Operation Flashpoint: Red River – L'Anteprima

Codemasters rispolvera il mappamondo e tira il fuori il Tajikistan dal cappello. Torna la fantaguerra più reale che c’è! [Preview]

Non ci sono corridoi nei quali proseguire a colpi di script. Non ci sono nemici che respawnano all’infinito. Non ci sono armi fantascientifiche e non si recupera la salute in automatico. E, soprattutto, non c’è da fare gli spiritosi, perché basta un colpo piazzato bene e si finisce a terra, con un’emorragia alla femorale e un impietosa scritta che dice game over. Parliamo di uno sparatutto in soggettiva diverso dai vari Call of Honor e Medal of Duty (Fabio… non sei mica tanto normale, neh! ndAlias), che invece di guidare il giocatore su un binario spettacolare e assistito lo scaraventa in una guerra che non fa prigionieri. Un enorme mondo in cui muoversi liberamente, una manciata di missioni da superare e una terra inospitale piena di guerriglieri che tendono trappole e imboscate. Parliamo di Operation Flashpoint: Red River, terzo episodio di una delle serie che hanno lanciato la nicchia delle simulazioni belliche.

UN PO’ DI STORIA
Il primo Operation Flashpoint uscì sotto l’egida di Codemasters, ma poi lo studio di sviluppo (Bohemia Interactive) abbandonò i Codies per sviluppare ArmA, che di fatto è il principale concorrente di Flashpoint, nonché l’unico altro esponente attuale del genere. Operation Flashpoint è quindi passato nelle mani di uno studio interno di Codemasters, che ha dato vita al valido Dragon Rising, un secondo episodio imperfetto ma pieno di buone idee, ed è ora al lavoro su Red River. Abbiamo visitato i loro studi, persi tra le brume del Warwickshire, facendoci guidare dal Creative Director Sion Lenton in un bel giro turistico per scoprire tutti gli ingranaggi che fanno girare il gioco, dai grafici ai programmatori, dai designer all’addetto della macchina del caffè.

TAJIKISTAN
Il gioco è ambientato in Tajikistan, una zona abbastanza vicina ai conflitti caldi del pianeta da prestarsi a un credibile scenario fantapolitico, che vede per l’ennesima volta l’esercito americano impegnato in terra straniera. Non ci saranno livelli separati, perché tutto si svolgerà su un’unica mappa, grande decine di chilometri quadrati e modellata su dati geografici reali, ma addomesticata quanto basta per non creare ostacoli alla giocabilità. Attraverseremo tutte le regioni del Tajikistan, godendoci la bellezza dei paesaggi e la diversità delle zone climatiche, che – pur con qualche licenza poetica – garantiranno la variazione cromatica d’ordinanza degli FPS moderni. Il dato più importante, però, è che le missioni non si svolgeranno in ambienti chiusi, bensì in ampi spazi aperti dove voi e i vostri nemici avrete ampio spazio di manovra, e dovrete davvero fare buon occhio alla vostra posizione. I riottosi ripiegheranno in caso di perdite, rintanandosi nei vicoli delle sporadiche città, e voi dovrete avvalervi delle particolarità del terreno per far muovere in maniera sicura (per quanto possibile) la vostra squadra. Sì, perché in Red River non sarete mai soli.

IN QUATTRO SI È IN COMPAGNIA
Tutto Red River sarà giocabile in cooperativa, fino a riempire una squadra di quattro giocatori, che interpreteranno uno dei ruoli chiave della tipica unità del corpo dei marine: caposquadra, mitragliere, granatiere e fuciliere. Ogni “personaggio” avrà le sue caratteristiche, che andranno ben oltre i classici perk di Call of Duty, anche a causa dell’alto livello di difficoltà. Non ci sono boost alla salute o silenziatori di passi, bensì riduzioni della dispersione del fuoco e aumenti della gittata, che in un campo di battaglia aperto e senza confini possono fare la differenza tra la vita e la morte.

Guarda in HD

Stando a Sion Lenton la campagna risulterà completamente diversa in base al ruolo scelto, fatto che nelle speranze dei Codies moltiplicherà per quattro le otto ore di durata dell’avventura. L’idea di una simile cooperativa per quattro giocatori, però, è senza dubbio emozionante: abbiamo tantissimi FPS, ma poche esperienze realistiche e difficili come Operation Flashpoint, e siamo pronti a scommettere che la prospettiva di una cooperativa così ricca di sfaccettature stuzzicherà l’appetito di chiunque non viva di pane e COD.

Alla campagna principale si aggiungono altre sfide, ancora una volta pensate per la coop a quattro, ma non ci saranno modalità competitive, deathmatch o cattura la bandiera. Operation Flashpoint: Red River vuole essere uno sparatutto diverso dalla massa, realistico ma al tempo stesso più accessibile dei suoi predecessori. Ci riuscirà? Per adesso abbiamo visto tanto entusiasmo, tante buone idee, e soprattutto un motore molto potente (lo stesso Ego di DiRT) che disegna paesaggi vasti e ricchi di dettagli. Se i programmatori riusciranno a far girare il tutto a un framerate accettabile, il risultato sarà difficile da ignorare.