Chi di manichino ferisce… di zombie perisce (o sta giocando a Dead Rising)!
Per chi, a suo tempo, ha già giocato e apprezzato Dead Rising, il ritorno al centro commerciale di Willamette potrebbe risultare quanto meno spiazzante, se non addirittura deludente. Già dal filmato d’introduzione, con Frank West intento a sorvolare la zona a bordo di un elicottero, appare chiaro come una delle caratteristiche più interessanti dell’episodio originale sia andata perduta: in Chop Till You Drop non si possono scattare foto. Una sfumatura di secondaria importanza, certo, ma comunque in grado di aggiungere atmosfera all’esperienza vissuta su Xbox 360. Un altro dubbio da cui si viene colti durante le battute iniziali di gioco ha a che fare con la veste grafica. Non stiamo ovviamente parlando della bassa qualità di texture e modelli poligonali, importante fino a un certo punto, quanto piuttosto della “densità” degli zombie che infestano il gigantesco mall di Willamette.
Uno dei punti di forza del primo Dead Rising era proprio costituito dall’ingente mole di non morti vomitati di continuo sullo schermo, un fiume in piena di creature abominevoli da falcidiare con qualsiasi oggetto capitasse a tiro: una panchina di plastica divelta, un manichino rubato alla vetrina di un negozio di vestiti, una palla da biliardo, un carrello della spesa lanciato a tutta velocità… Tutte cose che rispuntano anche in questo remake per Wii, ma con una sostanziale differenza: mancano gli zombie. Intendiamoci: non che il supermercato appaia deserto o abbandonato. Al contrario, ci sono più non morti qui che in una manciata di episodi di Resident Evil messi assieme, ma non è questo il punto. Su Xbox 360 gli zombie apparivano lenti, malfermi e claudicanti, ma erano presenti in quantità spaventose, il che rendeva la traversata in mezzo all’orda di mostri schiumanti interessante a prescindere. Su Wii, invece, gli zombie sono ancora lenti, malfermi e zoppicanti, ma il loro numero si è ridotto considerevolmente, il che ci porta immediatamente a una considerazione: Dead Rising, in questo modo, rischia di risultare sbilanciato.
Per ovviare a questo problema, gli sviluppatori hanno pensato bene di introdurre nuove tipologie di avversari, così da scongiurare il pericolo che il gioco diventi troppo facile e pertanto noioso. Ecco quindi spuntare dei fastidiosi pappagalli che si accaniscono perennemente dall’alto (un po’ come i corvi di Resident Evil) e una pletora di cani rabbiosi difficili da mirare e resistenti da abbattere. A conti fatti, non si può certo dire che il risultato non sia stato ottenuto, ma gli effetti collaterali sono spesso urticanti: morire per una beccata piovuta dal cielo a tradimento, mentre si è impegnati a divincolarsi da uno zombie spuntato da chissà dove, magari a due passi dalla meta, può diventare parecchio frustrante. A ben guardare, però, Capcom ha lavorato su alcuni limiti del primo Dead Rising per rendere l’esperienza di gioco accessibile a tutti: il sistema di salvataggio, che prima imponeva di sovrascrivere i dati di volta in volta, ora vanta diversi slot separati e le missioni secondarie sono state integrate nella trama principale, così che tutti abbiano modo di apprezzarle. In questo senso, Chop Till You Drop funziona bene, e bisogna dare atto al team di sviluppo di aver compiuto un buon lavoro sotto questo punto di vista.
E, tutto sommato, non funziona male neppure il sistema di puntamento prelevato direttamente dal remake di Resident Evil 4, anche se viene da domandarsi perché con il fucile da cecchino si debba per forza di cose ricorrere allo stick analogico del Nunchuk. Un po’ meno bene funzionano invece gli attacchi “all’arma bianca” portati agitando il telecomando, che si rivelano sempre un po’ lenti e macchinosi da mettere a segno, e che finiscono per essere abbandonati presto a favore dei controlli tradizionali. Per il resto, Dead Rising non è molto lontano da quanto apprezzato su Xbox 360, visto che sono presenti tanti oggetti da sfruttare come armi improprie, “boss di fine livello” che fanno a gara di stravaganza e, soprattutto, una bella dose di umorismo per stemperare la tensione: in Resident Evil non vi ritroverete mai ad affettare uno zombie brandendo una spada laser di plastica mentre indossate una maschera da demone fucsia e un bel grembiule da cucina a fiorellini, ne converrete.