Esiste qualcosa veramente in grado di spaccare in due fazioni la community dei videogiocatori. No, non la durata di un titolo, il prezzo o la quantità di baffi presenti sulla copertina, bensì l’esistenza delle Remastered Edition: titoli storici, vere e proprie glorie del passato, prese, svecchiate, tirate a lucido e riproposte a prezzi non sempre comodi. Ebbene, dopo essere sopravvissuti a diversi titoli non proprio ben riusciti, questa volta troviamo niente popodimenoche la storia degli RTS spaziali, il titolo che ha fatto innamorare migliaia di utenti grazie a scorci unici di un coloratissimo universo e una trama in grado di far battere il nostro raggrinzito cuoricino. Io, come tantissime altre persone, sono particolarmente legato al vecchio titolo Relic per mille motivi, e non vi nego che ho approcciato la Homeworld Remastered Collection di Gearbox con estrema titubanza: si può scherzare su tante cose, ma non su Homeworld. Ebbene, con mia somma sorpresa, non solo lo strategico spaziale è “bello come proprio me lo ricordavo”, ma è riuscito a farmi tornare, grazie al connubio tra scorci meravigliosi e una colonna sonora da brivido, quella pelle d’oca che è sinonimo di qualità. Credo che il termine migliore per classificare questa Remastered Collection sia proprio “tantaroba”. Così, tutto attaccato. Altrimenti non rende l’idea.
C’ERA UNA VOLTA KHARAK
Un veloce ripasso per i pochi eretici che non hanno mai sentito parlare di Homeworld. Stava per volgere al termine il vecchio millennio e, sui nostri schermi fin troppo abituati alla bidimensionalità di Starcraft e Age of Empires, fece la sua comparsa uno dei primi strategici in grado di sfruttare pienamente le magie della terza dimensione. Oltre a offrirci una sbadilata di strategia nello spazio profondo, ci veniva regalata anche una trama insolita per un RTS, che ci sbatteva in faccia un dramma di prima categoria ricco di colpi di scena. In seguito alla scoperta di alcuni rottami di un’enorme astronave sepolta in un deserto, il popolo Kushan capisce di non essere nato sul suo attuale pianeta, Kharak, bensì sul lontano Hiigara; dopo aver riunito tutti i clan sotto un’unica bandiera e aver costruito un’Astronave Madre in appena sessant’anni, i protagonisti sono pronti a compiere il loro viaggio d’esplorazione verso gli angoli più remoti dell’universo.
Al ritorno del viaggio inaugurale, però, trovano il loro attuale pianeta distrutto da sconosciuti invasori, e braccati da essi non possono fare altro che raggiungere il luogo originario con appena poche migliaia di coloni sopravvissuti. Un viaggio verso casa pieno di sofferenze e disperazione, da soli contro ogni minaccia dell’universo e con la consapevolezza che il nostro fallimento coincida con l’estinzione della specie. Già mi scende la lacrimuccia (per affinità di trama siete obbligati a vedere Battlestar Galactica, non ve ne pentirete).
IL DRAMMA DELL’ASSE ZETA
Governare una grande flotta di navi nel vuoto siderale non è comodo: senza punti di riferimento è veramente difficile capire la posizione delle proprie navi sul campo di battaglia, e la probabilità di perdere di vista le proprie unità è altissima. Per ovviare a tali problemi, Relic decise di legare la telecamera a un’unità di nostra scelta, trasformandola in un punto di riferimento attorno a cui far ruotare la visuale. Per quanto possa risultare scomodo inizialmente, vi assicuro che difficilmente altri metodi sarebbero stati altrettanto funzionali.
Per facilitare la gestione della flotta, invece, è possibile richiamare tramite la semplice pressione di un tasto un’interfaccia strategica in cui tenere sotto controllo ogni unità (amica o nemica) che possiamo vedere, e altrettanto facilmente impartire ordini ai vari gruppi sotto il nostro controllo. Ricordiamo che, nel bene e nel male, Homeworld è un titolo del ’99: superare ogni singolo livello sarà una sfida, non saremo accompagnati per mano verso la vittoria e pagheremo a caro prezzo ogni singolo errore. Si sa, negli anni il videogiocatore si è ammosciato.
PORNOGRAFIA SPAZIALE
Finalmente parliamo della Remastered Collection che possiamo trovare da qualche giorno su Steam. Il mega pacco contiene la versione tirata a lucido del primo e del secondo Homeworld, oltre alla presenza dei titoli originali per i feticisti della bassa risoluzione. L’unico grande assente è Cataclysm, espansione stand-alone del primo capitolo che, offrendo ben poche novità in termini di gameplay, era comunque caratterizzato da una storia più che interessante. Ce ne faremo una ragione.
[quotedx]Il comparto grafico delle edizioni Remastered rasenta il concetto di pornografia[/quotedx]Il comparto grafico delle edizioni Remastered rasenta il concetto di pornografia: gli scorci del coloratissimo universo sono ora più che mai in grado di lasciarci senza parole, e ogni singola nave, dai piccoli caccia ai grandi incrociatori, è curata in maniera maniacale. Se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, qualche unità è ancora un po’ troppo spigolosa per gli standard odierni, ma basta trovarsi davanti a una battaglia tra flotte per dimenticarsi ogni problemino e innamorarsi (nuovamente, per noi vecchia mummie); invidia per i fortunati che potranno godere delle meraviglie dell’universo a risoluzione para-umane (si possono raggiungere i 4k). Da lodare anche la corposa sistemata data all’interfaccia di gioco, ora sicuramente più intuitiva rispetto al passato, anche se ancora un po’ troppo macchinosa (stesso discorso di qualche riga sopra: Homeworld è del ’99, sarebbe stupido lamentarsi veramente della sua macchinosità).
CERCARE CASA IN COMPAGNIA
Una delle nuove aggiunte interessanti è il comparto multiplayer, attualmente ancora in beta a causa dell’interessante esperimento Gearbox: tutte le fazioni conosciute nei due capitoli ora possono pestarsi in grandi battaglie spaziali, e ancora v’è necessità di bilanciamenti a destra e a manca. Per rendere le guerriglie meno statiche, soprattutto nelle parti iniziali della partita (spesso dedicate alla costruzione di una solida flotta), sono state inserite delle relique che sono in grado di offrire corposi vantaggi a chi le possiede.
Gearbox ha compiuto un lavoro davvero ottimo, portando sui nostri schermi un titolo storico e al contempo perfettamente godibile sia da chi ha un attacco di nostalgia, sia da chi non ha mai messo le mani su Homeworld. Quasi trenta ore di divertimento solo per portare a termine le due lunghe campagne, a cui aggiungere l’ottima modalità multiplayer, ripagano completamente il prezzo della Collection, e non ho motivi per non consigliare a qualcuno questo titolo, amanti o meno degli strategici o delle avventure svolte nello spazio profondo. Se dopo tre lustri ancora ci batte forte il cuore alla vista di quella Astronave Madre, dopotutto, ci sarà un motivo, no?