Il regista Gabriele Mainetti e lo sceneggiatore Nicola Guaglianone avevano già lavorato insieme. Con Tiger Boy e Basette, diversi anni fa, avevano infatti già tentato l’approccio di tramutare due leggendari anime giapponesi (in quel caso, L’Uomo Tigre e Lupin III) in un paio di brevi, ma affascinanti cortometraggi. Lo Chiamavano Jeeg Robot funziona pressapoco allo stesso modo: utilizzare la tecnica del cinecomic americano (specie quello targato DC Comics), ambientare il tutto in una periferia italiana dei giorni nostri, e spruzzare al suo interno un tocco neanche troppo velato di tradizione animata giapponese. Il risultato è un film sorprendentemente riuscito, che non si prende mai troppo sul serio ma che allo stesso tempo risulta essere un micidiale ed accurato squarcio metropolitano della nostra società, in particolare della nostra Capitale.
La trama: nella periferia di Roma, ben distante dalla “Grande Bellezza”, vive tale Enzo Ceccotti, un borseggiatore senza futuro che adora passare le sue giornate scippando le vecchiette o restando sul divano a guardare film pornografici. Solo, senza amici e senza neppure una ragazza, il povero Enzo guadagna però un bel giorno dei misteriosi super poteri che sviluppano la sua forza e la sua resistenza in maniera sorprendente. Esatto, proprio come un supereroe dei fumetti. L’incontro con Alessia, ragazza di provincia un po’ goffa ed amante di Jeeg Robot, e Fabio Cannizzaro, aspirante boss della malavita soprannominato “Lo Zingaro”, cambieranno per sempre la sua vita. Non nella maniera che credereste voi, però.
[quotedx]Prende la saga del Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e la getta nel marasma romano dei giorni nostri[/quotedx]
Lo chiamavano Jeeg Robot è forse il modo migliore per fondere il cinema italiano nel mondo dei cinecomic a stelle e strisce. Se già qualche anno fa Il Ragazzo Invisibile di Gabriele Salvatores aveva provato nell’impresa, ossia quella di sviluppare un film che non fosse un semplice adattamento cinematografico di un fumetto già esistente (ma con risultati seriamente mediocri), Gabriele Mainetti mostra invece il modo migliore per produrre una pellicola del genere: la vicenda di Enzo, in arte “Jeeg”, interpretato da un Claudio Santamaria in grande spolvero, prende la saga del Cavaliere Oscuro del regista Christopher Nolan, la getta nel marasma metropolitano tipico della Roma dei giorni nostri, e la arricchisce inoltre con le tematiche più potenti di alcuni celebri eroi dei manga shonen giapponesi, trattandole con assoluto rispetto e serietà. E non era cosa facile.
Quello che ne esce fuori è un mix unico, realizzato magistralmente e con un’interpretazione di attori italiani al top, dalla fragile Ilenia Pastorelli (la sua Alessia è la perfetta e timida ragazza di periferia) a Luca Marinelli nei panni di un villain che altri non è che il “Joker” di Roma Nord (bravissimo nel dare al suo personaggio quel tocco di grottesca comicità tipico di alcuni cattivi del fumetto americano). Non applaudire un’opera del genere, quindi, vorrebbe dire non premiare il cinema italiano di qualità, capace di osare e sperimentare, come solo pochi sanno fare. Anche e soprattutto con quel bellissimo (e necessario) tocco di assoluta follia.