Remedy, dopo l’ottima conversione PC, sforna uno stand alone davvero controverso. Il perché nella nostra recensione di Alan Wake’s American Nightmare per Xbox Live Arcade.
“Alan, ti prego, trova e apri le valvole per raffreddare il generatore!”; “Alan, scusa, non è che raggiungi quel gabbiotto là in fondo e riattivi la corrente?; “Alan, perdonami, potresti recuperare il mazzo di chiavi per aprire questa porta?”.
Qualcosa non va. Questo non è Alan Wake, e ce ne si accorge quasi subito. Eppure, la struttura di base sembra la stessa di quella vista nel titolo originale: ci sono la torcia che spazza via l’oscurità, le armi da fuoco che “finiscono” i posseduti e la presenza oscura che tutto può; ci sono le pagine del manoscritto, Barry Wheeler, il Sig. Graffio e Alan stesso. Cosa potrà mai essere cambiato, allora? Presto detto: l’equilibrio tra le parti. Intendiamoci, quanto scritto non equivale a dire che il gioco non sia bello. Significa solo che American Nightmare è un prodotto diverso da quello che si sarebbe aspettato un fanboy del primo capitolo, magari a digiuno delle tante dichiarazioni fatte da Remedy in merito.
Ciò detto, facciamo un passo indietro e cominciamo con il chiarire che chiunque non conosca gli avvenimenti antecedenti a quelli raccontati in questo incubo americano, viene completamente tagliato fuori dal comprendere ciò che vede accadere a schermo. Remedy parte in quarta, dà tutto per scontato, non lesina l’implicito a nessuno, nemmeno a chi ha la memoria un po’ arrugginita e, ad esempio, non si ricorda chi sono i fratelli Anderson o perché il protagonista debba combattere contro un suo alter ego malvagio. Certo, qualcuno potrebbe osservare che nel corso del gioco si possono leggere pagine di manoscritto grazie alle quali ricostruire i principali nodi della trama, ma queste costituiscono spunti talmente abbozzati da non rendere giustizia all’intrigo narrativo architettato dall’autore, quello stesso Sam Lake responsabile anche di questo American Nightmare. Vero è che la scelta di evitare qualunque amarcord offre un’immediatezza sensazionale e scongiura il pericolo di tutti quei noiosi preamboli che troppo spesso ammorbano la visione delle serie televisive “ammmericane”. Nemmeno il tempo di finire il download, quindi, che subito ci si trova a fuggire da un’orda di posseduti, armati di torcia e rivoltella. Il contesto, questa volta, è quello dell’Arizona. Sì, corretto: Arizona. Niente più cascate, niente più baite di legno, foreste di conifere o segherie: tutto viene sostituto dal deserto e dai canyon del Sud Ovest degli Stati Uniti.
Un motel in cui tutte le lettere sono correttamente illuminate? Incredibile!
Bisogna frenare l’immaginazione, però. Chi dovesse figurarsi un Alan Wake alle prese con l’ostilità di un territorio arido e caldo dovrà presto fare i conti con un ambiente assai più urbanizzato, visto che l’azione si svolge nei dintorni di un Motel, di un osservatorio astronomico e di un Drive-in: nessuna natura impervia da cui scappare, nessuna claustrofobia da spazi aperti ma costretti da un orizzonte vivo, dinamico e opprimente. Insomma… niente di anche lontanamente paragonabile alle atmosfere mozzafiato originali, in tutti i sensi. Gli scontri, ora, privati di una flora che cela gli elementi al suo interno, assomigliano a quelli di un qualsiasi sparatutto in terza persona. Quella sensazione di angoscia e terrore, che nei dintorni di Bright Falls era quasi tangibile, qui è del tutto assente, limitata forse ad un paio di occasioni scriptate e brevissime. Per completare il quadretto, Remedy ha pensato bene di stravolgere anche l’arsenale, adesso dotato di mitragliette, carabine e shotgun assai più letali. Come se non bastasse, gli scenari sono addirittura costellati di rifornimenti; ad ogni angolo, dietro a qualsiasi cassa, nei pressi dei checkpoint e prima degli scontri più impegnativi, il giocatore avrà la possibilità di riempirsi l’inventario di tante armi quante forse non ne aveva portate in tutto il primo Alan Wake. Ecco, allora, che viene dolorosamente meno anche la paura di rimanere isolati, di non avere munizioni a sufficienza per difendersi e di essere obbligati ad affrontare i nemici con intelligenza e parsimonia, onde evitare di soccombere.
Qualcuno, correttamente, l’ha definita una “virata arcade”. In effetti, non c’è aggettivo migliore per inquadrare il gameplay di American Nightmare: poco survival, tanto, troppo, shooting arcade. Come accennato in precedenza, però, questo cambiamento può trovare un suo pubblico, anche perché, in termini di meccaniche pure e semplici, il gioco si dimostra decisamente più maturo e compiuto di quello da cui è tratto. Le armi rispondono meglio ai comandi e sono così diverse tra loro che permettono una strategia votata alla consequenzialità; i nemici, ora in numero e varietà maggiori, hanno pattern di attacco assai più complessi e richiedono una certa attenzione per essere affrontati con cognizione di causa. Eppure, rispetto al primo capitolo, qualcosa non torna. È cambiato l’approccio, tanto al nemico quanto agli strumenti per distruggerlo. Lo scontro, svincolato da quella sensazione opprimente di urgenza e pericolo che caratterizzava la componente survival del gameplay di Alan Wake, adesso è sterile, poco emozionante, fine a se stesso. Altrettanto si può dire della componente narrativa, relegata a pochi dialoghi in game con telecamera gestita dal giocatore. Non serve certo un genio per capire che senza l’ottima regia che ha diretto le cutscene originali, qualsiasi pretesa di coinvolgere lo spettatore in un racconto emozionante e teatrale è andata a farsi benedire. La storia è sceneggiata male; gli scambi con i pochi NPC (tre, invero) sono noiosi e poco interessanti; Barry Wheeler dirà sì e no cinque parole in tutto il gioco e le trasmissioni radiofoniche e televisive sono troppo lunghe e dispersive (cosa, in realtà, comune ad entrambi i titoli). Impossibile fare paragoni anche con i due DLC usciti a ridosso della versione retail, decisamente più affascinanti e significativi, nonostante il loro essere molto meno longevi. La campagna di American Nightmare dura circa 5 ore, che potrebbero anche non essere male se non ci obbligasse a tornare tre volte negli stessi luoghi con la scusa: “L’ha fatto Harold Ramis nel 1993 per Ricomincio da Capo, perché non dovrebbe funzionare anche con i videogiochi?”.
Sparare al cucciolo di ragno è il metodo migliore per amareggiare la madre.
È altre sì vero che la modalità Arcade, sulla falsa riga di un’Orda à la Gears of War, potrebbe impegnare il giocatore per un tempo molto, molto più lungo. Ma in cosa consiste? Beh, una decina di arene, poi munizioni, armi e luoghi illuminati dove recuperare le energie, sparpagliati a pioggia per il livello; il tutto scandito da un numero non precisato di ondate nemiche. Funziona bene, bisogna ammetterlo. La varietà dei pos
seduti, dei loro attacchi e delle loro strategie per aggirarci rendono il combattimento emozionante e frenetico. Chiunque sia interessato a scalare le classifiche, sempre ammesso che queste riescano a popolarsi, può trovare pane per i propri denti, visto che il livello di difficoltà è decisamente alto e la sfida risulta competitiva. L’aggiunta di questa modalità, comunque, salva quella “Storia” solo in parte, anche perché sul mercato esistono prodotti espressamente votati a questo approccio e il rischio di rimanere i soli ad affrontare le squadre avversarie non è poi così campato per aria.
Vero è che si sta parlando di un gioco XBLA dal costo contenuto e senza la pretesa di bissare i volumi di quello originale. In effetti, indipendentemente dai problemi già citati, di carne al fuoco ce n’è parecchia e l’aggiornamento subito dal gameplay, qualora si sia interessati al discorso arcade, offre un prodotto più pirotecnico e dinamico. Chi si aspetta di rivivere l’atmosfera cupa di Bright Falls, chi desidera tornare ad immergersi nelle acque di quel lago “tanto profondo da sembrare un oceano” e chi sogna di sconfiggere la presenza oscura munito solo di una torcia, tre proiettili e tanta solitudine, non può, però, che rimanere insoddisfatto e archiviare American Nightmare come semplice antipasto per un Alan Wake 2. Se, come e quando lo faranno.