Il 2024 è stato un vero e proprio annus mirabilis per Atlus, che ha pubblicato ben quattro titoli maggiori: due “remake” di altrettanti suoi classici e due nuove IP molto significative. Dopo i mastodontici Persona 3 e Shin Megami Tensei V: Vengeance nonché l’apprezzabile Unicorn Overlord è ora la volta della più singolare tra le proposte di quest’anno, quel Metaphor ReFantazio annunciato come “Project Re:Fantasy” nell’ormai lontano 2016 e tornato alla ribalta nell’ultimo anno tramite una lunga sequela di trailer e anticipazioni. Si tratta di una scommessa importante per la compagnia di Tokyo, dato il lunghissimo sviluppo e i nomi coinvolti nel progetto, che sono tra l’altro anche in gran parte quelli che hanno consacrato il successo di Persona 3, 4 e 5. In attesa di novità riguardo Persona 6 (che probabilmente arriveranno nel 2025) questo è il gioco che traghetterà lo studio verso il futuro, con prospettive incerte. È un titolo maggiore, molto atteso, tra un misto di hype e sospetto, il cui successo o insuccesso avrà un impatto significativo. È l’inizio di una nuova IP portante o siamo alla vigilia di un flop? A livello di vendite lo scopriremo tra qualche tempo: a livello ludico-artistico, possiamo già darvi una risposta con qualche giorno di anticipo rispetto all’uscita ufficiale (e nel frattempo, potete sempre giocarvi la ricca demo gratuita).
Metaphor ReFantazio: non cedere alla paura!
Solitamente i titoli Atlus gettano una luce mistica sul nostro mondo, svelandone le inquietanti ombre e l’oscurità spesso contenuta nei cuori delle persone, tramite rappresentazioni fisiche e metaforiche di orrori, mostri, creature ancestrali e archetipali. Metaphor ReFantazio, invece, ci catapulta in un mondo fantasy molto diverso dal nostro, ma anche molto diverso dal fantasy “generico” e meltin’ pot che spesso ritroviamo nei JRPG (come Unicorn Overlord, per intenderci): perché non basta rinominare due o tre razze e proporre qualche variante dei mostri di D&D, per essere originali. ReFantazio propone un’ambientazione decisamente sui generis, un continente fantastico molto ben curato a livello di lore e in cui le creature umanoidi sono divise in otto tribù, ognuna con la propria cultura e tratti fisionomici (e fisiognomici) propri. Scoprirli è decisamente interessante, anche perché Katsura Hashino opera degli interessanti rovesciamenti di paradigmi: qui lo stigma cade non su chi presenta tratti animaleschi, ma su chi non li sfoggia, come il protagonista della vicenda. Ancora più straniante il fatto che il nostro eroe sia portatore di un libro “eretico” di genere “fantasy” che racconta una civiltà in tutto e per tutto simile alla nostra, vista come un’utopia a cui aspirare in quanto meno intrisa di pregiudizio. Difficile dire altro senza cadere nello spoiler, quindi ci limiteremo a delineare i contorni iniziali della vicenda: il Re di Euchronia, stato egemone del continente, è stato assassinato e il successore verrà deciso, per un motivo per preciso, tramite una sorta di elezione democratica incantata: l’obiettivo del protagonista e del suo party sarà quello di evitare che ad acquisire il consenso popolare sia Louis, carismatico, ambizioso e spietato leader militare responsabile dell’assassinio. Nel corso del viaggio, saremo noi stessi a creare legami e vedere crescere il nostro consenso: ma sarà un viaggio oltremodo faticoso e pericoloso.
Potere della fantasia, potere della volontà
Basta una semplice occhiata per riconoscere la mano dei realizzatori; pad alla mano, poi, la sensazione è quasi familiare per chi in passato ha giocato a un qualunque SMT o Persona. Così come Persona è stato una sorta di evoluzione verso nuovi lidi di SMT, così questo Metaphor ReFantazio parte da basi note per sperimentare nuove soluzioni. Hashino riprende alcuni concetti (sia di trama che di gameplay) alla base di SMT Digital Devil Saga e li rinfresca, mischiandoli con alcuni degli elementi più apprezzati in Persona, come la gestione del tempo di gioco (scandito in giornate e fasi delle stesse, da impiegare con accortezza) e i social link con i propri compagni e alleati. A differenza di molti altri giochi Atlus, qui non c’è l’attenzione primaria agli spiriti demoniaci da “imbrigliare” quanto al potenziamento degli Archetipi di eroi che i protagonisti si trovano di volta in volta a incarnare, con una sorta di job system piuttosto malleabile e che permette di multiclassare e creare party molto eterogenei a seconda delle necessità e degli stili di gioco. Tutti gli elementi che richiamano al passato, in qualche modo, sono evoluti: che sia l’esplorazione, la gestione dell’inventario o quella delle skill coltivabili tramite attività varie e social link.
Non fa eccezione, naturalmente, il combattimento: aspettatevi un battle system a turni classico ma raffinato, strategico ma non punitivo (purché approcciato con un minimo di criterio). Fa molto piacere che si sia cercato un modo per svecchiare il concept dei combattimenti a turni, senza snaturare l’anima degli stessi e incorrere nelle ire dei fan storici. La soluzione è introdurre anche gli scontri in tempo reale, con un intelligente compromesso. I mostri e gli avversari che incontreremo sul nostro cammino gireranno liberamente per gli ambienti di gioco e Gallica, la nostra fatina accompagnatrice, è in grado di distinguerne le aure, così da prepararci allo scontro. Potremo ingaggiare battaglia in modo strategico e a turni, ma anche cercare l’ingaggio fisico, lanciando un attacco in combo con la semplice pressione del tasto di attacco. A seconda del livello del nemico rispetto al nostro, potremo sconfiggerlo direttamente oppure semplicemente indebolirlo o guadagnare un vantaggio prima di scendere in campo “a turni”. Naturalmente questo vale anche al contrario, e quindi serve un po’ di destrezza per evitare scontri inutili o indesiderati. Il tutto sulla carta funziona molto bene, è profondo, variegato e non annoia; peccato solo che la gestione delle collisioni, del lock-on e della telecamera, a volte, non collaborano come dovrebbero, e quindi è qualcosa che va sicuramente affinato per il futuro.
Alti e bassi di un esordio eclatante
Parlando invece dell’aspetto tecnico-artistico, già i trailer parlano da soli: i titoli Atlus vantano sempre una direzione artistica di massimo livello, e Metaphor ReFantazio non fa eccezione. Pur non uscendo mai dalla “comfort zone” Shigenori Soejima presenta come al solito le interfacce più stilose sulla piazza, personaggi accattivanti, design interessanti, mostruosità assortite inquietanti e grottesche. Singolare il non aver voluto caratterizzare in maniera eccessiva le varie tribù, adagiandosi su stilemi già visti in passato (vedasi lo stile di corna o altri elementi animali, già visti ad esempio molti simili in Catherine) ma colpisce invece il voler innestare in un contesto fantasy la moda europea degli anni ’60 del 900 e le bizzarre figure dei boss, ispirati allo stile di Hieronymus Bosch, in particolare al famoso trittico del Giardino delle delizie.
Shoji Meguro, invece, abbandona i groove a cui ci ha abituato negli ultimi vent’anni per tentare (con successo) la strada della colonna sonora epica che ci si potrebbe aspettare da un titolo del genere. Aspettatevi di ascoltare in loop alcuni brani solo per il semplice piacere di farlo (vedasi il battle theme) perché le sonorità medievali si fondono con quelle buddiste tibetane e molte altre influenze, in un mix irresistibile che riesce a essere originale pur essendo niente più e niente di meno di quel che ci si aspetterebbe da una OST del genere.
Parlando dell’aspetto tecnico spicciolo, invece, tocca far notare come esistano alti e bassi. La rappresentazione delle città è spettacolare, viva, concreta, personale; gli ambienti al di fuori di esse, purtroppo, tendono invece a essere decisamente più slavati e fuori fuoco. La caratterizzazione di personaggi e mostri è di altissimo livello (anche quando parliamo di minion e truppini come dei “semplici” scheletri animati) ma non sempre le animazioni si settano sullo stesso livello. In generale, c’è grande perizia ma anche perdita di dettaglio e definizione in certi frangenti. Sicuramente, la lunghissima gestazione (iniziata un secolo fa, videoludicamente parlando) e la necessità dell’essere multipiattaforma (old gen compresa) hanno portato a dei compromessi che non permettono al titolo di splendere come dovrebbe un tripla A di fine 2024, e come del resto ReFantazio meriterebbe.
Piattaforme: PC (Windows e Steam), PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox Series X|S
Sviluppatore: Atlus
Publisher: SEGA
Data di uscita: 11 ottobre 2024
Metaphor ReFantazio è un nuovo inizio per Atlus, o meglio una nuova via percorribile, quello che speriamo sia solo l’inizio del lungo viaggio di un franchise di nuova concezione, che parte da basi solide ma può migliorare, come del resto successo a SMT e Persona. Si tratta di un titolo immenso, curato, appassionante: manca dell’immediatezza e dell’opulenza visiva di un Final Fantasy VII Rebirth ma è destinato a diventare un cult per gli anni a venire, un titolo imprescindibile per tutti gli amanti di JRPG.
