Quindici anni di attesa possono bastare a rovinare un’esperienza?
La domanda ricorrente di questi giorni è stata: “Sta per uscire un altro Dragon Quest… È bello come il IX?” Normale che ci sia dell’eccitazione, considerato il successo di Dragon Quest IX: Le Sentinelle del Cielo. Un successo meritato, bisogna aggiungere, perché Level-5 era riuscita a portare tante piccole migliorie alla formula base, senza tradire l’enorme tradizione della serie. Facile, quindi, che un sacco di gente si sia lasciata convincere e l’abbia provato, con grande soddisfazione. Persino in un ambiente come quello del team di GamesVillage.it ci sono appassionati di tutti i tipi, gente che va pazza per gli FPS e che sdegna un po’ i GdR, o viceversa! Invece, questa volta la curiosità su DQIX si era fatta così palpabile che pure “insospettabili” si sono ritrovati a giocare (e spesso finire!) il GdR di Square Enix. A meno di un anno di distanza arriva questo Dragon Quest VI e in molti si chiedono se potranno divertirsi allo stesso modo. La risposta è un secco “NO”. Spiacente, ma non è possibile. Pure un confronto diretto sarebbe sbagliato e il numero romano nel titolo dovrebbe già spiegare tutto quel che c’è da sapere.
Nel Regno dei Sogni è il remake di un Dragon Quest che finora era uscito solo in Giappone, circa quindici anni or sono. Ottimo che esca ora anche in occidente. Stupenda l’idea di tradurlo interamente in un buon italiano (con l’innesto però di tante inflessioni dialettali, che possono o meno andare a genio). Apprezzatissima la realizzazione tecnica e lo splendido adattamento degli scenari che sfruttano entrambi gli schermi del DS per una panoramica allargata. Insomma, un sacco di gradite iniziative… che però non mutano la natura del gioco, vecchio in tutto e per tutto e dedicato ai soli fan della serie che riescono ad amare un’interfaccia scomoda e menu complicati, dialoghi ridondanti e trovate obsolete. Gente capace, soprattutto, di reggere senza vacillare un milione di incontri casuali al ritmo di uno ogni tre secondi, per non parlare di una difficoltà considerevole che costringe spesso a morti premature e un pochino ingiuste. Sì, non è giusto quando gli eroi vengono annientai da nemici che addormentano tutto il gruppo nel primo round; non è giusto che il Boss sia dieci spanne sopra in potenza rispetto ai mostriciattoli incontrati sin lì; è sbagliato che non ci sia uno straccio di punto di salvataggio prima dell’incontro finale. E tante domande s’impongono all’attenzione: che senso ha dover percorrere daccapo tre livelli di dungeon solo perché il gruppo non era di un livello adeguato per sconfiggere il Boss? Perché costringere un giocatore a passare ore e ore al solo scopo di “livellare”? Tutte questioni inutili, ovvio, che un appassionato di GdR giappo non si pone neanche. Ma in Dragon Quest VI tutti questi elementi sono un po’ troppo sbilanciati verso la scomodità: per lo meno puntualizzarlo ci sembra giusto.
Quindi Nel Regno dei Sogni andrebbe evitato? Ma certo che no… solo che bisogna capire a cosa si va incontro. Se si è disposti ad accettarne le scomodità e a raccogliere il guanto di sfida, state sicuri che vi aspetta un’esperienza vasta e sorprendente, capace di sfoderare colpi di scena e di catturarvi con numerose diavolerie, missioni extra, personaggi riusciti e un esercito di slime da allenare. Torna pure il sistema di professioni che si era visto nel III (e che si vedrà nel VII e nel IX, anzi no che abbiamo già visto… uffa con questi remake si fa una confusione assurda). In questa veste, comunque, ogni eroe può intraprendere qualsiasi professione, accumulando a ogni giro nuove abilità che si aggiungono semplicemente al proprio repertorio. Se anche resta interessante sbloccare le carriere avanzate (come l’Eroe o il Gladiatore), si finisce per appiattire molto i personaggi che di fatto ottengono spesso magie e poteri molto simili, senza dover rinunciare a nulla. Meno strategia, quindi, e più libertà nell’allestimento del gruppo dei sogni. Anche i combattimenti impegnano per via di mostri che sfoderano le stesse abilità distruttive degli eroi, con il fastidio di non poter selezionare uno specifico bersaglio… Difetti non mancano di certo, ma l’esperienza risulta comunque appassionante per via di una narrazione scoppiettante, di tanti scenari colmi d’inventiva e di due mondi enormi da esplorare: quello reale e il regno dei sogni. Alla fine, il giocatore che meglio potrà apprezzare Dragon Quest VI sarà quello capace di abbandonarsi alle sue atmosfere sognanti, senza guardare con occhio troppo severo i reali difetti.