Beat the Beat: Rhythm Paradise

Il nostro senso del ritmo è stato messo a dura prova in questa recensione di Beat the Beat: Rhythm Paradise.

Se conoscete Rhythm Paradise (o Rhythm Tengoku o Rhythm Heaven), allora forse sapete già come è nata la serie. In caso contrario, ve lo diciamo noi: Rhythm Paradise nasce da una collaborazione tra Nintendo e il musicista Tarada “Tsunko” Mitsuo, che nel 2006 esordì con Rhythm Tengoku per GBA. In sostanza, l’obiettivo di Nintendo era quello di dar vita a un rhythm game che ereditasse la carica di follia e l’immediatezza di WarioWare, mentre la missione di Tsunko consisteva nell’affinare il senso del ritmo del popolo giapponese, ricorrendo a uno strumento facile e divertente da usare. Obiettivo perfettamente centrato: Rhythm Tengoku fece impazzire tutti quanti, e vendette tanto da giustificare lo sviluppo di un seguito. Rhythm Paradise, che arrivò anche qui da noi, conservava la stessa meccanica di gioco, ma sfruttava il touch screen per introdurre dei minigiochi musicali dal sapore completamente diverso: altro successo.

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Con il terzo episodio della serie, Beat the Beat, il Paradiso del Ritmo apre per la prima volta i battenti su una console da salotto, ma Tsunku e compagni hanno avuto il buon senso di lasciar perdere i sensori di movimento, poco indicati per tenere il tempo in maniera “chirurgica”, e di costruire l’intero sistema di controllo su due pulsanti: A e B. Soprattutto A, che si preme per tenere il tempo a mo’ di metronomi umani, mentre si accompagnano i brani musicali che scorrono in sottofondo – dalla musica classica alla techno più selvaggia, passando per il J-Pop e la Bossa Nova.
Ma di tanto in tanto i due tasti vanno premuti assieme, e poi rilasciati con il giusto tempismo. Un esempio? Catena di montaggio: il giocatore controlla un braccio meccanico per montare dei robottini che scorrono sul nastro trasportatore. Premendo A e B simultaneamente, il braccio si abbassa, come succederebbe in un Crane Game, afferrando la testa del robottino da avvitare sul corpo. La manovra di avvitamento si interrompe solo quando si smette di esercitare pressione sui due tasti, ma bisogna prestare attenzione, perché se si avvita troppo poco il robottino non si accende, mentre se si esagera si rischia di danneggiare irreparabilmente il piccolo droide.

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Le situazioni di gioco, come potete intuire, sono una più strampalata dell’altra: un cane e un gatto che giocano forsennatamente a badminton mentre solcano i cieli a bordo di un biplano a motore; un golfista che colpisce al volo le palline lanciate da due scimmie, spedendole tutte in buca al primo tiro; una coppia di innamorati che viene disturbata di continuo da una pioggia di palloni provenienti da chissà dove…
I cinquanta (e rotti) minigiochi musicali che compongono Beat the Beat, poi, sono suddivisi per “set”, al termine dei quali si affronta il cosiddetto Livello Remix. Quest’ultimo è di fatto un frullatone (o meglio, un remix) dei minigiochi che compongono il set, e rappresenta forse la parte più comica e divertente di Beat the Beat, visto che bisogna passare alla velocità della luce da una situazione di gioco all’altra, proprio come accadeva nel buon vecchio WarioWare.
Beat the Beat spicca soprattutto per lo straordinario lavoro compiuto da Tsunku e compagni sui suoni e sulle musiche di accompagnamento, una più orecchiabile dell’altra, ma è assolutamente delizioso anche sotto il profilo visivo: ogni sfida musicale viene esaltata dalle immagini che si rincorrono sullo schermo, e che riescono sempre a strappare un sorriso, anche quando si perde. Merito della mimica dei personaggi e delle situazioni folli inventate dal team di sviluppo, ma anche dell’ottimo sincronismo tra suoni e immagini, che diventano presto un tutt’uno, in una sorta di vertigine sinestetica. In alcuni casi, le immagini diventano fondamentali per destreggiarsi al meglio sul tappeto ritmico dei minigiochi, mentre in altri vengono utilizzate per distrarre il giocatore e per mettere alla prova i suoi nervi saldi e il suo senso del ritmo “impermeabile”.
Insomma, se amate pasticciare con i suoni e la musica, e avete un discreto senso del ritmo (in caso contrario potreste avere dei guai!), fatevi del bene e comprate Beat the Beat: questa volta si può addirittura giocare accompagnati dalla colonna sonora giapponese! E cosa volete di più?