Qual è la vostra paura più grande? La mia? Svegliarmi in un luogo che non conosco, senza sapere come ci sono finita o, peggio ancora, come farò ad uscirne. Ecco il mio incubo peggiore si è materializzato quando ho avviato sul mio PC The Guest, titolo di un piccolo team di sviluppo spagnolo, prodotto da 505 Games. Molti sostengono che oramai è finito il tempo dei “punta e clicca”. La loro naturale evoluzione sta vertendo verso esperienze telltale-like, ma le eccezioni non mancano e The Guest fa parte di questa piccola cerchia ristretta. Nettamente contro corrente rispetto alle moderne esperienze degli adventure game, il titolo noire si rifà a schemi di gameplay mutuati dalle grandi avventure del passato, calandoli all’interno di una trama e di un ambiente ricchi di mistero e suspance.
IN UNA BUIA CAMERA D’ALBERGO
La premessa è presto detta. Il giocatore si sveglia all’interno di una camera d’albergo che lo isola completamente dal mondo esterno. Intrappolati e storditi da una qualche non identificata sostanza, ci troveremo a dover esplorare la nostra nuova camera dal letto per scoprire la nostra identità e il nostro recente passato. Man mano che perlustriamo la stanza, scopriamo che ogni singolo elemento intorno a noi rappresenta un piccolo seppur fondamentale indizio per risolvere lo strano puzzle che è la nostra attuale situazione. Ed è qui che è concentrata tutta la magia di The Guest: gli enigmi. Per nulla scontati e dotati di grande varietà, questi sono il vero valore aggiunto del titolo del Team Gotham. Alcuni chiamano in causa la nostra capacità musicali, altri sono dei veri e propri puzzle da risolvere con un crittex, altri ancora si basano su più classiche sequenze di manopole da ruotare.
[quotedx]Il giocatore si sveglia all’interno di una camera d’albergo che lo isola completamente dal mondo esterno[/quotedx]
Man mano che la storia procede (e il mistero si infittisce) il giocatore ha la netta sensazione che questi test siano stati pensati appositamente per vagliare la sua intelligenza, e il prezzo di un eventuale fallimento verrebbe pagato con la sua stessa vita. Sarebbe sciocco da parte mia, per un titolo di questo genere soffermarmi a descrivere l’ambiente poiché il più grande pregio di The Guest è il piacere dell’assoluta incertezza che riserva ogni porta e ogni parete nascosta (ops). Lo svolgersi della trama è completamente affidato al ritrovamento di alcuni documenti di testo, che un poco alla volta riveleranno al giocatore il responsabile (o i responsabili) dietro il misterioso rapimento e ci condurranno a una conclusione che, seppur strana, sembrerà ovvia alla luce di tutti le informazioni di cui siamo entranti in possesso durante il procedere della nostra avventura.
Una menzione d’onore va fatta, a mio avviso, alla gestione delle luci e dei colori. Assieme all’assordante silenzio, queste contribuiscono a creare un’atmosfera sospesa, quasi atemporale, all’interno della quale il giocatore si barcamena, come un topo intrappolato all’interno di un labirinto. Una fievole luce che penetra attraverso una finestra, una poltrona color porpora e pochi altri elementi bastano al Team Gotham per suggestionarci come facevano quelle vecchie pellicole noir anni ‘50. Una lezione non da poco in un mercato in cui, soprattutto al livello grafico, il concetto di less is more è considerato al pari di un’eresia. Non posso negare però che The Guest effettivamente non apporti nulla di nuovo in un panorama videoludico in continua evoluzione come il nostro. Ma quello che ci propone è invece una miscela ben dosata di elementi che un certo tipo di gamer sicuramente apprezzerà.