Tales of Graces F – Recensione

Un nuovo appuntamento con la celebre serie delle Tales, su PS3. Prima di salvare il mondo, leggete la recensione di GamesVillage.it.

Era dai tempi di Tales of Symphonia che non finivo un gioco della celebra serie delle Tales of di Namco. Ok, non è sempre stata colpa della qualità di un titolo, ma pure del tempo a disposizione, dei giochi in sospeso, delle recensioni da scrivere e soprattutto della quantità di GdR giappo in circolazione. Ma sul finire di agosto e con meno gioconi da affrontare in contemporanea, ecco che in una novantina di ore (o giù di lì) ho praticamente completato questo Tales of Graces F. Che mi è piaciuto, nonostante tutta una serie di elementi che hanno finito per infastidirmi.

Sì, sì… procediamo con ordine. I fan della serie sanno bene che i capitoli più riusciti sono quelli dove i personaggi restano impressi e dove le meccaniche raggiungono un giusto compromesso tra dettagli e immediatezza. Ma prima del gameplay, sono intreccio e caratteri degli eroi a essere fondamentali in ogni nuovo appuntamento dentro a una serie che eccelle nei dialoghi, nel creare emozioni con storie sospese tra il romantico, il drammatico e l’eroico. E un bel segno forte, questo Tales Of Graces F lo lascia senza dubbio. Il coraggioso Asbel, il fratello Hubert, la dolce Cheria e l’affascinante Sophie, insieme a tanti comprimari tra cui Pascal e Malik (che con i primi quattro formano il cast principale) hanno la forza e lo spessore giusto per essere ricordati con affetto e riconoscenza ben dopo i titoli di coda. Il tutto sarebbe più incisivo – questo va detto – se un giocatore fosse nel pieno dell’adolescenza, perché la tematica più forte è quella dell’amicizia, mentre temi più potenti sono solo sfiorati, senza quell’approfondimento che un consumato divoratore di GdR un po’ attempato vorrebbe davvero. Comunque, in un periodo così “leggero” di GdR nippo, la presenza di Tales Of Graces F fa solo piacere. Basta ricordarsi che non di esperienza classica si tratta, perché il sistema di combattimento è di quelli action con una tale presenza di combo da sconfinare allegramente dalle parti di un picchiaduro. Vero è che la libertà di movimento può essere limitata e che la difficoltà può essere alleggerita in ogni istante, ma il sistema è talmente complesso – per non dire arzigogolato – che dopo decine di ore saltano fuori nuovi elementi e non si smette mai d’imparare. A difficoltà più clementi, si possono pure pigiare tasti a caso nel 99% dei casi, ma contro i terribili boss e a difficoltà più “normali” si rende necessaria la comprensione del sistema. E con questo Namco Bandai si è giocata i fan dei GdR a turni. Poco, ma sicuro.

I combattimenti possono diventare anche molto più confusi di così. Ma ci si fa l’abitudine.

Per tutti gli altri si spalancano invece le porte di un gioco con combattimenti super dettagliati, di grande spessore tattico, che richiedono un eccellente tempismo per eseguire attacchi, parate e schivate, passando tra due tipologie differenti di mosse e sbloccando decine di tecniche assai distanti tra loro. Padroneggiare il solo eroe principale è un’impresa impegnativa… figuratevi che in uno stesso scontro si può passare (volendo!) a controllare uno qualsiasi dei quattro eroi coinvolti, ognuno con uno stile personalissimo, con poteri da conoscere a fondo e da impiegare soltanto nel momento migliore. Dominare il campo di battaglia è una sfida che può durare per l’intera avventura. E potreste finire il gioco con la forte impressione di aver solo sfiorato il pazzesco sistema di combattimento. D’altro canto, fuori dalla mischia le cose non sono più semplici. Più che complesse, sono tante. Ci sono centinaia di oggetti, gemme che potenziano armi e armature, ingredienti per cucinare, accessori… e la maggior parte di queste robe possono essere combinate per avere nuovi oggetti, armi più potenti, piatti prelibati. E ancora, gli eroi ottengono dei titoli (tipo “Giovane eroe” o “Ragazza dei fiori”) combattendo, a intervalli nella trama o anche solo esplorando il vasto mondo. I titoli vanno equipaggiati per sbloccare una mezza infinità di bonus e abilità, ovvio. E non penserete mica che ogni personaggio disponga al massimo di una manciata di titoli… macché! Sono più nell’ordine delle varie decine (con Asbel ne ho quasi ottanta, e non sono ancora tutti). E poi ci sarebbe uno strano apparecchio – l’Eleth Mixer – capace di cucinare piatti nel mezzo di una mischia, di alterare le condizioni di gioco e di fabbricare dal nulla oggetti e ingredienti… non avevo alcuna intenzione di spiegare come funzionano i mille orpelli di Takes of Graces F (e vi risparmio il mini gioco di carte) ma solo di insinuarvi l’impressione che ci si possa perdere facilmente in una marea assurda ci capacità, oggetti, opzioni e chi più ne ha più ne metta. Tutto bello, certo, ma forse anche travolgente, da lasciare senza fiato. Ed è quello che può accadere. Può succedere che restiate stregati o, al contrario, che la mole di elementi vi scoraggi troppo presto. Soppesate pure tutto quanto, pro e contro… e poi dai, buttatevi nella mischia per vivere una grande avventura, pronti a tutto.