Men Of War

La Seconda Guerra Mondiale come l’avete già vista altre volte.

Che cosa fa di un RTS un “buon” RTS? La risposta a questa domanda dipende davvero troppo dai gusti personali di ciascuno di noi perché si possa dedurne una valida per tutti. Certamente, un primo passo dovrebbe essere il tentativo di innovare regole e cliché stantii che il genere si sta stancamente portando dietro da ormai troppo tempo. Ugualmente, la ricerca di un’ambientazione originale potrebbe portare un po’ di ossigeno in più nei polmoni del videogiocatore annoiato. Purtroppo, a Men Of War non riesce nessuna delle due cose.

 

NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE
Best Way, la casa di sviluppo che sta dietro a Men Of War, aveva già battuto due volte la strada degli RTS ad ambientazione bellica, grazie a produzioni discrete come Heroes Of World War II e Faces Of War. Quest’ultima fatica è quindi da considerarsi un ideale terzo capitolo della serie che, manco a dirlo, mantiene inalterato il teatro principale degli eventi narrati: la Seconda Guerra Mondiale. Le campagne a disposizione del giocatore sono tre e si svolgono in luoghi molto diversi tra loro, come la Russia, il Nord Africa e l’isola di Creta, per un totale prossimo alla ventina di missioni disponibili. Quello che dovrebbe caratterizzare Men Of War è l’estremo realismo dovuto a tutta una serie di algoritmi in grado, ad esempio, di calcolare al meglio le traiettorie dei proiettili o il comportamento dei veicoli a seconda del terreno sul quale devono muoversi. Queste interessanti peculiarità si scontrano purtroppo con una serie di difetti che ne annullano totalmente i benefici. Tanto per cominciare, l’intelligenza artificiale dei nemici (ma anche dei nostri compagni, a dire il vero) sembra governata più dal caso che da una volontà strategica vera e propria, visto che la tendenza è quella di attaccare in massa in alcuni frangenti e di difendersi a oltranza in altri, senza tentare altre manovre. Inoltre, l’interfaccia è un po’ fumosa e poco pratica in alcuni momenti, fermo restando che si tratta di uno strategico che vuole fare della complessità simulativa il proprio cavallo di battaglia, ed è quindi normale per un certo verso attendersi molti comandi a video, anche se la snellezza non dovrebbe comunque prescindere dalla quantità.

Per il resto, il gameplay di Men Of War si adagia nemmeno troppo velatamente ai due titoli precedenti di casa Best Way, introducendo semplicemente una sorta d’inventario per le unità con il quale giocherellare un po’ e la possibilità (interessante ma pressoché inutile) di controllare direttamente una singola unità come se stessimo facendo una partita a un qualsiasi action in terza persona. Naturalmente, Men Of War ha una componente multiplayer di tutto rispetto, dove è possibile non solo cooperare con altri giocatori contro ulteriori avversari umani (fino a un massimo di 16 utenti), ma porta in dote addirittura una nazione come il Giappone che non è controllabile in nessuna delle tre campagne single player.

 

UN PO’ OLD
Parliamo di grafica. Men Of War è, sotto quest’aspetto, un prodotto discreto, ma nulla più. Le texture che ricoprono buona parte dei poligoni sanno di vecchio e si fanno rispettare solamente quando la telecamera è molto alta e garantisce una visione d’insieme decisamente più piacevole alla vista. C’è anche da dire che la non eccelsa qualità del comparto tecnico permette di giocare anche su PC non necessariamente pompati, il che è un punto a favore di non poco conto e potrebbe invogliare all’acquisto gli appassionati della Seconda Guerra Mondiale che non hanno recentemente speso soldi per aggiornare la propria configurazione. Per il resto, dal punto di vista audio Men Of War si difende piuttosto bene, grazie a una discreta colonna sonora che interviene solo quando deve e agli effetti delle esplosioni che, in presenza di un impianto di buona potenza, non mancano di sottolineare ulteriormente la violenza di un evento devastante come quello bellico. Tutto sommato, va bene così.