alla grande fiducia riposta da Sony nel progetto (e alla enorme quantità di pre-order effettuati) potrebbe, eccome.
Stellar Blade: Un mondo devastato, tante domande difficili… risposte ancor più amare.
Nel futuro prossimo raccontato in Stellar Blade, l’umanità si ritira su una colonia spaziale dopo una devastante guerra contro i brutali Naytiba, alieni che hanno ridotto la Terra a un deserto di rovine e oasi, pattugliate da droni e robot intrappolati in un ciclo senza fine e senza senso. Dopo settant’anni di preparazione nello spazio, il Settimo Squadrone Aerospaziale decide di contrattaccare, inviando le migliori guerriere per riconquistare il pianeta. Gli umani, grazie alla bioingegneria avanzata, sono diventati cyborg o addirittura androidi, con capacità di sopravvivenza aumentate ma ancora vulnerabili agli attacchi dei Naytiba. EVE sopravvive all’attacco del Settimo Squadrone ma si ritrova sola in un mondo ostile, dove anche gli ultimi umani rimasti la guardano con sospetto o invidia per il suo status privilegiato di coloniale. Mentre cerca di affrontare i problemi legati all’infestazione dei Naytiba, incontra Lily, un’ingegnere militare, e Adam, un abile predone del deserto che funge da tramite tra Eve e la comunità di Xion. Insieme, iniziano una disperata missione per salvare ciò che resta dell’umanità, affrontando grandi e piccoli ostacoli lungo il cammino.
Una missione disperata, in nome dell’umanità. Ma cosa vuol dire essere “umani”?
Kim Hyung Tae, director del gioco e CEO della compagnia che l’ha creato, ha palesemente infuso nel titolo tutto ciò che lo ha appassionato nella sua formazione, prima da fan e poi da professionista del settore: chiaramente Stellar Blade deve moltissimo a Yoko Taro e a Nier:Automata, ma le influenze vanno al di là di quelle apparenti e coinvolgono un po’ tutto l’immaginario fantascientifico nipponico, dalle opere di Masamune Shirow ad arrivare a Neon Genesis Evangelion e miriadi di altri riferimenti più o meno sottesi, in un gioco continuo con l’utente per esplorare il significato ultimo della parola “umanità” tramite anime e manga che ne hanno parlato molto, negli ultimi cinquant’anni.
Il gameplay, pur mantenendo una propria individualità, denota una struttura leggermente più grezza: ci troviamo di fronte a un Action JRPG di genere spettacolare e narrativo, arricchito da elementi che strizzano l’occhio ai soulslike quali nemici da sconfiggere dopo averne osservato i pattern, boss da analizzare e contrastare con una certa abilità, punti di controllo per ripristinare le energie, salvare il gioco, acquistare oggetti e far riapparire i mostri, tra le altre cose. Le influenze sono variegate e richiamano i capisaldi degli stylish action quali Devil May Cry e Bayonetta, con evidenti omaggi alla saga Prime di Metroid, ad Uncharted e a Tomb Raider, integrando anche un sistema di missioni dinamiche e rompicapi visivi ispirati al Spider-Man di Insomniac. La diversità dell’azione, che alterna esplorazione, risoluzione di enigmi e intense sequenze di combattimento, fasi action e salti fra piattaforme, mantiene costantemente elevato l’interesse, pur generando talvolta un po’ di confusione.
Per quanto possa sembrare paradossale, capita che le missioni complementari superino in qualità quelle principali, sia per varietà che per profondità narrativa e modalità di esecuzione: la libertà esplorativa è gratificante e gli incarichi secondari si integrano armoniosamente nel contesto. La progressione “imposta”, invece, presenta un flusso, un grado di difficoltà e scelte di design non sempre ottimali, risultando a volte frustranti. Ciò viene aggravato da una progettazione dei checkpoint non ideale, distanziati in maniera ridotta oppure eccessiva dai punti critici in cui si rischia la vita dell’androide, costringendoci a ripercorrere gli stessi passi per diversi minuti solo per affrontare un salto enigmatico. Inoltre, il gioco talvolta sottovaluta il giocatore, fornendo indicazioni superflue, ma non offre assistenza quando la soluzione, pur evidente, non è immediatamente comprensibile. Alcune parti dell’avventura sfidano la logica e sono giustificabili solo in un contesto ludico, mettendo in certi casi a dura prova la nostra sospensione dell’incredulità.
La gestione delle risorse si rivela poi una questione delicata: da principio possono sembrare abbondanti, sia quelle rinvenute durante l’esplorazione che quelle acquistabili. Tuttavia, gli utenti si troveranno presto di fronte a una meccanica peculiare: qualora andassimo incontro ad una fine prematura, conserveremo le risorse raccolte ma non quelle consumate, inclusi gli oggetti e l’energia impiegata per le mosse speciali, che necessiteranno dunque di essere riacquistate o rigenerate. È un aspetto particolarmente frustrante durante gli scontri con i boss, che richiedono numerosi tentativi per apprendere le strategie di attacco e difesa più efficaci. La difficoltà degli scontri aumenta con ogni tentativo, a meno che non si dedichi tempo considerevole al farming e al grinding per ottimizzare la configurazione del personaggio. Per coloro che non sono avvezzi ai giochi di tipo “Souls”, benché questo non sia annoverabile nella medesima categoria, tale sistema potrebbe risultare eccessivamente oneroso, in particolar modo se eravamo alla ricerca di un’esperienza action più accessibile e meno impegnativa.
Comunque, messe da parte queste complicazioni, la giocabilità del gioco SHIFT UP è tutt’altro che disastrosa. Il gameplay è ricco e diversificato, offrendo ai giocatori un’ampia gamma di mosse, stili, approcci, combinazioni da padroneggiare, e abilità speciali distribuite su vari alberi di competenze, attivabili tramite tre differenti barre energetiche. Ogni mossa ha il suo valore distintivo. I nemici presentano schemi d’attacco ingegnosi e talvolta inaspettati, sono tenaci e richiedono il massimo sforzo, ma non risultano opprimenti. I controlli sono reattivi, e gli elementi visualizzati sullo schermo sono numerosi ma mai caotici. Il sistema di combattimento è ben congegnato (a eccezione della selezione rapida delle munizioni per il drone, che può risultare leggermente macchinosa), e gli scontri sono coinvolgenti e gratificanti, arricchiti da animazioni di alto livello e da un’estetica accattivante.
Piattaforme: PlayStation 5
Sviluppatore: SHIFT UP
Publisher: Sony Interactive Entertainment
Stellar Blade è un titolo che merita sicuramente attenzione, ma potrebbe essere paragonato a un intricato orologio meccanico: l’esterno è incantevole, con dettagli che catturano lo sguardo, ma all’interno si possono percepire alcune irregolarità nel meccanismo che richiederebbero una maggiore rifinitura. Mentre alcuni aspetti del gioco sono di indubbia caratura, e si distinguono anche quando messi a confronto con prodotti di studi più affermati, altri sembrano essere stati sovraccarichi, senza una calibrazione oculata dell’esperienza complessiva.
La giocabilità alterna momenti di puro divertimento e picchi di eccitazione, ma presenta anche passaggi frustranti che potrebbero essere mitigati. Ad esempio, alcuni dettagli delle fasi esplorative potrebbero essere semplificati o resi meno prevedibili per migliorare l’esperienza complessiva, come il tedioso ritrovamento di codici su cadaveri per riattivare la corrente. Ad ogni modo, il gioco brilla per la sua estetica, con un comparto grafico curato meticolosamente, un doppiaggio eccellente (inclusa la versione italiana) e una colonna sonora che si posiziona tra le migliori del 2024. Inoltre, la trama è coinvolgente e presenta finali multipli. Tuttavia, i personaggi avrebbero beneficiato di un maggiore sviluppo per consentire ai giocatori di affezionarsi meglio a loro, oltre che soddisfare l’occhio per la loro avvenenza. In alcuni momenti, si notano limiti o aspetti meno raffinati che emergono malgrado vengano bilanciati dalle sfaccettature positive. Si percepisce anche che il titolo ha radici in opere precedenti e la fortuna di essere stato rilasciato in un contesto videoludico non troppo distante da quello del 2019, anno della sua concezione. Una volta messe da parte le pennellate più grossolane Stellar Blade, come opera prima, rappresenta un piccolo ma grande miracolo che delizierà gli appassionati di giochi d’azione e avventura. Siamo curiosi di vedere cosa saranno in grado di creare gli artisti e i designer di SHIFT UP nel loro prossimo progetto.
