Killzone 2: Killer Application da K.O. tecnico! Ma il resto?
C’è anche il resto, tranquilli. Anche se, come scoprirete, abbiamo qualche puntualizzazione da fare nell’analisi della Campagna in singolo che ci apprestiamo a proporvi. Il tutto in attesa di un’altrettanto esaustiva recensione delle componenti multiplayer che pubblicheremo subito dopo l’uscita del gioco, naturalmente. Prima di tutto, però, non possiamo che soffermarci un (bel) po’ sulla grafica dello sparatutto in prima persona griffato Guerrilla, che tanto ha fatto (s)parlare di sé sin dai tempi remoti del “famigerato” trailer all’E3 2005.
Diciamolo subito: l’impatto grafico di Killzone 2, quello del gioco vero, causerà altrettanti strabuzzamenti di occhi e slogamenti di mandibola piacevolmente dolorosi lungo tutto il corso della Campagna in singolo, quindi per almeno una decina abbondante di ore. Ore da passare immersi in un vero e proprio inferno di effetti particellari e volumetrici, tra fumo, sabbia, polvere, detriti, proiettili, fuoco, fiamme ed esplosioni che vi avvolgeranno come in nessun altro FPS moderno, Call of Duty compresi. A fronte di un polygon count e di texture ambientali non esageratamente impressionanti dal punto di vista tecnico, il fattore determinante nel grandioso impatto visivo dispensato da Killzone 2 è il massiccio utilizzo di clamorosi effetti “speciali”, unito a quello di filtri e algoritmi grafici particolari quali il pervadente blur percepibile soprattutto durante le rapide rotazioni di camera (che qualcuno, in verità, potrebbe trovare quasi eccessivo) e a un’illuminazione dinamica in grado di gettare letteralmente un’altra luce su tenebrosi scenari urbani e industriali non troppo vari in termini di palette cromatica . Se, infatti, il complesso level design della decina di missioni che compongono la Campagna vanta generalmente uno sviluppo tanto orizzontale quanto verticale (giovando anche al tatticismo dell’azione di gioco, nell’ambito comunque della semi-linearità che caratterizza il genere degli sparatutto non free-roaming), è altresì vero che tali scenari si aprono solo saltuariamente a una profondità visuale pari a quella di altri sparatutto contemporanei, quali ad esempio Halo 3. E anche sul fronte delle texture ambientali non si può esattamente gridare al miracolo, notando una definizione delle stesse non sempre di altissima qualità.
D’altronde, se si parla di impatto grafico nel suo complesso, e considerando anche un frame rate fluidamente al passo con il concitato ritmo dell’azione, è verosimilmente lecito affermare che Killzone 2 sta a PS3 come Gears of War 2 sta a Xbox 360, entrambi rappresentando al momento la vetta tecnica toccata dalle rispettive console in ambito grafico. Un’eccellenza, quella del gioco Guerrilla, raggiunta peraltro non ricorrendo all’(ab)uso ormai consolidato di alcuna installazione sull’hard disc della macchina Sony, e senza che questo comporti qualsivoglia pausa nel corso dell’azione di gioco, se si escludono quelle preliminari al caricamento delle missioni (mediamente di una trentina di secondi) e dei trascurabili “stop” quasi istantanei in corrispondenza dei vari checkpoint sparsi per i livelli di gioco, in occasione dei quali PS3 deve salvare la posizione pur continuando il caricamento in streaming del resto dello stage. Tra l’altro, tali salvataggi evidenziano un’altra encomiabile caratteristica del motore grafico sfoggiato dal capolavoro tecnico firmato Guerrilla, rappresentato dalla parziale ma determinante distruttibilità degli scenari di gioco. Non saremo al livello della “distruzione totale” permessa in Battlefield: Bad Company, ma poter comunque sbocconcellare pilastri, sbriciolare paratie e divellere ripari è tanto bello da vedere quanto utile “da giocare”, esaltando al contempo sia la potenza dell’arsenale in dotazione che quella dell’I.A. che ci si trova ad affrontare (e fiancheggiare), oltre all’efficienza del sistema di controllo implementato nel gioco stesso.
Gi elementi di gameplay appena citati sono strettamente legati tra loro e rendono i combattimenti di Killzone 2 tanto entusiasmanti nelle loro coreografie visive, quanto solidi nelle loro dinamiche belliche, anche se interamente votati a un’impostazione piuttosto classica nella loro struttura.
Ed eccoci arrivati a un punto di fondamentale importanza nell’analisi dello sparatutto in questione, una caratteristica che potrebbe forse far storcere il naso a chi si aspettava che il gioco Guerrilla rivoluzionasse davvero il panorama degli sparatutto in soggettiva. Diciamolo chiaro: la “rivoluzione” imposta da Killzone 2 si esprime quasi esclusivamente sul fronte tecnico. Come chiaro sin dall’inizio del progetto, gli sviluppatori hanno puntato principalmente su tale aspetto per differenziare il loro prodotto dalla massa, centrando l’obiettivo ottimizzando e coordinando al meglio su schermo le diverse potenzialità grafico-tecniche offerte dall’hardware PS3. Se questo rappresenti una vera propria rivoluzione o “solo” un’evoluzione tecnica e di programmazione lo lasciamo decidere a voi. Quello che invece possiamo affermare è che, dal punto di vista del gameplay, Killzone 2 azzarda meno e conserva di più, puntando su un’azione di gioco costruita sulle solite, solide e consolidate fondamenta degli sparatutto moderni. Arsenale, intelligenza artificiale e sistema di controllo sono tutti elementi che, nella loro coerente interazione, lo dimostrano inequivocabilmente. Il poderoso arsenale a disposizione del giocatore è tanto “pesante” quanto ben bilanciato, ma non aspettatevi nessuna motosega integrata in stile GOW. L’I.A. delle varie tipologie di nemici Helghast e degli alleati ISA (non comandabili tatticamente, al massimo guaribili se moribondi) mostra un’ottima predisposizione allo sfruttamento dei ripari e una buona mobilità individuale supportata da animazioni eccellenti, ma non aspettatevi di affrontare un’esagerazione di boss peculiari nella loro dimensione fisica e tattica à la Resistance 2. Il sistema di controllo è intelligente e ben studiato nella mappatura delle azioni base sui tasti sul joypad (ehm, tranne per il piazzamento cariche o l’apertura valvole, che sfruttano il non esattamente precisissimo motion control integrato nel DualShock 3), permettendo di sfruttare le numerose coperture disponibili in soggettiva meglio che in qualunque altro FPS, ma non crediate di poter muovere e/o “creare” tali coperture modificando la morfologia tattica della mappa come in F.E.A.R. 2.
Insomma, non aspettatevi da Killzone 2 quello che non è. Se cercate uno sparatutto in prima persona intenso nelle sue sparatorie – anche meccanizzate, grazie alla presenza di due mezzi pilotabili nel corso della Campagna – come nel tambureggiare della sua epica colonna sonora, potente nel suo impatto grafico come nel rinculo del suo arsenale, intelligente nello sfruttamento delle risorse hardware come nella gestione delle truppe computerizzate, solido nel suo sistema di controllo come nella sceneggiatura della (poco fantasiosa) trama che lo sorregge, beh… quella confezionata da Guerrilla è la guerra videoludica che fa per voi. Se invece agognate uno sparatutto diverso, imprevedibile, eccessivo e fuori dagli schemi, questa killer application ucciderà solo le vostre illusioni.