Agli spalti! agli spalti!
Grazie alla potenza dei moderni PC da tempo ci siamo abituati a simulare in prima persona letteralmente di tutto: dagli sport più improbabili alle invasioni aliene passando per l’esplorazione di Dungeon e la guida delle auto da corsa. Le serate di una coppia di ragazzi turchi (marito e moglie) devono essere state un vero mortorio se non hanno trovato niente di meglio da fare che creare un vero e proprio simulatore di battaglie medievali condito da una serie di influenze in ambio RTS che fin dalla prima concezione di questo prodotto, completamente indipendente, hanno affascinato un vasto pubblico di appassionati. Distribuito esclusivamente online, Mount & Blade è rimasto in versione beta per quasi sei anni grazie al contributo economico della comunità che ha permesso ai due autori di portare avanti lo sviluppo del gioco in relativa tranquillità: l’arrivo della versione 1.0 ha sancito la fine dello sviluppo del gioco e l’arrivo su Steam del prodotto, che sotto molti aspetti ha diviso critica e pubblico.
RICCHEZZA O MORTE
M&B parte in maniera piuttosto brusca: niente trama a fare da contorno alla costruzione del nostro personaggio che viene letteralmente abbandonato a vagare all’interno della mappa del reame di Calradia: in questo contesto è possibile muoversi per raggiungere castelli, villaggi e cittadine al fine di intraprendere una fruttuosa carriera come mercenario al soldo del migliore offerente. Gli inizi, come per tutte le cose, sono piuttosto modesti: il giocatore è costretto a reclutare contadini disillusi dalla povertà del loro villaggio promettendo ricchezza o morte. Le prime scorrerie si limitano a dare la caccia a qualche predone della steppa e a piccoli gruppetti di criminali di vario genere: man mano che il protagonista e i suoi seguaci crescono di livello, è possibile permettersi non solo equipaggiamenti migliori ma anche i servigi di mercenari professionisti dotati di cavalcature e maggiori abilità nel combattimento rispetto ai bifolchi di inizio partita. Una volta che il gruppo raggiunge dimensioni di una certa consistenza è possibile iniziare ad espandere il raggio d’azione esplorando più a fondo i dintorni per scoprire che i cinque regni presenti sono in costante conflitto tra loro, aspetto evidente dalle icone degli eserciti che trotterellano da una parte all’altra della mappa per darsi battaglia nelle zone di confine.
Non ci vuole molto a capire che per fare carriera dovremo metterci a disposizione di uno dei signorotti locali e combattere per la sua fazione: questo implica l’accettazione di una proposta di vassallaggio subordinata ad un aumento della reputazione in seguito alle battaglie vinte contro i ladroni di cui sopra. A questo punto, sarà possibile mettere in piedi un vero e proprio esercito e partecipare ai conflitti per la conquista dei territori: riuscire a strapparne uno al nemico significa vincerlo per conto del nostro Signore, ma soprattutto ottenerne l’amministrazione, con ovvi vantaggi in termini di riscossione dei tributi, uomini a disposizione e vantaggio difensivo nella gestione della fortezza. Fine ultimo del gioco è quello di scalare la vetta del potere della fazione (i vassalli si riuniscono periodicamente per definire la gerarchia o votare la nomina del Re in caso di morte) per poi procedere all’attacco diretto dei reami avversari fino alla conquista totale della mappa.
COMBAT
Più facile a dirsi che a farsi: se la parte prettamente strategica è interessante, il vero pezzo forte del gioco è rappresentato dal combattimento che può avvenire in seguito allo scontro tra due eserciti in campo aperto oppure in occasione di un assedio. In entrambi i casi il giocatore si trova in prima persona a comandare le proprie truppe e a combattere con loro usando tutte le armi tipiche della tradizione medievale quali spade, asce, lance, archi, balestre o scudi affiancate a vari tipi di armature. Gli elementi RPG del gioco prevedono numerose caratteristiche di base del personaggio che insieme ad abilità specifiche condizionano l’uso delle armi in termini di precisione per quelle da lancio e capacità di fare danno per le armi bianche: una volta sul terreno di scontro ci si rende conto di come M&B sia di fatto un simulatore di combattimento medievale in virtù della cura riposta nella meccanica di utilizzo delle armi e degli scudi che obbliga il giocatore ad affrontare ogni nemico con estrema cautela alternando colpi e parate tramite un uso molto semplice ma efficace del mouse.
A rendere ancora più intrigante il combattimento spicca la possibilità di duellare a bordo di un cavallo con tutti i vantaggi dovuti al peso dell’animale nei confronti della fanteria. Le battaglie che ne conseguono sono ben realizzate e richiedono un bel po’ di pratica per essere gestite al meglio, sia per quanto riguarda il controllo del personaggio, sia per la gestione dei nostri uomini: tramite il tastierino numerico è possibile impartire pochi ordini di base al gruppo nel suo insieme oppure ai vari reparti (fanteria, cavalleria, arcieri) per cercare di far volgere la battaglia a nostro favore, magari sfruttando la conformazione del terreno in base alle caratteristiche dei nostri uomini. Gli scenari possono variare da pianure, a colline boscose o lande innevate ma in questo caso dinamiche dello scontro non vanno oltre due folti schieramenti che si incontrano a metà strada per un robusto scambio di convenevoli: il bello arriva durante gli assedi grazie alla possibilità di costruire torri e scale con cui dare assalto agli spalti mentre il nemico cerca di respingerci a colpi di frecce e dardi: il momento della verità giunge nell’attimo in cui gli assedianti raggiungono la cima e inizia la battaglia a fil di spada per il possesso del maniero fatta di soldati che cadono dagli spalti, inseguimenti all’interno della cinta muraria e resistenze ad oltranza da parte di nugoli di arcieri asserragliati sui torrioni più alti. Nonostante la difficoltà, un vero spasso!
Viste le premesse si potrebbe pensare che Mount & Blade sia un titolo di altissimo livello che mescola strategia in tempo reale, aspetti gestionali e combattimento medievale in un’unica soluzione. In realtà, non tutto è acciaio quello che luccica (parlando di armi medievali…) visto che il gioco annovera un’abbondante numero di difetti che gli impediscono di andare oltre una risicata sufficienza. Il primo riguarda l’approssimazione del sistema di navigazione della mappa del mondo di gioco: brutta da vedere, molto scarna e priva di interesse per quello che riguarda le attività non strettamente legate al combattimento come le quest collaterali, assolutamente ripetitive e pressoché inutili in quanto incapaci di narrare una storia a fare da collante tra le battaglie. Il gioco, infatti, presenta molti dialoghi a scelta multipla ma gli effetti delle risposte sono sempre gli stessi, con buona pace di una qualsivoglia trama in grado di generare il benché minimo interesse. Il difetto più grosso è probabilmente nella scarsa attenzione per le sorti del giocatore nelle prime fasi della partita: è letteralmente abbandonato a se stesso fatta eccezione per i tutorial sul combattimento che non aiutano nella gestione del party. Non si ha un’idea precisa di come comportarsi per crescere in termini di esperienza se non vagabondare a caccia di malfattori, razziare qualche villaggio e cercare in tutti i modi di ingraziarsi i favori del potente di turno per fare il salto di qualità che ci permetta di arrivare al comando di un esercito professionale, vero punto di partenza per le battaglie di ampio respiro del gioco. Le cose migliorano sul fronte della grafica tridimensionale in occasione degli scontri: non raggiunge il livello di produzioni simili in quanto a tematica trattata (Oblivion su tutte) per la povertà delle texture di molti scenari e il non elevatissimo livello di dettaglio dei personaggi: le animazioni tuttavia sono ben fatte come anche la fisica di caduta dei corpi e riescono a restituire un’ottima sensazione di ressa durante gli scontri più concitati. Proprio in queste occasioni il gioco dà il meglio di sé dal punto di vista tecnico, con mischie da più di cento combattenti in cui anche la minima distrazione con lo scudo può costare cara. Un peccato che tanta sostanza sia stata vanificata da un contorno di così scarsa qualità, sicuramente dovuto al ristretto budget dei Taleworlds che avrebbe meritato il sostegno di un publisher di alto livello, se non altro per la costanza con cui è stato possibile arrivare al risultato finale.