Allora, per giocare senza spendere un centesimo ci sono tanti modi. Uno, il più diffuso, già lo conosciamo. Poi ci sono gli altri, quelli legali. Ci si può accontentare di provare tutti i demo possibili e immaginabili. Il che, seriamente, potrebbe essere anche un’opzione praticabile. Tra versioni dimostrative per PC, XBLA e PSN, solo a fare un…
Ci si può accontentare di provare tutti i demo possibili e immaginabili. Il che, seriamente, potrebbe essere anche un’opzione praticabile. Tra versioni dimostrative per PC, XBLA e PSN, solo a fare un elenco di quelle uscite nell’ultima settimana va via una giornata buona. Certo rimane sempre il fatto che di demo si tratta, quindi spezzoni incompleti di un gioco, trame che iniziano e che non si vedono portate a compimento, cenni di un gameplay che può piacere ed entusiasmare ma che tocca abbandonare troppo presto. Una sorta di ludus interruptus, ecco.
Poi ci sono i giochi freeware e quelli open source. E ce n’è a bizzeffe, volendo cercare un po’ in giro. Di tutti i generi. Bisogna accontentarsi, naturalmente, visto che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di progetti portati avanti da gente che non è pagata per farlo, e che non ha le risorse per tirar fuori un Gears of War o un Fallout 3. In molti casi la grafica è rozza, il gameplay semplice semplice (o “vecchia scuola”, come si suol dire), ma non mancano prodotti di un certo spessore e che possono garantire anche un discreto coinvolgimento a medio termine. E in questo panorama non mancano le idee originali e più sperimentali, quelle innovazioni che i grandi publisher non si vogliono prendere il rischio di produrre. C’è però anche tanta spazzatura, e prima di trovare qualcosa di buono si rischia di perdere un sacco tempo. Tempo che, ovviamente, non abbiamo.
Per chi cerca strade meno impegnative, ci sono i giochi in Flash e compagnia bella, che spaziano dal semplice clonazzo di Tetris a più complessi titoli strategici a turni, e che ultimamente stanno raggiungendo livelli qualitativi notevoli. Anche lì non si paga per giocare, ma la pubblicità aiuta gli sviluppatori, e questo si vede anche nel risultato finale. E questo genere di prodotti comunque non asseconda la sete di un “gamer”. Forse dissetano un po’, ma non ci bastano.
Poi ci sono i giochi parzialmente gratis, con le componenti a pagamento. Una tendenza inaugurata da molti MMOG e che anche le grandi case stanno pian piano cominciando a sperimentare, e che vedremo applicata in maniera consistente nei prossimi mesi (vedi Battlefield Heroes, il primo che mi viene in mente). Ci saranno tantissimi giocatori che si accontenteranno della componente “free”, e tanti altri che spenderanno volentieri pochi centesimi o qualche euro per comprare un’arma, un circuito o un upgrade. Moltiplicato per decine di migliaia, questo si traduce in un modello di business che ha una sua attrattiva, occorre riconoscerlo.
Molto (tutto?) del successo di questa strategia dipenderà anche da come le case decideranno di supportarla, garantendo agli “scrocconi” un divertimento limitato ma comunque degno di tal nome, e un titolo non eccessivamente “castrato”. Correre contro giocatori “paganti” garantendomi matematicamente di arrivare ultimo perché ho la macchina meno potente non mi diverte. Sarebbe un po’ troppo simile al mondo reale, e allora tanto vale. Avere un campionato di sfigati in cui si corre tutti con le stesse possibilità di vittoria, mentre i paganti corrono da un’altra parte, questo mi divertirebbe di più (e traslate pure per il genere che preferite, è uguale).