Dove sta la novità?

Ieri sera, da buon appassionato della serie, ho infilato il disco di Call Of Duty: Modern Warfare 2 nella mia fida Xbox 360 e mi sono lanciato in una sessione di un paio d’ore alla consueta difficoltà Veterano. Lontano dal caos redazionale e al calduccio della mia poltrona ho finalmente avuto modo di guardare l’ultimo capolavoro di Infinity Ward…

Ieri sera, da buon appassionato della serie, ho infilato il disco di Call Of Duty: Modern Warfare 2 nella mia fida Xbox 360 e mi sono lanciato in una sessione di un paio d’ore alla consueta difficoltà Veterano. Lontano dal caos redazionale e al calduccio della mia poltrona ho finalmente avuto modo di guardare l’ultimo capolavoro di Infinity Ward con occhi tranquilli e quindi oggi mi sento di fare qualche piccola considerazione in merito. Premessa: la sessione di ieri è stata preceduta da una serie di battute di caccia informative in giro per la Rete. Negli ultimi giorni, difatti, ho letto su svariati forum (e anche su qualche sito) alcune critiche che riguarderebbero l’eccessiva somiglianza di MW2 agli altri capitoli della serie Call Of Duty e, soprattutto, al primo MW. Spulciando molte recensioni mi accorgo che praticamente nessuno ha ampliato a dovere il discorso su quella che, secondo la mia modestissima opinione, è la vera novità del gioco, vale a dire la quasi totale assenza del respawn dei nemici. Per chi affronta il gioco a Veterano questa è una vera e propria rivoluzione che non può passare inosservata, come invece sta parzialmente accadendo. Nei capitoli precedenti capitava spesso di trovarsi sotto una pioggia di proiettili, costretti a eliminare velocemente un tot di soldati avversari per poi correre al riparo successivo, sperando che nel frattempo il respawn automatico lasciasse un po’ di tregua e che la linea nemica arretrasse come da script. In MW2 questo non accade, almeno nelle prime ore di gioco. Si avanza lentamente, ma comunque in modo abbastanza sistematico e, soprattutto, dipendentemente dalle nostre azioni.

Uso un esempio, che magari mi spiego meglio. Una delle missioni prevede di attraversare le favelas di Rio De Janeiro in una sorta di azione solitaria, senza quindi compagni in grado di aiutarci e fornirci copertura. Si tratta di un livello particolarmente ostico, soprattutto a causa della topografia caotica del luogo. In quel frangente mi è capitato di morire spesso e di dover ripetere più volte un passaggio per l’enorme quantità e cattiveria dei nemici presenti. Se mi fossi trovato di fronte alla struttura di un Call Of Duty a caso l’unico approccio possibile sarebbe stato quello consueto di sparare un po’ a “muzzo” e gettarmi da un riparo all’altro sperando nella divina provvidenza. Invece, per la prima volta nella serie, mi sono trovato a poter pensare con calma che, se avessi ucciso il cecchino sul tetto, forse avrei potuto avanzare fino a quel muretto dove prendere di mira i due soldati dotati di RPG, così da avere campo libero per fare il giro dietro l’edificio verde e sorprendere gli altri due miliziani che pattugliano la via verso il prossimo checkpoint.

Seppur in misura parziale, quindi, in MW2 è stato introdotto un elemento tattico che era totalmente assente in precedenza, laddove in molti momenti di disperazione l’avanzamento avveniva alla stregua del “prova tutto su tutto” di alcune avventure grafiche particolarmente ostiche. Non so che ne pensiate, ma per me la differenza è assolutamente rilevante e fa del titolo di Infinity Ward un’esperienza ben più appagante e diversa di quelle vissute con i pur ottimi predecessori, per lo meno affrontandolo a difficoltà Veterano.