Se la morte è “la livella”, la vita è “la matassa”, un’arruffato insieme dei fili di tutti i destini degli esseri umani. Che seguono percorsi strani, aggrovigliandosi, disfacendosi e riannodandosi. La
Cast: Salvatore Ficarra, Valentino Picone
Distribuzione: Medusa
Voto: 65
Se la morte è “la livella”, la vita è “la matassa”, un’arruffato insieme dei fili di tutti i destini degli esseri umani. Che seguono percorsi strani, aggrovigliandosi, disfacendosi e riannodandosi.
La famiglia Geraci trent’anni fa era stata spaccata da una lite per questioni di interesse: due fratelli si erano divisi per sempre, separando anche i due figlioletti, che giocavano ogni giorno insieme (anche se uno dei due imbrogliava sempre l’altro). Sono cresciuti lontani e profondamente diversi. Paolo (Valentino Picone) si è occupato dell’albergo di famiglia (causa della rottura), timido e insicuro, un ipocondriaco timoroso di tutto, sempre all’ombra del padre. Invece Gaetano (Salvo Ficarra) è diventato un truffaldino imprenditore, un vulcano di iniziative discutibili sull’orlo della legalità, con un’agenzia matrimoniale per anziani ed extracomunitarie a scopo permesso di soggiorno, il cui motto è “un piede sull’altare e l’altro nella fossa”.
Fortunosamente le vite dei due cugini si incrociano di nuovo e da lì in poi non si lasceranno più. L’occasione dell’incontro sarà il funerale del padre di Paolo, al quale Gaetano parteciperà per puro caso. Subodorando la possibilità di sfruttare la debolezza del cugino, come già faceva da piccolo, Gaetano decide di restare, anche perché tallonato da alcuni pericolosi clienti della sua agenzia matrimoniale, scontenti del trattamento subito. Ma paradossalmente le sue trame porteranno il cugino a compiere azioni di cui non pensava di essere capace, come provare il bangee jumping o baciare la ragazza che segretamente ama. Ma anche e soprattutto denunciare i mafiosi che taglieggiano da sempre l’albergo.
La matassa è una commedia leggera costretta a fare i conti con gli obblighi imposti da una coppia di comici celebri come Ficarra e Picone, che sono anche co-autori della sceneggiature e co-registi insieme a Giambattista Avellino, come ne Il 7 e l’8, il loro precedente successo. Senza aspettarsi niente di nuovo o rivoluzionario, il film può risultare un gradevole passatempo, condito da molte gag (alcune più divertenti, altre più scontate o ripetute) e qualche tormentone, con una sceneggiatura valida, che fra gli obbligatori equivoci e fraintendimenti intreccia i vari temi della narrazione, il rapporto “sentimentale” fra i due cugini, le beghe di Gaetano alle prese coi suoi clienti arrabbiati, i rapporti sempre interessati con dipendenti, parenti ed amici, la Mafia e la Polizia, e, perché no?, la nostalgia del tempo perduto.
Chiaro che il film si appoggia sulla simpatia dei due, sulle buffe facce di Ficarra e sull’indifeso e tenero Picone. Ben scelti i personaggi di contorno, dal redivivo Pino Caruso a Domenico Centamore, il mafioso imbranato, oltre a Mario Pupella, il boss da manuale (che comunica esclusivamente tramite pizzini) ed alle brutte facce dei picciotti, stile “Gomorra”.