God of War: Ghost of Sparta

Kratos si fa tascabile. Che sia il capolavoro di Ready at Dawn il canto del cigno della console portatile di Sony? [Review]

Kratos ha vissuto un anno decisamente importante: a marzo abbiamo potuto finalmente mettere la parola fine allo strapotere degli dei greci, in un terzo capitolo che ha praticamente riscritto il concetto di epico applicato a un videogioco, mentre a giorni saranno disponibili anche sul PSN i primi due capitoli rimasterizzati in alta definizione. Quel che non tutti si aspettavano è che il 2010 si sarebbe concluso con un secondo spin-off su PSP, dopo lo straordinario Chains of Olympus, indubbiamente uno dei migliori titoli mai apparsi sulla piccola della famiglia PlayStation. Con i Ready at Dawn ancora una volta dietro il progetto (qui la nostra intervista esclusiva ad Andrea Pessino), era lecito attendersi un risultato quantomeno paragonabile alla precedente produzione.
Inutile sottolineare che l’obiettivo è stato abbondantemente centrato. E anzi, è davvero straordinario quello che sono riusciti a fare gli sviluppatori californiani, portando la PSP a un livello visivo che non ha eguali nel panorama attuale del divertimento portatile.

Ma andiamo con ordine. Anzitutto Ghost of Sparta va a colmare il buco narrativo fra il primo e il secondo capitolo della saga principale, rispondendo anche ad alcune questioni rimaste in sospeso e appena accennate nella conclusione della trilogia su PS3. Ancora una volta Kratos dovrà lottare con i fantasmi del suo passato e con gli dei che non mancheranno di tormentarlo, con il solo risultato di renderlo sempre più furioso a iracondo nei loro confronti… e sappiamo bene che non è proprio il caso di far arrabbiare il nostro spartano preferito.
Il Fantasma di Sparta dovrà fronteggiare un difficile cammino che lo porterà ad affrontare non solo alcune leggendarie creature della mitologia ellenica come la mostruosa Scilla, ma anche creature infernali (le Erinni prima e Thanatos poi), attraversando luoghi simbolici come l’isola di Cipro, Atlantide e i monti della Laconia, con tanto di giretto proprio nella città di Sparta. Il perché di tanto vagare è da ricercare nel disperato tentativo di salvare una persona molto cara al nostro eroe, nientemeno che suo fratello Deimos, trascinato via dalla sua famiglia in tenera età perché ritenuto un pericolo per gli olimpi.

In questo seconda produzione, i Ready at Dawn non hanno voluto stravolgere in alcun modo tutte le dinamiche e le meccaniche tanto care ai fan di Kratos. Il sistema di combattimento è rimasto sostanzialmente identico, con le mosse affidate principalmente a due tasti, con alcune variabili possibili con la pressione dei grilletti frontali. Al digitale sono legate le tre magie disponibili, fra le quali figurano l’Occhio di Atlantide (un arco elettrico che possiamo direzionare a nostro piacere), il Fragello delle Erinni (una sorta di buco nero portatile, davvero molto utile) e il Corno di Boreas (che può congelare momentaneamente più nemici, forse il potere meno riuscito).

In quanto alle armi, i designer hanno preferito limitarne parecchio la varietà, tanto che in pratica ve ne sono solo due, con in aggiunta una variante, e cioè le classiche Lame di Atena, marchio di fabbrica della serie, di cui è possibile utilizzarne una versione infuocata nota come la Piaga di Thera. In questa variabile le Lame saranno più potenti e in grado di bruciare i nemici, se non farli proprio esplodere; il tutto sarà comunque limitato da una barra di energia che si consumerà in relazione all’uso di tale potere.
Ben diverso il discorso della Armi di Sparta, ovvero la lancia e lo scudo che abbiamo imparato a riconoscere come armamento base del guerriero spartano, attraverso il film 300. Oltre a permetterci di colpire nemici a distanza, ci fornisce protezione da alcuni tipi di attacchi e situazioni ambientali piuttosto ostili.
Può sembrare nel complesso una selezione piuttosto povera, soprattutto paragonata allo standard medio di GoW, ma in realtà è una scelta decisamente sensata e permette di evitare di mettere in campo armi che poi finiscono con non l’essere mai utilizzate se non in minima parte.

Il gameplay è fondamentalmente legato alle sue radici e non tradisce in alcun modo le aspettative: i combattimenti sono sensazionali, velocissimi e se proprio dobbiamo trovare un difetto, avremmo preferito una maggiore varietà di nemici. Ciò detto, quel che gli sviluppatori sono riusciti a cavare dall’hardware della PSP è qualcosa che si avvicina molto al miracoloso, con un resa visiva delle ambientazioni assolutamente pazzesca, in grado di mettere in imbarazzo buona parte delle produzioni PS2. La fluidità è sempre ottima, le animazioni impeccabili e anche in quanto effetti di luce (bloom a pieno schermo) e particellari siamo a livello di console da casa della scorsa generazione.

Insomma, Ghost of Sparta è un titolo assolutamente imperdibile per i fan di Kratos e anche per chi vuole dare un ultimo grande saluto alla PSP, che ormai – inutile nasconderlo – viaggia sul viale del tramonto. Un gran bel modo di andarsene, comunque…