Tre piccole perle targate Art Style, da pescare nella piattaforma WiiWare.
Il servizio WiiWare continua a offrire ai videogiocatori esperienze assolutamente fuori dal comune. Chi si lamenta della scarsa originalità della maggior parte dei titoli per Wii disponibili sugli scaffali dei negozi, e chi ritiene che sulla console domestica di Nintendo manchino esperienze di gioco serie e lontane dal gusto comune, farebbe bene a tenere sotto controllo i titoli sviluppati per WiiWare. Tra le tante gemme già pubblicate, come World of Goo, LostWinds, Strong Bad’s Cool Game for Attractive People, Mega Man 9, Alien Crush Returns e MaBoShi (tanto per citarne alcuni), e in attesa di gioiellini come Cave Story o dei promettenti Swords & Soldiers, Eduardo the Samurai Toaster e Bubble Bobble Wii, vale la pena di soffermarsi un attimo su tre giochi assolutamente fuori dal comune. Tre giochi pubblicati da Nintendo per battezzare la collana Art Style, ovvero tre esperimenti dedicati ai giocatori più curiosi, coraggiosi ed eleganti in circolazione.
CUBELLO
Casa: Nintendo
Sviluppatore: Skip Ltd
Prezzo: 600 Wii Point (6 euro)
Giocatori: 1
Giocatori online: No
Blocchi di memoria: 47
Controller: Telecomando Wii
Il primo dei tre giochi della serie Art Style pubblicati su WiiWare è anche l’unico a non vantare degli stretti legami di parentela con uno dei titoli della collana Bit Generation. Questa collana di arcade e puzzle game per Game Boy Advance, collana che comprendeva sette esperimenti elettronici differenti, non è mai arrivata in Europa e negli Stati Uniti, ma è comunque piuttosto popolare tra gli appassionati di Nintendo (e, più in particolare, dello stile minimale e lievemente disturbante di Skip, il team di sviluppo che si è occupato della realizzazione della maggior parte di questi titoli). Cubello si può tranquillamente definire un puzzle game, caso mai si volesse a tutti i costi definire un’esperienza di gioco assolutamente aliena e particolare. In Cubello lo schermo è occupato da una struttura poligonale composta esclusivamente di piccoli cubi colorati, tutti incollati l’uno all’altro. L’obbiettivo ultimo del giocatore è quello di scomporre questa struttura eliminando i cubetti colorati in maniera sistematica, così da risolvere il livello e passare a quello successivo. Per riuscire nell’impresa servono nervi saldi, riflessi pronti e una mano ferma, indispensabile per spostare a tutta velocità il mirino controllato dal telecomando Wii. Premendo un tasto del controller, infatti, è possibile lanciare in direzione della struttura poligonale che fluttua sullo schermo dei proiettili cubici e colorati che, una volta accostati ad altri della stessa tinta, scompaiono nel nulla e si trasformano in una manciata di punti bonus. La meccanica di gioco, insomma, non potrebbe essere più semplice: a conti fatti ricorda vagamente quella di Columns o di Puzzle League DS, anche se il balzo nell’universo delle tre dimensioni cambia comunque parecchio le cose. Come tutti i titoli della collana Art Style, Cubello vanta una presentazione grafica e sonora decisamente “scheletrica” e d’impatto. I temi musicali di sottofondo, che si accompagnano a una sorta di “voce narrante” dalla cadenza robotica, dettano il ritmo dell’azione, che è senza dubbio il punto di forza dell’intero progetto. Tra i tre titoli della collana Art Style, Cubello è forse il meno interessante sul lungo periodo, ma visto il prezzo contenuto (6 euro) e l’originalità dell’esperienza, resta comunque assolutamente consigliato.
VOTO: 7
ROTOHEX
Casa: Nintendo
Sviluppatore: Skip Ltd
Prezzo: 600 Wii Point (6 euro)
Giocatori: 1-2
Giocatori online: No
Blocchi di memoria: 107
Controller: Telecomando Wii
Il secondo dei giochi della collana Art Style pubblicati su WiiWare si intitola Rotohex e, tutto sommato, può essere considerato una sorta di edizione remix di Dialhex, uno dei sette gioielli della Bit Generation per Game Boy Advance. Anche in questo caso, come per Cubello, possiamo tranquillamente accostare la meccanica di base a quella dei puzzle game. L’idea di fondo, in Rotohex, è quella di manipolare dei piccoli triangoli colorati così da sistemarli in maniera ordinata e formare quindi dei grossi esagoni caratterizzati da una tinta ben precisa. A rendere complicate e interessanti le cose interviene la forma dell’area di gioco, che essendo esagonale vanta dei lati inclinati lungo i quali scivolano i piccoli triangoli in caduta libera dall’alto dello schermo. La capacità di sfruttare in maniera saggia e costruttiva la forza di gravità permette quindi di giocare al meglio e di farsi strada lungo la modalità principale battezzata “Solo Mode”, che una volta affrontata con successo sblocca altri due set di regole (Endless Mode e Sprint Mode, entrambi piuttosto interessanti anche se di fatto meno coinvolgenti del previsto). Anche Rotohex, come già Cubello, deve molto del suo fascino alla presentazione grafica e, soprattutto, all’accompagnamento sonoro: per quanto riguarda il primo aspetto non vi è molto da segnalare se non la componente stilistica che a tratti rimanda alle immagini esplose con prepotenza dai mai troppo lodati caleidoscopi, mentre la colonna sonora funziona a meraviglia anche perché strettamente legata alle azioni del giocatore. Come nei giochi di Mizuguchi, infatti, ad ogni azione corrisponde un diverso effetto sonoro che finisce per incastrarsi alla perfezione in un tappeto melodico fatto di profondissimi echi, lunghi riverberi e frammenti di nenie elettroniche. Roba per intenditori, quindi, e per palati difficili e sofisticati.
VOTO: 8
ORBIENT
Casa: Nintendo
Sviluppatore: Skip Ltd
Prezzo: 600 Wii Point (6 euro)
Giocatori: 1
Giocatori online: No
Blocchi di memoria: 126
Controller: Telecomando Wii
Terzo e (per ora) ultimo gioco della collana Art Style per WiiWare, Orbient è anche il più riuscito, magnetico e affascinante in assoluto. Orbient può essere considerato a tutti gli effetti una sorta di remake di Orbital, uno dei più complicati e inaccessibili titoli della Bit Generation. A rendere tanto criptica la meccanica di gioco di Orbital, e quindi anche quella di Orbient, concorrono le leggi fisiche e, più nello specifico, le leggi gravitazionali che, essendo “invisibili”, tendono a sfuggire alla comprensione più immediata e istintiva. L’idea di fondo, comunque, è di una semplicità assolutamente disarmante: per mezzo dei tasti A e B del telecomando Wii si ha la possibilità di influenzare la traiettoria di un piccolo pianeta messo sotto al nostro controllo. Uno dei due tasti scatena una forza gravitazionale che attrae il pianeta verso gli altri corpi celesti che “danzano” nello spazio profondo, mentre l’altro lo allontana in maniera prepotente. L’obiettivo ultimo è quello di dare vita a un sistema solare in miniatura assorbendo pianeti e facendo propri i piccoli satelliti che orbitano tra le stelle. Per riuscire nell’impresa bisogna imparare a muoversi nelle profondità dello spazio sfruttando le forze gravitazionali di cui si è accennato orbitando attorno a stelle e pianeti e, ovviamente, evitando il contatto con meteoriti e buchi neri. Ogni livello è insomma un vero e proprio banco di sfida lontano anni luce da quelli proposti attualmente dal mondo dei videogiochi. Orbient, per intenderci, pare un titolo assolutamente fuori dal tempo, addirittura accostabile a Spacewar! (il primo videogioco della storia). I pochi ritocchi portati al canovaccio giocoso originale, quello di Orbital, rendono Orbient un progetto assolutamente compiuto: alcuni dettagli grafici che sottolineano le forze gravitazionali e le orbite dei corpi celesti rendono infatti il gioco più accessibile che mai (per quanto criptico e alieno, ovvio), mentre il meraviglioso accompagnamento sonoro avvolge stelle, pianeti, soli e satelliti come un drappo intriso di nostalgia. Orbient è insomma un gioco assolutamente strepitoso, capace di divertire come un arcade della vecchia scuola e, al tempo stesso, di raccontare una malinconia infinita senza bisogno di parole e filmati.
VOTO: 8