L’ennesimo clone di Brain Training? Ebbene sì…
Qualche anno fa uscì per DS un videogioco davvero strano. Si trattava di Brain Training, l’ottimo allenamente del dottor Kawashima. Come al solito, nel giro di qualche mese il mercato era già invaso da un numero spropositato di suoi cloni.
Oggi, a distanza di anni, anche i possessori di PC potranno dilettarsi con uno di questi titoli, Mind Training. Il problema è sempre lo stesso, però, non solo non si tratta di un vero e proprio gioco ma di una collezione di esercizi da completare in sequenza, inoltre è difficle valutare a lungo termine gli eventuali benefici. A differenza della maggior parte dei suoi rivali, però, Mind Training si basa su solide basi scientifiche (gli studi del dottor Baldwin) e il suo obiettivo non è quello di aumentare il Q.I., bensì di modificare le nostre abitudini con l’intento di diminuire lo stress e incrementare l’autostima.
Ma come compiere questa impresa? La ricetta è piuttosto è semplice: abituarsi a concentrare la propria attenzione sui rinforzi positivi. In pratica, dopo aver riempito un breve questionario iniziale, dovrete affrontare una sezione di allenamento composta da 4 tipi di esercizi. Tutti si basano sui principi di associazione, inibizione e attivazione ma ognuno di essi allena una specifica componente della nostra intelligenza. Per esempio, cercando le facce sorridenti tra una moltitudine di volti imbronciati la nostra mente si abituerà a reagire in modo positivo nei contesti sociali. Ogni giorno, poi, saremo tenuti a sostenere un test che, analizzando le nostre capacità di concentrazione, osservazione, astrazione, percezione e autovalutazione, ci informerà sugli eventuali progressi.
Il vero punto dolente di Mind Training è rappresentato dal suo comparto tecnico. D’accordo che per un gioco del genere la grafica non sia poi così importante, ma il tutto appare poco colorato e anche il sonoro si rivela ripetitivo. La cosa che lascia più perplessi, però, è il fatto che tutti gli esercizi siano strutturati attorno a un medesimo concetto: la gratificazione ottenuta da un sorriso.
In definitiva quindi, valutanto Mind Training come un vero e proprio gioco, il risultato sarebbe deludente, ma se davvero funzionasse, tutti i problemi esposti in precedenza passerebbero in secondo piano. Indubbiamente se c’è costanza e concentrazione, i grafici mostrano evidenti miglioramenti ma è difficile dire se questo sia dovuto a un effettivo aumento delle capacità sociali e non a un affinamento delle scorciatoie mentali, utili per la risoluzione dei vari test.
Oggi, a distanza di anni, anche i possessori di PC potranno dilettarsi con uno di questi titoli, Mind Training. Il problema è sempre lo stesso, però, non solo non si tratta di un vero e proprio gioco ma di una collezione di esercizi da completare in sequenza, inoltre è difficle valutare a lungo termine gli eventuali benefici. A differenza della maggior parte dei suoi rivali, però, Mind Training si basa su solide basi scientifiche (gli studi del dottor Baldwin) e il suo obiettivo non è quello di aumentare il Q.I., bensì di modificare le nostre abitudini con l’intento di diminuire lo stress e incrementare l’autostima.
Ma come compiere questa impresa? La ricetta è piuttosto è semplice: abituarsi a concentrare la propria attenzione sui rinforzi positivi. In pratica, dopo aver riempito un breve questionario iniziale, dovrete affrontare una sezione di allenamento composta da 4 tipi di esercizi. Tutti si basano sui principi di associazione, inibizione e attivazione ma ognuno di essi allena una specifica componente della nostra intelligenza. Per esempio, cercando le facce sorridenti tra una moltitudine di volti imbronciati la nostra mente si abituerà a reagire in modo positivo nei contesti sociali. Ogni giorno, poi, saremo tenuti a sostenere un test che, analizzando le nostre capacità di concentrazione, osservazione, astrazione, percezione e autovalutazione, ci informerà sugli eventuali progressi.
Il vero punto dolente di Mind Training è rappresentato dal suo comparto tecnico. D’accordo che per un gioco del genere la grafica non sia poi così importante, ma il tutto appare poco colorato e anche il sonoro si rivela ripetitivo. La cosa che lascia più perplessi, però, è il fatto che tutti gli esercizi siano strutturati attorno a un medesimo concetto: la gratificazione ottenuta da un sorriso.
In definitiva quindi, valutanto Mind Training come un vero e proprio gioco, il risultato sarebbe deludente, ma se davvero funzionasse, tutti i problemi esposti in precedenza passerebbero in secondo piano. Indubbiamente se c’è costanza e concentrazione, i grafici mostrano evidenti miglioramenti ma è difficile dire se questo sia dovuto a un effettivo aumento delle capacità sociali e non a un affinamento delle scorciatoie mentali, utili per la risoluzione dei vari test.