Uno dei GdR tattici più amati fa il suo esordio su PS3.
Il Gioco di Ruolo Tattico made in Nippon Ichi dal nome impronunciabile viene distribuito in Europa a un anno di distanza dal lancio giapponese. Evviva. Sì, dai, era ora… peccato solo che, a conti fatti, la serie avrebbe fatto una migliore figura restando ancorata alla sempre ottima PlayStation 2. Ma procediamo con ordine. I GdR sono ormai un genere diffuso e apprezzato quanto basta, ma il sotto genere dei “tattici” ha un seguito ben più ristretto e si rivolge a una ridotta cerchia di appassionati, alla ricerca di una sfida più cerebrale. Disgaea, insomma, non è mai stato un prodotto per tutti, ma per una nicchia di giocatori e basta. Se pensate poi che il gioco continua imperterrito a non essere in alcun modo localizzato nella nostra lingua, è ancora più evidente l’ostinazione a volerlo dedicare a una nicchia di una nicchia di giocatori, amanti dei tattici e con una buona conoscenza del lessico anglosassone. Come dire che qui il gioco lo compriamo in tre: io, mio cugino e un tizio a caso che non conosco. E resta sempre un peccato quando giochi meritevoli e interessanti passano inosservati, senza lasciare traccia alcuna.
La serie, nata su PS2 e giunta su PSP e DS con il remake del capostipite, vanta da sempre meccaniche solidissime, personaggi memorabili e trame divertenti, capaci di strappare più di un sorriso. Il terzo Disgaea non fa eccezione quanto a storia bizzarra e personaggi assurdi. “Eroe” indiscusso della storia è Mao, il figlio del Signore dei demoni, studente modello della prestigiosa scuola infernale. Al solito, nel mondo dei Disgaea, tutti i valori sono ribaltati e il nostro Mao, dunque, è tenuto a marinare le lezioni, a maltrattare i compagni e a tenere un comportamento il più possibile anti sociale. Del resto ciò che per il senso comune è sbagliato, diventa meritevole di lode tra i demoni, con i risvolti che si possono ben immaginare: l’amicizia è un sacrilegio, i buoni sentimenti un’onta, i voti alti sono concessi solo ai peggiori, anzi no, ai “migliori” diavoli della scuola e Mao è il meglio, anzi il peggio del peggio, aspetta… insomma, avete capito.
Tutto diventa ancora più buffo e improbabile, se possibile, allorché al nostro viene in mente di detronizzare il genitore (per motivi totalmente fuori di melone che ho il buon cuore di risparmiarvi). Come fare? Mao sa che in tutti i suoi fumetti e videogiochi il Signore dei demoni viene sconfitto dall’Eroe di turno, un uomo che grazie ai buoni sentimenti supera tutte le difficoltà e trionfa sul male. Ecco gettate le premesse di Disgaea 3; a Mao non resta che incarnare il paladino del bene e avere la meglio sul malefico padre… impresa tutt’altro che facile per il nostro protagonista, abituato da troppo tempo a fare della prepotenza e della cattiveria gratuita il suo naturale stile di vita. A Mao si uniranno presto un aspirante eroe umano, Almaz, e l’amica d’infanzia Beryl, una demonietta decisa a diventare la studentessa peggiore della scuola, frequentando le lezioni e arrivando sempre puntuale. Tra un siparietto e l’altro, ci saranno mille battaglie tattiche da affrontare con meccaniche sopraffine, raffinate fin dal primo Disgaea. Le battaglie si svolgono in arene 3D, divise a griglie stile scacchiera, dove le truppe più assurde degli inferi si scontrano a turni rigorosi. L’IA nemica non è mai eccezionale (neanche discreta a dirla tutta), ma per uscire vincitori dovrete organizzare al millimetro tutte le vostre unità, equipaggiandole e sviluppandole nei minimi particolari, sfruttando tutte le più piccole sinergie per abbattere mostri spesso irragionevolmente potenti.
Disgaea, da sempre, fa dell’esagerazione e dell’iperbole i suoi cavalli di battaglia e il terzo capitolo continua al meglio la tradizione, mettendovi a disposizione decine di unità differenti, centinaia di poteri e abilità da sbloccare, migliaia di oggetti, armi e armature. Se l’esperienza tattica vi appassiona, rischiate di restare invischiati con Disgaea 3 per mesi, anche solo per raggiungere il livello 9999 con il vostro personaggio preferito. Carne al fuoco ce n’è tanta e se per la maggior parte si resta fedeli ai primi due Disgaea pure non mancano le novità tattiche e qualche assurda diavoleria originale. Peccato, allora, che gli sprite dei personaggi facciano una figura orribile su di uno schermo HD… bellissimi e accattivanti nella generazione PS2, diventano qui macchie confuse di pixel, una robaccia indegna per la tecnologia PS3. Disgaea 3 sarebbe stato perfetto sulla Plèi Old-Gen e, a dirla tutta, ci viene il sospetto che il progetto originale non prevedesse affatto la piattaforma Sony più recente. Infine, manco a dirlo, scordatevi pure i Trofei.