Siamo volati a Londra per testare “joypad in mano” il prossimo capitolo della serie. E le novità – credeteci! – sono davvero da leccarsi i baffi. [Hands-On]
Il primo Shift è stato una pecora nera nella serie di Need For Speed, che ha barattato la tamarraggine gratuita che è propria del brand con la serietà simulativa di Slightly Mad, lo stesso gruppo di sviluppatori che attraverso varie reincarnazioni ci ha regalato perle come GTR e GT Legends. La pecora nera, però, ha riscosso un successo notevole, sufficiente a garantire a Shift uno spin-off tutto suo, Shift 2: Unleashed. Si tratta di un gioco della grande famiglia di Need For Speed, che pur non apparendo nel titolo viene mostrato sin dalla prima schermata, garantendo al seguito di Shift il buon nome del marchio e una serie di funzioni “standard”, come il supporto al sistema Autolog, già ampiamente sperimentato nel recente Hot Pursuit di Criterion Games. Naturalmente, quando quelli di Electronic Arts ci hanno proposto di volare a Londra per provare il gioco non potevamo certo declinare l’offerta.
NEED FOR WAR
Il producer assegnato da EA al progetto Shift 2 è Marcus Nilsson, veterano degli studi di DICE. Per chi non lo sapesse, si tratta del team responsabile della serie Battlefield, mica l’ultimo arrivato. In pratica, la direzione di questo seguito è affidata a un esperto di giochi di guerra, più affine a esplosioni e AK47 che non a derapate e Audi A8. Eppure, la scelta non è casuale: “È una guerra,” ci racconta Marcus con il suo brillante ghigno svedese, “e abbiamo progettato Shift 2 per comunicare ai giocatori l’intensità e la fisicità delle gare professionali.” Per ottenere questo risultato i ragazzi di Slightly Mad hanno lavorato a una lunga serie di dettagli estetici, partendo dalle solide basi del primo Shift e aggiungendo un botto di migliorie e nuove funzioni.
Tanto per cominciare, la gestione degli urti è stata ripensata quasi da zero, e permette incidenti più realistici, con conseguenze tangibili. In Shift 2 è possibile ribaltare le macchine, ma soprattutto danneggiarle come mai si è visto prima in un gioco di corse, facendo a brandelli la carrozzeria e spaccandone ogni componente, compresi gli specchietti laterali. Gli impatti sono sottolineati da un sonoro studiato nei minimi dettagli, che – proprio come in uno sparatutto bellico – è in grado di elevare al quadrato le emozioni, indipendentemente dal fatto che si tratti di un colpo di lancia granate o di un frontale con una Ferrari. La violenza degli incidenti, però, non è l’unico dettaglio preso in prestito dagli sparatutto in soggettiva… come vedrete, lo spirito di DICE aleggia anche in pista!
CORSA IN SOGGETTIVA
Il primo Shift si era distinto per la bontà della sua visuale dall’abitacolo, che ci permetteva i lussi del free-look all’interno di macchine da sogno, riprodotte nei minimi dettagli (“Ehi, ma guarda che belle le finiture del cambio in questa… CRAAAAAASHHH”). La telecamera interna era peraltro estremamente comoda per chi volesse sfruttare al massimo il modello di guida, visto che era l’unica che permetteva davvero di “sentire” la vettura durante le numerose derapate che caratterizzavano i numerosi eventi della carriera.
Questa volta, però, non ci limiteremo a sederci al posto del pilota: entreremo direttamente nel suo casco, con la spettacolare “Helmet View”! Si tratta di una versione potenziata della soggettiva del primo Shift, che oltre a tenere conto degli spostamenti dati dall’accelerazione e dalle frenate, contempla anche i più piccoli movimenti del collo. La visuale seguirà in maniera naturale le curve, sottolineando con inedito realismo gli effetti della velocità, e arriverà addirittura a sfumare la visuale in caso di urti e impatti. Detto così può sembrare poca roba, ma vedere il mondo dal casco vi farà sembrare la vecchia visuale soggettiva una robetta da bambini; questo a patto di non soffrire di mal d’auto, altrimenti il vostro tappeto potrebbe correre il rischio di passare un brutto quarto d’ora.
Il realismo dell’inquadratura va a braccetto con un’altra serie di migliorie tecniche, che riguardano in primo luogo la gestione delle Intelligenze Artificiali. Gli avversari non saranno più così aggressivi, e ragioneranno sulle posizioni in classifica prima di lanciarsi in manovre azzardate.
Anche il modello di guida è stato rivisto. Lo scopo principale del restyling delle routine è il tentativo di mitigare gli eccessi del primo episodio, ammorbidendo l’eccessivo sovrasterzo e le derapate. La ciliegina è il supporto a una nuova versione di Autolog, che avvicinerà il servizio online di EA a un vero e proprio social network, con tanto di status update e sfide da postare sui rispettivi “muri”. Come detto, si tratta di una cosa già vista in Need For Speed: Hot Pursuit, ma se una cosa funziona bene, ci pare giusto che venga riproposta anche altrove.
In conclusione, non possiamo certo dire di non essere rimasti impressionati da questo secondo episodio della serie Shift. Come vi abbiamo illustrato, le innovazioni sono tante, e non solo estetiche. Le sensazioni “joypad in mano” ci hanno restituito un titolo che, a meno di clamorosi tonfi negli ultimi mesi di sviluppo, si candida comodamente a gioco di corse più atteso del 2011. DiRT 3 permettendo, ovviamente.