Al riparo delle nostre confortevoli dimore, ben vestiti, con la pancia piena e circondati da ogni tipo di gadget possibile, ci illudiamo di avere respinto la barbarie ai margini della nostra esistenza.
Regia: Susanne Bier
Cast: Ulrich Thomsen, William Johnk Nielsen, Markus Rygaard, Mikael Persbrandt
Distribuzione: Teodora Film
Al riparo delle nostre confortevoli dimore, ben vestiti, con la pancia piena e circondati da ogni tipo di gadget possibile, ci illudiamo di avere respinto la barbarie ai margini della nostra esistenza. Così si può pensare, essendo medici, di andare a portare aiuto in zone del mondo più sfortunate, dove la linea di demarcazione è molto più chiara, perché il Male ha l’eclatanza del signorotto della guerra che si diverte a sventrare le donne incinta e per fare del bene basta curare bambini denutriti o febbricitanti o dilaniati da qualche mina. Intanto però sotto il cielo trasparente della civilissima Danimarca, la natura ferina dell’uomo non è per nulla scomparsa, anzi trova modo di manifestarsi liberamente approfittando della debolezza di soggetti troppo civilizzati. A casa è rimasta la nostra famiglia, o ciò che ne resta. E’ rimasto Elias, il figlio del medico umanitario, timido e vessato dai soliti bulli della scuola; è rimasta una moglie ancora amata ma perduta; è rimasto un altro personaggio, un professionista sempre in giro per affari, da poco vedovo dopo la lunga malattia dell’amata consorte e il figlio, Christian, devastato dalla violenza a tutte superiore, la morte anzitempo della madre. Christian incontra Elias e inconsciamente trova lo sfogo per tutto il suo rancore nei confronti del mondo, improvvisandosi vendicatore dell’umiliato. Che riconoscente lo erge a suo paladino, innescando nel ragazzino una deriva di onnipotenza da Giustiziere.
Mentre la scuola trova più comodo minimizzare e le famiglie non comprendono la gravità di quanto sta accadendo, e segnali sbagliati vengono inviati dal mondo degli adulti, i due ragazzi arriveranno a un passo dalla tragedia. Sarà più costruttivo reagire alla violenza con altrettanta violenza o porgere l’altra guancia, rifiutando di adeguarsi ad un comportamento disprezzabile ma all’apparenza vincente? Quanto un bimbo potrà capire di tale civiltà, senza rischiare di scambiarla per viltà? Ma si può sempre reagire con violenza alla violenza, innescando un’escalation primitiva che riporterebbe la razza umana agli albori del suo cammino? Noi civili, noi evangelici, siamo destinati a soccombere? Ed è moralmente giusto abbandonare i nostri figli, convinti che qui siano al sicuro, per andare a portare aiuto ad altri più sfortunati ma lontano, dall’altra parte del mondo? Bisogna arroccarsi su se stessi, sbarrare porte e finestre per timore dei barbari che ormai sono già fra noi? Sui titoli di coda, splendidi scenari naturali, immensi cieli, sterminati paesaggi, voli di uccelli migratori, cortecce rugose di antichissimi alberi, a significare che la Natura da sola sa trovare quell’equilibrio, che invece manca a noi umani, predatori imborghesiti, pronti a diventare prede di altri più affamati.
Dirige Susanne Bier, interessante autrice danese, dopo Non desiderare la donna d’altri (da cui è stato ricavato il remake americano Brothers), Dopo il matrimonio e il meno riuscito Noi due sconosciuti. Perfetto il cast, che vede due facce note, quelle di Ulrich Thomsen e Trine Dryholm, entrambi già in Festen, oltre ad altri ottimi interpreti: i due ragazzini, William Johnk Nielsen che è Christian e Markus Rygaard che interpreta il fragile Elias, oltre al padre medico che è Mikael Persbrandt. Il bruto che incrementerà la deriva di Christian è Kim Bodnia, attore che ricordiamo nel durissimo The Pusher di Nicolas Winding Refn, altro regista danese che ha raccontato storie estreme di violenza e abbrutimento umano (la trilogia Pusher, Bronson, Valhalla Rising), dimostrando che è proprio dal cinema del Nord Europa che arrivano film interessanti anche se dal mercato purtroppo limitato.