Un beat’em up che riprende fedelmente le orme delle leggende del passato, ma lo fa con uno stile tutto suo.
Se c’è un genere del passato che proprio manca alle nuove generazioni è quello dei picchiaduro a scorrimento. Giochi come Street of Rage, Double Dragon e Final Fight hanno davvero fatto la storia, in quel glorioso periodo fra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90. Pomeriggi spesi in qualche infimo bar nel tentativo di finire tutto il gioco con “la gomitata” o a casa sulle conversioni non sempre brillantissime per Amiga… bei tempi, peccato che poi con l’arrivo del 3D la maggior parte di questi giochi sia finita nel dimenticatoio e solo pochissimi hanno riprovato a tornare su quei passi, spesso con risultati tutt’altro che memorabili.
Ed è quasi sorprendente quindi apprendere dell’esistenza di un beat’em up che non solo riprende fedelmente le orme delle leggende del passato, ma lo fa in uno stile molto particolare e per certi versi decisamente originale. Unbound Saga è il frutto del lavoro di un team relativamente giovane, attualmente impegnato nello sviluppo di uno sparatutto online per PC (Crimecraft), nonché un paio di strategici facenti parti del franchise Robocalypse dedicati a Nintendo DS e Wii. Purtroppo al momento non è ancora chiaro che tipo di distribuzione verrà adottata per l’Europa: Unbound Saga infatti è uscito il 16 luglio negli Stati Uniti attraverso il PlayStation Store, saltando a piè pari la distribuzione in formato UMD, cosa fra l’altro già accaduta con Patapon 2. Non è un mistero che nel Vecchio Continente sia ancora ampiamente preferito il supporto fisico, ma per ora Sony non si è sbottonata in proposito, anche se attendiamo novità in merito. Essendoci un discreto numero di sequenze parlate, sarebbe d’uopo attendersi una traduzione come si deve, ma anche i sottotitoli non ci starebbero male, dato che al momento non sono previsti. Ciò detto, vediamo di capire meglio cosa ci aspetta da questo “rullacartoni” d’altri tempi…
Unbound Saga si ispira per certi versi a Last Action Hero, il famoso film con protagonista un Arnold Schwarzenegger che scopre suo malgrado di essere semplicemente il personaggio principale di una serie di film d’azione. Nel nostro caso l’eroe della vicenda, Rick Ajax, vive fra la pagine di un fumetto estremamente violento, ambientato fra le vie di una putrida città a dir poco corrotta, Toxopolis. Aiutato da un avvenente e poco vestita donzella, tale Lori Machete (il cognome è tutto un programma), dovrà affrontare orde di teppisti, tossici e mutanti d’ogni genia per giungere dal nemico di sempre, The Maker, e spedirlo al Creatore a suon di bastonate.
Lo stile grafico adottato è perfettamente in linea con quello di un classico fumetto, con l’azione che si svolge letteralmente fra le celle che compongono le varie tavole. Ogni ambiente è infatti circoscritto e non particolarmente legato a quello successivo: questo ha permesso ai grafici di sbizzarrirsi realizzando situazioni sempre diverse e adottando anche visuali non necessariamente bidimensionali. I fondali, disegnati a mano, sono stati fusi con gli elementi poligonali di cui sono composti oggetti e personaggi, il tutto amalgamato con una discreta efficacia. Ad aumentare la sensazione da “comic” troviamo questa “mano con matita” che disegna letteralmente i nemici su schermo, una trovata davvero originale.
I due protagonisti dispongono di una discreta serie di mosse e combo, ma sono differenziati per abilità e caratteristiche: Rick è un picchiatore nato, non particolarmente veloce, ma in grado di raccogliere oggetti di qualsiasi tipo e usali per fracassare le ossa agli avversari. Lori invece può disporre di alcune tecniche particolari, come il rendersi invisibile. È possibile passare da uno all’altro in tempo reale, tranne in alcune specifiche missioni. L’unica cosa su cui ci riserviamo qualche dubbio sono le animazioni, legnosette e piuttosto lente, ma vedremo poi in fase di review di capire quanto influenzino la giocabilità. Le premesse sono comunque più che discrete, ora la palla passa a SCEE…