DRM o NON DRM?

Quello dei DRM è un tema molto sentito tra i videogiocatori, perché ha risvolti non solo pratici ma anche legali sui quali si discute nei forum alle volte con toni molto accesi. Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, un DRM (Digital Right Management) è un sistema adottato da coloro che detengono un copyright per controllare o limitare…

Quello dei DRM è un tema molto sentito tra i videogiocatori, perché ha risvolti non solo pratici ma anche legali sui quali si discute nei forum alle volte con toni molto accesi. Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, un DRM (Digital Right Management) è un sistema adottato da coloro che detengono un copyright per controllare o limitare l’utilizzo di una proprietà intellettuale. Questo meccanismo è più complesso di quelli che proibiscono la duplicazione, perché permette al publisher una serie di controlli quali l’autenticazione online, il numero massimo di installazioni/disinstallazioni e via discorrendo.
Per alcuni questi sistemi sono necessari per combattere la pirateria che sta sempre più piagando il nostro mondo dei balocchi elettronici, per altri invece si tratta di ingiustificabili intrusioni nei nostri computer che in alcuni casi portano all’installazione occulta di alcuni strumenti di controllo. Quel che è innegabile è che i DRM sono costantemente aggirati così come i più semplici sistemi anti duplicazione, e alla fine costringono l’utente che voglia acquistare originale a una serie di operazioni che il pirata può bellamente ignorare. Insomma, a rimetterci spesso è chi vuole stare dalla parte della legalità.

Ebbene, negli ultimi tempi si sta assistendo da parte di alcune software house a un’inversione di tendenza, che ha portato qualche mese fa una piccola società come la Stardock a fare della ridotta intrusività del DRM di Sins of a Solar Empire il proprio cavallo di battaglia. La risposta da parte della community è stata ottima in termini di ritorno di immagine, le vendite un po’ meno ma comunque buone, e questo fatto deve avere minato le sicurezze di alcuni tra i più importanti attori della nostra industria. Arriviamo così all’annuncio di oggi da parte di Electronic Arts, in cui viene detto che The Sims 3 non avrà alcun DRM ma un semplice sistema di protezione basato sul buon vecchio codice seriale. Una notizia non da poco, un passo indietro che per molti è invece avanti, e che lascia maggiormente stupiti se si pensa che a farlo è la stessa società che ben diversamente si era comportata in occasione di Spore. Ad annunciarlo è stato l’Executive Producer Rod Humble, sostenendo che questa sia “una buona soluzione che renderà più facile giocare a Sims 3 senza alcun DRM che potrebbe essere invasivo o lasciarvi con la preoccupazione di dovervi autenticare in un futuro lontano a chissà quale server“.

Sia chiaro, il discorso non fa una piega e tutto sommato per noi giocatori questo non può che essere un bene. Però, nella mia piccola esperienza di chi si è occupato delle acquisizioni dei giochi allegati, posso dirvi che quella della protezione è una voce che incide non poco sul bilancio di un videogame. Un Securom in versione base, giusto per evitare la copia di un disco, può costare fino a 0,12 euro al pezzo. Non so e non oso immaginare quanto possa costare uno dei DRM ultimo modello, usati in alcuni dei casi più contestati degli ultimi tempi, come ad esempio Bioshock per PC. Ognuno di noi quindi non può fare altro che una propria stima del costo del DRM per ogni singola copia, e moltiplicarlo per il tirato di un gioco dalle vendite record come sarà The Sims 3. Quanti milioni di dollari risparmierà in questo modo Electronic Arts? In generale, quanto calerebbero i costi di duplicazione per le software house nel momento in cui tornassero ai vecchi seriali o alle parole da inserire presenti nella tal pagina del manuale di gioco?

Insomma, la sensazione è che dietro certe dichiarazioni ad effetto vi siano delle valutazioni economiche che acquistano maggior rilievo in un contesto quale quello che stiamo vivendo, con software house che ogni giorno annunciano nuovi licenziamenti. Nel dubbio allora se quello verso i seriali sia un ritorno di fiamma dettato da vero amore o da interesse, non ci resta che accogliere la notizia con del sano pragmatismo e pensare che per una volta a guadagnarci saranno gli utenti finali, cioè noi.