Cradle of Rome

Come costruire un impero, tassello dopo tassello.

Sarà per via della comodità dell’interfaccia di controllo spalmata sui due schermi e declinata secondo i canoni dello stilo, sarà perché quello tra i puzzle game e le console portatili è un matrimonio celebrato in cielo (si veda la felicissima coppia Tetris e Game Boy), sarà perché questo genere ben si presta alle esigenze dei giocatori meno esperti, ma di fatto non passa settimana senza un nuovo clone di Panel de Pon, di Columns, di Picross pronto a sistemarsi comodo sugli scaffali dei negozi di videogiochi.

Cradle of Rome, ennesimo puzzle game per DS, nemmeno a dirlo è tutto tranne che originale (su tratta, tra l’altro, di una conversione di un titolo per PC), visto che alla fine della fiera risulta a tutti gli effetti una sorta di copia in carta carbone di Puzze Quest, uno dei primi “spremi-meningi” capaci di integrare le meccaniche di base dei giochi basati su tessere colorate a quelle dei titoli gestionali. L’idea di fondo, quindi, ben poco sorprendentemente verte sulle ormai scontatissime catene di elementi grafici simili, che per l’occasione rimandano all’immaginario del mai troppo lodato Impero Romano. Eccezion fatta per l’ambientazione vagamente “storica”, Cradle of Rome risalta più che altro per la banalità e per l’ovvietà delle sue proposte. La meccanica di gioco, infatti, è assolutamente tradizionale. Le tessere sistemate in buon ordine sul touch screen all’inizio della partita, che ovviamente bisogna riordinare alla velocità della luce, rappresentano pietre, martelli, monete d’oro, anfore d’olio e via discorrendo, come da facile pronostico. Queste tessere, una volta una volta sistemate in catene da tre, svaniscono nel nulla per poi trasformarsi in risorse economiche per la costruzione di un impero ricco e potentissimo.

Tra un livello e l’altro, insomma, si ha la possibilità di utilizzare le tessere guadagnate in un determinato livello per costruire mulini e fucine, per erigere templi e monumenti e per bonificare terreni da adibire all’uso della coltivazione. Questa fase, che si potrebbe definire “strategica” solo nelle velleità di un comunicato stampa, teoricamente avrebbe dovuto sorreggere la meccanica di base, ma disgraziatamente finisce solo per appesantire un gioco noioso e frustrante già di suo. La noia è legata in parte alla banalità dell’idea di fondo e, ancora, all’infelice presentazione grafica e sonora, giusto un paio di passi oltre ai livelli “amatoriali”. Questo è ancor più vero per quanto riguarda le musiche di sottofondo, che sono pure uno strazio a livello melodico.

La frustrazione, invece, dipende dalla scarsa precisione del sistema di controllo. Anche se sembra incredibile, visto che ormai la tecnologia dietro al touch screen ha ormai qualche annetto sulle spalle, capita spesso di spostare la tessera sbagliata per colpa dell’imprecisione dell’accoppiata “stilo e schermo sensibile al tocco”. Imprecisione che, come ovvio, non si può far altro che imputare agli sviluppatori, i quali non si sono nemmeno sforzati per implementare classifiche online, modalità di sfida per più giocatori o una corposa sezione degli extra… e dire che il contesto storico avrebbe aperto le porte ad approfondimenti particolarmente interessanti!. Insomma, Cradle of Rome è assolutamente infelice. Se amate il genere, su DS potete trovare tante proposte decisamente più curiose, coraggiose e originali.