Metro 2033 – Anteprima hands-on PC/Xbox 360

I profughi di S.T.A.L.K.E.R. mettono in piedi un nuovo titolo del filone catastrofico. Avranno lo stesso successo?

Gli scenari “apocalittici” descritti da Roberto Giacobbo e dalla redazione di “Voyager”, in confronto a quelli palesati in Metro 2033, non sono nulla di spaventoso e preoccupante: il futuro immaginato dai ragazzi di 4A Games è ancora più tragico, triste e cupo. Dopo lo straordinario successo di Fallout 3 e delle sue espansioni e dopo il buon esordio della serie S.T.A.L.K.E.R di matrice ucraina, lo scenario apocalittico (chiaramente post 2012…) è sempre gettonatissimo. E proprio da alcuni ex-membri della brillante software house ucraina GSC sta per arrivare sul mercato videoludico (si parla della primavera 2010) un nuovo apocalittico sparatutto, ispirato al romanzo dello scrittore russo Dimitry Glukhovsky, intitolato per l’appunto Metro 2033.

Il team 4A Games non ha stravolto più di tanto la struttura vincente del sopracitato S.T.A.L.K.E.R., rendendola per certi versi ancor più semplice e dotata di una linearità precedentemente sconosciuta. Nei panni del giovane moscovita Arytom, un ragazzo nato e cresciuto nella metropolitana della capitale russa (devastata da un misterioso cataclisma), dovrete difendervi da una pletora di pericoli: creature mutanti nate dall’esposizione in superficie alle radiazioni, bande di criminali che si aggirano nei cunicoli oscuri del sottosuolo e una società umana in cui il degrado e la disperazione la fanno da padrone, dove la sopravvivenza è garantita solo da una bella scorta di piombo. Metro 2033 sarà – a meno di un clamoroso colpo di coda – un’esperienza godibile solo in single player: il team di sviluppo ha più volte dichiarato, infatti, di volersi focalizzare sulla costruzione di un impianto narrativo di prim’ordine. Il sentore è che ci stiano riuscendo appieno, fosse solo per l’odore malinconico del degrado post-tatomico che un’ambientazione così non può non portare nel proprio DNA. Metro 2033 è un Fallout più cupo e desolato, dove è il buio a farla da padrone e dove il sottosuolo è il teatro di vicissitudini umane variegate ma accostate dalla comune necessità della sopravvivenza.

Lo scenario al di fuori del mondo sotterraneo immaginato dai ragazzi di 4A Games è alquanto desolante, e potrà essere esplorato sin dai primi istanti di gioco grazie a un gustoso prologo di cui non vi diciamo nulla per non rovinarvi la sorpresa. A differenza di S.T.A.L.K.E.R., Metro 2033 alterna alcune sezioni dedicate allo “scaricamento del piombo” ad altre di pura esplorazione, presentando mappe ben strutturate e variegate, oltre a una buona caratterizzazione delle armi a disposizione del giocatore. Un’altra soluzione piuttosto inusuale è l’assenza del famoso “HUD” sullo schermo, tanto caro agli amanti degli sparatutto: per muoversi nella gigantesca metropolitana moscovita il giocatore sfrutterà una specie di borsello in cui è presente una preziosa mappa che deve essere consultata manualmente e che, in presenza di troppo buio, avrà bisogno di essere illuminata con una torcia, attirando l’attenzione delle creature pericolose che popolano Mosca.

Il comparto grafico al momento ci ha lasciato con qualche dubbio che speriamo verrà fugato in sede di recensione: a dispetto di una buona illuminazione dinamica e di una superba atmosfera di gioco, Metro 2033 non convince ancora in quanto a modelli poligonali, sopratutto per quanto riguarda le animazioni dei personaggi. Altri aspetti da verificare più in là nel tempo riguardano la fisica di gioco e l’Intelligenza Artificiale: si tratta di due aspetti che ancora devono essere limati in molte spigolature e che dovrebbero essere la colonna portante di ogni titolo appartenente a questo genere. Anche in questo caso, però, siamo fiduciosi nelle capacità e nell’esperienza del team di sviluppo.

In definitiva, l’intreccio narrativo sembra piuttosto integrante e l’esperienza in single player appare esaltante: non resta che attendere la primavera per vedere se i ragazzi di 4A Games riusciranno a migliorare gli aspetti che, almeno per il momento, ci hanno convinto poco.