Let’s Tap

Picchettare con le dita su una scatola non è mai stato tanto divertente.

Ci sono giochi che possibile “capire” e decifrare anche solo badando al loro titolo o al profilo del team che li ha sviluppati, ma ce ne sono anche altri che restano incomprensibili anche dopo averli provati in prima persona. Let’s Tap, nemmeno a dirlo, rientra proprio in questa categoria. L’opinione comune lo vuole un semplice party game, una raccolta di minigiochi da affrontare in compagnia dei propri amici per fare festa.

Il fumatissimo tralier giapponese di Let’s Tap.

La realtà è leggermente diversa: Let’s Tap, infatti, è sì un party game, ma anche qualcosa di più. Se avvicinato con lo spirito giusto lo si può infatti interpretare come una vera e propria collezione di arcade degli anni ottanta, di bizzarrie elettroniche e di stravaganti esperimenti giocosi. Tutta roba tra l’altro curata e supervisionata da Yuji “Sonic the Hedgehog” Naka, mica dal primo che passa. Naka, dopo aver fondato un team di sviluppo (relativamente) indipendente di Sega, si è messo comodo e ha iniziato a dare una forma compiuta alla propria e personalissima visione del futuro dei videogiochi, un futuro che per ora orbita attorno al Wii di Nintendo. Un futuro che, proprio come quello verso il quale naviga Nintendo, passa attraverso una marcata semplificazione del sistema di controllo. Sotto questo punto di vista bisogna riconoscere a Naka un coraggio da leoni: Let’s Tap, infatti, bisogna giocarlo senza controller tra le mani. Ai giocatori è richiesto solo e soltanto di picchiettare con le dita su una scatoletta di cartone (come quella della confezione del gioco stesso) sulla quale deve essere appoggiato il telecomando Wii. E quando scriviamo “picchiettare” intendiamo veramente dire “picchiettare”: picchiettare in maniera intensa e pesante, picchiettare a ritmo di musica, picchiettare a tutta velocità e, ancora, picchiettare in maniera marziale o rilassata. Il ritmo e l’intensità del “tap tap”, come ovvio, è dettato dalla meccanica di base dei giochi e degli esperimenti elettronici pensati da Naka e compagni per l’occasione.

ESPERIMENTI GIOCOSI
La prima di queste pillole di gameplay risponde al nome di Tap Runner (Maratona, in italiano) ed è un arcade in stile “100 metri piani di Track & Field” sposato a Metro-Cross e a Jungle King. Un matrimonio assolutamente improbabile, insomma, reso ancora più assurdo dalla trasparenza del sistema di controllo: per far correre il proprio alter-ego, un omino di plastica fluorescente, non bisogna infatti far altro che picchiettare le dita a tutta velocità.
Tap Runner non è comunque il più adrenalinico dei giochi raccolti in Let’s Tap. Questo primato spetta infatti a Bubble Voyager (Bolla Spaziale), un bizzarro spara e fuggi che riporta alla mente il mai troppo lodato Balloon Fight. In questo caso il sistema di controllo si rivela affidabile ma poco preciso, portando ben presto a micidiali crisi di nervi.
Le cose si aggiustano un po’ quando si passa a Rhythm Tap (o “Tieni il Ritmo”, come è chiamato nell’edizione italiana), un classico gioco ritmico/musicale sullo stile di Donkey Konga divertentissimo soprattutto perché vivacizzato da una colonna sonora semplicemente formidabile (potete ascoltarne un estratto sul sito ufficiale giapponese).
Il quarto esperimento di Let’s Tap è battezzato Silent Blocks (Blocchi Silenziosi) e ricorda il temibilissimo Jenga, il celebre gioco da tavolo che ha portato migliaia e migliaia di persone a litigare in maniera furibonda. In Blocchi Silenziosi trovano spazio delle torri costruite con dei grossi mattoni colorati, che devono essere sfilati picchiettando dolcemente sulla scatola sulla quale è posizionato il telecomando Wii. In questo caso non bisogna solo badare all’intensità dei colpetti, ma anche formulare qualche microstrategia per decidere quale blocco sfilare (e quando farlo, naturalmente).
Il Visualizer, o Illustratore che dir si voglia, è l’ultima delle stranezze inserite nella scaletta di Let’s Tap e, tra l’altro, è sicuramente quella più lontana dal mondo dei videogiochi comunemente intesi. In un certo senso, però, è anche la più affascinante. Di fatto si tratta di alcuni sfondi in stile “salvaschermo” che è possibile stuzzicare a suon di “tap tap”: ritrovarsi a suonare una tastiera invisibile mentre si lanciano in aria delle palline colorate è un’esperienza genuinamente fresca e appagante, anche se bisogna ammettere che per apprezzarla fino in fondo bisogna vantare una certa predisposizione alla follia.

I giochi di Let’s Tap, che come abbiamo visto si possono tranquillamente definire “curiosi”, brillano anche perché vivacizzati da una presentazione grafica e (soprattutto) sonora sempre frizzante e coinvolgente. I giocatori dai gusti più stravaganti e che vogliono mettere un piede nel futuro dei videogiochi farebbero bene a non trascurarlo.

LET’S CATCH
La pubblicazione di Let’s Tap è stata accompagnata da quella di Let’s Catch, un giochino per WiiWare messo in vendita al prezzo di 1.000 Nintendo Point (dieci euro). L’idea di base è di una semplicità disarmante, visto che si tratta di una raccolta di giochini incentrati sul lancio di una pallina da baseball, pallina che naturalmente viene scagliata a destra e a manca grazie al telecomando Wii. Let’s Catch vanta una veste grafica decisamente ispirata, ma si rivela ben presto piuttosto noioso e povero di idee. In compenso, però, con il suo acquisto si sbloccano alcuni extra per Let’s Tap (quelli più difficili da ottenere, nemmeno a farlo apposta).