Good Old Marketing

La mossa (o “stunt”, come si dice in questo caso) di marketing di Good Old Games per rilanciare il proprio sito internet è di quelle che, nel bene o nel male, rimarrà nella memoria di molti. E non escluderei che possa anche diventare un caso di studio. Perché, fosse o meno nelle intenzioni di CD-Projekt, la trovata ha funzionato. Dico “presunto”…

La mossa (o “stunt”, come si dice in questo caso) di marketing di Good Old Games per rilanciare il proprio sito internet è di quelle che, nel bene o nel male, rimarrà nella memoria di molti. E non escluderei che possa anche diventare un caso di studio. Perché, fosse o meno nelle intenzioni di CD-Projekt, la trovata della presunta chiusura del sito ha funzionato.

Dico “presunta” perché tecnicamente GOG.com non ha MAI detto/scritto esplicitamente che il sito avrebbe chiuso, limitandosi a una serie di espressioni ambigue e lasciando che la rete e la sua capacità di generare speculazioni e pettegolezzi a non finire facessero il resto. Aggiungiamoci l’interruzione – quella sì, reale, e senza dubbio la scommessa più grande da parte della casa polacca – del servizio di download dei giochi, che ha lasciato spaesati non pochi, e l’uso intelligente della home page del sito: una scritta in Times New Roman su fondo bianco, nell’immaginario collettivo, significa solo problemi, e questo ha contribuito ulteriormente al diffondersi del panico.

La trovata ha funzionato, dicevo, perché praticamente tutti i siti videoludici del pianeta hanno dato la notizia con grande risalto. Un paio di amici mi hanno persino telefonato dicendomi: “Hai saputo? Disastro, chiude GOG!” E come loro, tutti quelli che fino a oggi non avevano mai sentito parlare di questo sito, ne sono stati messi al corrente. In termini di bacino d’utenza, penso che non sia esagerato dire che CD-Projekt abbia perlomeno decuplicato i valori precedenti, se non di più. E di tutti questi, chissà quanti sono andati a vedersi il sito una volta che ha riaperto, magari semplicemente per capire di cosa diavolo stessero parlando tutti quanti, e ha finito per comprare qualcosina (per quel che costa…), o scaricarsi alcuni dei titoli gratuiti.

Aggiungo un’ultima nota che rende ancor più rilevante quanto messo in piedi da GOG.com: il costo pressoché nullo di questa operazione di marketing. Un’idea, un annuncio in home page fatto in tre secondi, la chiusura del sito. Tutto il resto del “lavoro” è stato fatto dagli altri, noi giornalisti per primi.

Tutto liscio, dunque? Tutto senza conseguenze? A posto così? Niente affatto. In parecchi si sono sentiti presi in giro, lo scherzo non è andato giù, hanno ritenuto che un simile precedente vada scoraggiato a ogni costo, e si sono spinti a promettere boicottaggio perpetuo negli anni a venire. Chissà se lo faranno realmente. Del resto, la fiducia di un cliente è importante, questo è sicuramente vero. E ha senz’altro ragione Marcin Iwinski di CD-Projekt quando dice (oltre al messaggio di scuse pubblicato alla riapertura del sito) che “dovranno lavorare duro per riguadagnarsela“.

Però c’è una cosa che va detta: il bello di GOG sta proprio nel fatto che non c’è bisogno di fidarsi di loro. Non nel medio-lungo periodo, perlomeno. I giochi che ho comprato occupano una quantità di spazio irrisoria rispetto ai volumi a cui siamo abituati oggi, ci stanno tranquillamente su un CD o una chiavetta super economica, e se anche chiudessero domani me li posso comunque reinstallare quando voglio senza dovermi ri-connettere al loro sito per nessun motivo. La copia che ho sul mio PC rimarrà per sempre mia. Ben diverso è il caso in cui chiudesse uno Steam, o una Ubisoft qualunque che pretendono la connessione perenne ai loro server per poter giocare.