Dark Void – recensione PC/Xbox 360/PS3

Dopo l’anteprima di qualche settimana fa è finalmente giunto il momento di dare un’occhiata più da vicino a questo Dark Void, il nuovo titolo di Capcom sviluppato dalla Airtight che qualcuno…

Dopo l’anteprima di qualche settimana fa e intervista a seguire, è finalmente giunto il momento di dare un’occhiata più da vicino a questo Dark Void, il nuovo titolo di Capcom sviluppato dalla Airtight che qualcuno ricorderà per il suo Crimson Skies per la prima Xbox.

La storia riprende il mistero del Triangolo delle Bermuda mettendoci nei panni del pilota William Augustus Grey che, sorvolando la temuta regione nord occidentale dell’oceano Atlantico, viene proiettato in una dimensione parallela, in una landa sconosciuta, dove incontrerà altri malcapitati che hanno subito la stessa sorte, e che si sono dovuti giocoforza organizzare per combattere i Guardiani, una razza aliena che un tempo dominava la Terra. Tra i prigionieri di questo universo alternativo c’è anche Nikola Tesla, fisico e ingegnere di origine serba (davvero esistito) che non mancherà di offrire il proprio contributo alla resistenza facendo rverse engineering della tecnologia aliena: la sua ultima “invenzione” (ma non l’unica) è infatti uno zaino dotato di razzi che permette di volare.

E proprio questo è l’elemento cardine del gioco, la possibilità per il protagonista di volare e combattere al tempo stesso. I jetpack razzi creati da Tesla (all’inizio in versione “basic”, che evolverà nel corso della partita) permettono di accedere a ogni angolo dello scenario: il movimento non è vincolato dalle leggi di gravità e l’area di gioco è stata progettata in modo da sfruttare fino in fondo questa potenzialità. Sia chiaro, i livelli sono pur sempre lineari (occorre portare a termine obiettivi ben precisi), ma la maggior parte delle arene in cui si tengono gli scontri permettono di svolazzare in piena libertà di qua e di là.

Questa scelta consente al giocatore di adottare la propria tattica preferita, senza vincolarlo a un approccio ben preciso: si può decidere di alternare spostamenti per via terrestre e aerea, e combattere a piedi o in volo. Nel primo caso il gameplay riprende quello degli shooter 3D classici alla Gears of War, con copertura e tutto il resto; lo stesso concetto si applica anche nei duelli verticali, uno degli elementi più originali del gioco, nei quali la protezione viene offerta da piattaforme cui ci si appende rivolgendo lo sguardo in alto o in basso.

I duelli in aria riprendono invece il modello di volo degli arcade aerei, nei quali le cabrate e i giri della morte sono rappresentati da più spettacolari capriole e avvitamenti del protagonista. La mitragliatrice montata sul jetpack fornisce un buon volume di fuoco e, come tutte le armi del gioco (anche quelle aliene), può essere potenziata e migliorata utilizzando i punti guadagnati nel corso della partita. A questo si aggiunge anche il fatto che è possibile “arrembare” anche i mezzi nemici tramite un minigame basato su “quick time event”, (la pressione dei tasti indicati sullo schermo), e che possono essere utilizzati in combattimento.

Dark Void miscela e propone al giocatore dinamiche appartenenti a diversi generi (sparatutto, simulatori di volo e piattaforme), proponendosi come titolo discretamente originale in un panorama piuttosto piatto; il grado di sfida è accentuato anche dal riuscire a padroneggiare i controlli dei razzi, non sempre precisi e affidabili, e dalla gestione della scarsa quantità di munizioni. Ci saremmo aspettati qualcosa di più dalla AI dei nemici; va meglio quando sono dotati di jetpack, dal momento che risultano intrinsecamente meno “statici”. Deludente soprattutto la longevità: la campagna single player può essere portata a termine nel giro di qualche ora, e a parte rigiocare i livelli affrontati in precedenza, una volta arrivati alla fine non rimane molto altro da fare (e non c’è neppure il gioco in rete).

Dal punto di vista tecnico DV non delude: la scelta dell’Unreal Engine 3 permette una fluidità sempre eccellente, un’ottima gestione delle luci e personaggi ricchi di dettaglio e ben animati. Il supporto al sistema PhysX per la fisica è piuttosto limitato, ma quel poco che c’è risulta di ottimo impatto, in particolare per quel che riguarda gli effetti di fumo ed esplosioni. Ottima la colonna sonora orchestrale, composta da Bear McCreary (Battlestar Galactica).