Ghostbusters: The Videogame – Recensione Xbox 360

Torniamo a parlare degli indiscussi protagonisti della Manhattan cinematografica di fine anni ’80… e questa volta è davvero “alta definizione”.

Arriva anche in Europa e ci verrebbe da aggiungere, “finalmente”, la versione Xbox 360 di quel Ghostbusters: The Videogame, che aveva fatto storcere il naso ai possessori di PS3, per via delle evidenti carenze in termini di risoluzione nativa. Il titolo dei Terminal Reality si presenta, agli utenti Microsoft, pressoché invariato nei contenuti (per i quali vi rimandiamo alla relativa recensione) rispetto alla controparte. Andiamo ora ad analizzare ciò che, invece, caratterizza questa edizione.

LEI DI DOV’ È? CIOÈ… DI DOV’ ERA?
L’elevatissimo dettaglio con cui sono stati ricostruiti personaggi e armamenti, zaino protonico su tutti, lascia esterrefatti. I primi sessanta minuti di gioco passano senza che ci si renda conto del loro trascorrere. La nostra attenzione viene rapita dai volti e dalla mimica gestuale dei protagonisti, dagli effetti particellari del flusso protonico, dall’incredibile qualità con cui sono stati animati i fantasmi. Qualche dettaglio in più e ci si sarebbe potuti confondere con la proiezione di un ipotetico terzo film dedicato agli Acchiappafantasmi. Un film realizzato in computer grafica. L’illusione prosegue, grazie alla fedeltà della verve presente nei dialoghi e all’attenzione riposta nella resa delle cut scene. Il culmine lo si raggiunge, quando ci si accorge che l’Infernal Engine, motore con cui è stato sviluppato il gioco, non cede il fianco nemmeno ad una New York notturna, devastata dal redimorto omino dei marshmallow. Se proprio vogliamo trovare qualche difetto, possiamo dire che l’interno degli edifici non è tanto dettagliato quanto il resto, oppure che i tempi di caricamento dopo i “game over” sono lunghissimi… ma in pochi ci faranno attenzione.

GOZER ERA MOLTO FORTE IN SUMERIA!
Ci si sveglia dal sogno, quando il clangore degli achievement sbloccati inizia a susseguirsi con una frequenza inusuale. Poco più di un’ora di gameplay e già dieci su cinquanta sono stati raggiunti. Troppo semplice? Forse sì. Ma gli “addicted to gamerscore” possono placare i bollenti spiriti. Alcuni obiettivi sembrano davvero ostici da conquistare, senza rigiocare il titolo almeno due volte. Inoltre, anche quelli dedicati all’online richiederanno costanza e spirito di sacrificio per essere portati a termine. Non ci credete? E allora provate a conquistare l’”Estremamente Ambizioso”. L’offerta “live” è tuttavia gustosa e divertente. Il multiplayer è diviso in due modalità, che ci permetteranno di giocare con altri tre amici, in una mezza dozzina di sfide differenti (anche competitive) rese ancora più intriganti dalla possibilità di imbracciare armi inedite ed interpretare uno dei nostri eroi. Inoltre, il confrontarsi con altri giocatori umani riesce a rendere le “disinfestazioni” ancora più avvincenti e impegnative. L’unica perplessità riguarda la longevità dell’esperienza. Quanto possono durare delle sfide limitate a quattro avversari?