Deadly Creatures

Guai a farsi pungere dal telecomando Wii!

Che strano progetto, questo Deadly Creatures! Jordan Itkowitz, lead designer di Rainbow Studios, qualche anno fa sognò un grosso serpente controllato dai movimenti di un telecomando Wii. Quando si svegliò decise di giocherellare un po’ con questa bizzarra idea e di provare a mettere giù qualche foglio di game design che sposasse il mondo dei rettili con quello dei controller del Wii. Il risultato finale di questi esperimenti, come ovvio molto lontano dall’idea originale (ma nemmeno troppo), è proprio Deadly Creatures. Un gioco stravagante di suo, chiaramente, ma che spicca in maniera particolare perché pubblicato su Wii.

 

Deadly Creatures, infatti, è una sorta di avventura dell’orrore capace di mettere i brividi e di calare i giocatori in un universo decisamente spaventoso. Guai ad aspettarsi gli “eccessi” di un Resident Evil a caso, comunque, perché Deadly Creatures alla fin fine è comunque un titolo pensato (anche) per i più giovani, come testimonia il bollino P.E.G.I che indica chiaramente un “12+”. Orrore e brividi a parte, Deadly Creatures funziona comunque parecchio bene perché ideato, progettato e programmato in maniera estremamente competente. Il primo dei punti di forza di Deadly Creatures è sicuramente quello dell’ambientazione. Ai giocatori, infatti, una volta tanto non viene chiesto di vestire i panni di soldati, marines, elfi o idraulici sovrappeso, ma di prendere il controllo di due temibili “creature mortali”, ovvero un grosso ragno e un micidiale scorpione, che si alternano come protagonisti dell’avventura a intervalli più o meno (ir)regolari. Il sistema di controllo messo a punto per dare ai giocatori la sensazione di vivere come ragni e scorpioni è tradizionale e innovativo al tempo stesso. La levetta analogica del Nunchuk permette di spostare le due creature attraverso i tanti scenari che di fatto costituiscono i vari livelli del gioco, mentre al telecomando Wii sono deputate le mosse d’attacco. In linea di massima si può ben dire che il sistema di combattimento, che sfrutta parecchio i sensori di movimento del telecomando, rimandi a quello (eccezionale) di No More Heroes, anche se bisogna specificare che quello del manifesto punk di Suda 51 è decisamente più energico, veloce e spettacolare. Anche i combattimenti di Deadly Creatures riescono comunque a esaltare i sensi, soprattutto durante l’esecuzione delle cattivissime “mosse mortali” che pongono fine alle lotte più impegnative.

Un altro dei punti di forza di Deadly Creatures è da ricercare nel comparto narrativo. Anche in questo caso bisogna applaudire i creativi di Rainbow Studios, capaci di “romanzare” l’esistenza di un ragno e di uno scorpione legando le loro microavventure a quelle di due omoni grandi, grossi e cattivi. Le vicende che vedono protagonisti questi loschi figuri, tra l’altro impegnati nella ricerca di un misterioso tesoro sepolto da qualche parte nel deserto, si intrecciano con quelle delle creature mortali lasciate al controllo dei giocatori, dando il via ad una storia che, tutto sommato, vale la pena seguire. Deadly Creatures convince anche dal punto di vista dell’atmosfera che si appoggia a un level design non certo raffinatissimo, ma a tratti comunque convincente. Molti degli scenari risaltano più che altro per la loro ovvietà (tunnel, cunicoli, grotte sotterranee), ma di tanto in tanto capita di mettere le zampe in territori decisamente meno banali (e di cui è meglio non scrivere altro per non rovinarvi la sorpresa). Spesso, poi, queste ambientazioni sono impreziosite da alcuni tocchi di classe veramente convincenti: nel corso delle prime ore di gioco capita, tanto per fare un esempio, di farsi strada tra i rami di un grosso albero e di ritrovarsi quindi in un giardino abbandonato, con il classico nano di pietra rovesciato su un fianco e scelto come nido da alcuni spaventosi insetti particolarmente “feroci”… Sono momenti come questo a fare di Deadly Creatures un gioco a suo modo memorabile, perché per quanto riguarda il game design vero e proprio sono più i passaggi a vuoto che quelli veramente esaltanti.

 

L’esplorazione delle ambientazioni, infatti, non mette in mostra grandi innovazioni o idee veramente sorprendenti, limitandosi a svolgere il compitino senza mai osare troppo. Lo stesso discorso lo si può fare anche per quanto riguarda il comparto tecnologico, assolutamente dignitoso se si tengono in considerazione i limiti del Wii ma a tratti comunque grezzo e sporco. I caricamenti che interrompono per qualche istante l’azione di gioco e i tanti rallentamenti del frame-rate non incidono in maniera particolare sull’azione vera e propria, ma rovinano comunque la presentazione di un titolo che, nonostante questo, riesce a convincere e a divertire. Se i documentari di National Geographic vi terrorizzano più dei film horror di Craven, insomma, questo gioco è per voi.