[Romics 2016] Dietro le quinte e segreti di Lo Chiamavano Jeeg Robot

Come sicuramente saprete, l’edizione primaverile del Romics 2016 ha visto la partecipazione di un monumento vivente: Go Nagai, il papà di alcuni tra i più amati personaggi di sempre e autore di opere che hanno segnato la storia moderna del fumetto, dei manga e degli anime giapponesi. Suoi sono infatti pilastri come Goldrake, Devilman, il Grande Mazinga e Jeeg Robot. Quest’ultimo, in particolare, è tornato a far parlare di se con il film diretto da Gabriele Mainetti ed interpretato da Claudio Santamaria e Luca Marinelli, Lo Chiamavano Jeeg Robot. Non un film basato direttamente sul personaggio di Nagai, ma un vero e proprio omaggio sentito e rispettoso, vestito con gli abiti di un cinecomic all’italiana dotato di carisma e classe da vendere (qui trovate la recensione della pellicola uscita diverse settimane fa).

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Quale occasione migliore, vista e considerata anche la premiazione del guru dell’animazione giapponese con il Romics d’Oro, per ri-presentare in pompa magna Lo Chiamavano Jeeg Robot, con una conferenza aperta al pubblico che ha visto la presenza di Mainetti e Santamaria in persona, con la moderazione di Max Giovagnoli, responsabile Romics Movie Village. Un incontro appassionato e pieno di calore da parte del pubblico (e dei numerosi cosplayer vestiti da Jeeg/Enzo Ceccotti), anche a seguito delle 16 candidature ai David di Donatello che tornerà in sala quanto prima, più precisamente il prossimo 21 aprile.

Gabriele Mainetti e Claudio Santamaria hanno quindi parlato approfonditamente del film e di alcune curiosità sulla lavorazione della pellicola prodotta dalla Goon Films:

Dopo aver parlato con il mio amico Gabriele mi sono sempre chiesto: i mutanti esistono in tutto il mondo, quindi anche a Roma in Italia. Mi sono immaginato l’Uomo Ragno che si incastra tra i fili del tram nella Capitale. Non può fare le cose che fa a New York. A Roma sarebbe diventato tutto più ridicolo ma dopo aver letto la sceneggiatura ho capito che non sarebbe stata una boiata.

Giovagnoli ha poi chiesto a Claudio, al di là di piegare i termosifoni, qual è stata la cosa più strana da quando è arrivato sul set:

Nel Tevere ci sono entrato veramente coi piedi. Battezzato sono battezzato. Tutto è stato davvero divertente, ma cose strane non ce ne sono state. Però è importante dire una cosa, visto che hai nominato i termosifoni piegati: in Italia non esiste un premio sugli Effetti Speciali. Esiste il David di Donatello sugli Effetti Digitali, ma non su quelli Speciali: la freccia dello Zingaro che mi spara per addormentarmi è vera, sopra la spalla avevo una tavoletta di legno. Molto old-style.

La lavorazione del film è stata lunga e piena di ripensamenti. Gabriele Mainetti ha parlato di come e quando la pellicola ha iniziato a prendere forma:

Il soggetto è del 2010, Settembre 2010. Ci abbiamo messo tanto. Si chiamava “TBM Anno Zero – Tor Bella Monaca Anno Zero“. Forse è più bello il titolo Lo Chiamavano Jeeg Robot. E non è sicuramente “Pacific Rim de noantri”. A noi piaceva tantissimo l’idea dei nomignoli per le persone, ma anche la passione dei cartoni animati che ci hanno accompagnato da ragazzini, come tutti i personaggi di Go Nagai: nel cartone Hiroshi Shiba diventa la testa del mecha ed una donna gli lancia i componenti, proprio come Alessia nel film, che aiuta Enzo “a ricomporsi”.

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Dal pubblico, la domanda su come fosse caduta la scelta su Claudio Santamaria per interpretare Enzo Ceccotti:

Lo sapevo che poteva fare questo ruolo. Abbiamo fatto un sacco di provini e mi ha mostrato quello che era giusto per questo personaggio. Claudio ha una grande fragilità, lo vedevo, sempre sorridente, si capisce sempre quello che pensa, ma per il personaggio era sbagliato: era come se tutto fosse nascosto da una corazza che nascondeva tutto e istintivamente ho pensato: diamogli venti chili in più e vediamo che succede.

Santamaria aggiunge poi una simpatica massima sul suo peso corporeo:

I venti chili hanno funzionato (ride). A parte l’appesantimento fisico, cambiare aiuta a sentirsi diversi. Quando girai il film su Rino Gaetano pesavo pochissimo e mi sentivo davvero un uomo differente, ero spesso arrabbiato. Per Enzo Ceccotti è stato simile: conosco la “strada”, ma non ci ho vissuto come il mio personaggio.

Gabriele Mainetti spende anche due parole per Ilenia Pastorelli:

Avrà fatto una roba come dodici provini. Ilenia non mi ha convinto da subito perché non era un’attrice. Ora lo è, senza alcun dubbio. Ha fatto un personaggio che secondo me è unico nel suo genere ed assolutamente eccezionale.

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Dal pubblico arriva poi la domanda che da sempre frulla in testa ai fan, ossia se ci sarà prima o poi un sequel al film. Mainetti risponde:

Questo ancora non lo so. Ne stiamo parlando con gli sceneggiatori, ma non vogliamo rovinare quello che abbiamo fatto. Lo faremo se il personaggio di Jeeg avrà un conflitto morale importante o magari un nuovo cattivo che sia l’antitesi a questo, solo allora considereremo la cosa.

L’ultimo scambio di battute sul film è per Luca Marinelli ed il suo incredibile villain, Lo Zingaro:

Ultimamente siamo abituati a vedere dei cattivi/super cattivi. Ci piaceva pensare che una persona del genere potesse essere più particolare ed essere amante delle icone pop femminili anni ’80. Non te lo aspetti. Lui era un’altra cosa. All’inizio volevamo renderlo appassionato di un cantante maschio realmente esistente che ci ha completamente ignorati e di cui non rivelerò il nome, ma alla fine penso che la scelta al femminile sia stata infinitamente migliore.