Runaway: A Twist of Fate – Recensione DS

Da oggi “spremere le meningi” avrà un nuovo significato.

Nonostante la serie Runaway possa contare sia su una buona qualità generale, sia su una folta schiera di fedeli appassionati (ci riferiamo ovviamente ai capitoli disponibili su PC), le trasposizioni destinate alle due console Nintendo non sono mai riuscite nell’intento di entusiasmare più di tanto. Purtroppo, anche quest’ultimo progetto destinato al portatile dal doppio schermo fallisce nell’impresa di scrollarsi di dosso il peso della mediocrità.

 

Tutte quelle persone che magari non hanno mai seguito gli sviluppi legati ad un Runaway a caso, sappiano solo che il titolo Pendulo Studio può essere considerato tranquillamente come la più classica delle avventure “punta e clicca”.Tra enigmi cervellotici, dialoghi infiniti e scenari suggestivi, il giocatore si ritrova prima impegnato con una morte inscenata, per finire poi in fuga da un misterioso ospedale psichiatrico e vivere così l’ennesima grande avventura in compagnia del “dinamico duo” Gina/Bryan.

 

Grazie alle capacità tattili dello schermo sensibile è sufficiente appoggiare il Pennino per ammirare il protagonista dirigersi verso il punto desiderato, mentre per interagire con un oggetto è necessario picchiettare su di esso. Un sistema concettualmente ben congegnato ma, per qualche motivo oscuro, poco preciso. Imboccare l’uscita di un stanza non si rivela sempre un’operazione agevole e, in particolari casi (come nei pressi di un crocevia), il semplice vagabondare arriva addirittura ad instaurare nell’animo del novizio investigatore un fastidioso senso di frustrazione.

 

 

Inoltre, le schermate fisse che accompagnano il giocatore nel corso dell’avventura investigativa sono afflitte da una risoluzione incredibilmente bassa. Tale deficienza, non solo aggrava in maniera considerevole l’impatto visivo generale, ma arriva purtroppo ad intaccare anche l’aspetto prettamente ludico. Scovare un indizio o una chiave da utilizzare si rivela spesso un’operazione a dir poco improba. Capiterà, così, di non accorgersi di un minuscolo ma indispensabile dettaglio, capace, da solo, di vanificare ore e ore spese a comprendere un astruso meccanismo risolutivo.

 

Un vero peccato, anche perché la trama risulta piuttosto godibile, alcuni enigmi mettono alla prova le abilità logiche di ognuno, mentre gli innumerevoli scambi testuali possiedono il dono di far nascere più di un sorriso.