Tutto vapore e niente arrosto.
Damantion è il tipico gioco che, se fatto bene, avrebbe potuto diventare una pietra miliare del genere steampunk. Le premesse del resto c’erano tutte: la guerra civile americana, tante armi, macchine alimentate a vapore e una storia nel complesso ben strutturata. Peccato che il prodotto targato Codemasters faccia acqua (non vapore) da tutte le parti, a partire dalla grafica per arrivare all’intelligenza artificiale dei nemici.
Ma andiamo con ordine. La storia la lascerei perdere, tanto per saperla è sufficiente leggere il manuale di gioco. Vediamo invece un po’ quello che bisogna fare in Damnation. A conti fatti, si tratta di un action/platform game a sviluppo verticale nel quale, ogni tanto, c’è da far fuori qualche nemico. Il primo impatto col gioco è piuttosto avvilente: il colore predominante è il marrone e fin da subito la qualità grafica proposta lascia molto a desiderare (sopratutto su console), sia in fatto di ambientazioni che di dettagli… tanto per dirne una, è pieno di baracche, tutte uguali, tutte senza arredi se non un tavolo (indistruttibile) e qualche sedia. In buona sostanza quello che bisogna fare è facilmente riassumibile in un punto solo: vedere dove si deve andare, capire che strada intraprendere e saltellare da un punto all’altro uccidendo qua e là qualche stupido nemico. Tutto questo per 15 ore circa. È vero, ogni tanto si deve percorrere qualche Km su veicoli a due o tre ruote, ma sono sessioni tecnicamente talmente imbarazzanti e talmente prive di senso che nulla contribuisce a diminuire la monotonia generale. Gli unici (rarissimi) momenti di varietà si presentano quando bisogna collocare nella giusta posizione delle fontane d’acqua per far muovere degli ingranaggi: una presenza più massiccia di questi piccoli puzzle avrebbe migliorato la varietà e, dunque, il divertimento complessivo.
Come dicevo poc’anzi, l’aspetto estetico è fortemente lacunoso. Le cose, fortunatamente, migliorano un po’ nella seconda parte del gioco (sempre che abbiate l’ardire di arrivarci): la vegetazione diventa più lussureggiante, gli edifici possono vantare un certo studio architettonico e addirittura sembra che i nemici tendano quanto meno a coprirsi quando li mancate. Intendiamoci, il livello generale è sempre sullo scarsino andante, ma il tutto è maggiormente godibile.
Visto che sono tre ore che parlo di nemici e di quanto sono cretini, ci tenevo a dirvi che erano anni che non mi capitava di incappare in un essere che – forse malato, forse impazzito – passava il suo misero tempo a girare su se stesso. Sarete felici di sapere che gli ho portato la pace con una cecchinata in mezzo agli occhi (o dietro la testa, boh, non stava fermo!).
Altro episodio che merita di essere citato: mi sono ritrovato nella brutta situazione di avere pochissimi colpi a disposizione e decine di nemici da far fuori. Beh, è stato sufficiente appendermi a una sporgenza e aspettare che tutti si ammassassero davanti a me, indecisi sul da farsi: da lì, è stato semplice colpirli uno a uno senza che facessero nulla per sottrarsi alla carneficina.
Chiudiamo il discorso “persone mentecatte” parlando dei nostri compagni. In teoria, a indicarci la strada e a contribuire alla mattanza dovrebbero esserci uno o due amichetti del cuore (dipende dallo stage) comandati dalla CPU. Ebbene, questi cerebrolesi non solo spesso non mi indicavano la strada (il che ci può anche stare), ma nel mancato tentativo di far fuori qualcuno, continuavano a crepare! Fortunatamente, tra le capacità del nostro alter-ego c’è quella di resuscitare la gente, ma sappiate che portare in vita esseri tanto inutili è una cosa che dà parecchio fastidio.
Veniamo ora alle armi presenti. Potete portarne al massimo tre appartenenti a tre categorie: sniper, fucili assortiti e pistole. Senza dilungarmi troppo, c’è il fucile da cecchino e quello a canne mozze, quindi non serve altro. Evviva.
Damnation è gioco che evidentemente è stato concepito per la modalità co-op (su PC si può anche giocare in LAN). In singolo c’è la già citata CPU che ci mette una pezza mettendosi al comando delle capre, ma con un compagno umano al proprio fianco tutto diventa un po’ più interessante e gradevole. Certo, non impazzirete al pensiero di poterlo giocare con un amico, ma aggiungete un “+1” al globale se potete giocarlo in multiplayer.
Bon, lo spazio a mia disposizione è terminato.
Damnation è un brutto gioco. Statene alla larga e andate in pace.