Avete sempre sognato di diventare dei ninja professionisti? Allora la recensione di Mark of the Ninja potrebbe interessarvi davvero.
Spesso, nel circuito Live Arcade, si possono trovare delle chicche realmente imperdibili, giochi capaci di tenerti incollato al monitor più dell’ultimo blockbuster, più di Raffaello Rusconi che canta a squarciagola Call Me Maybe in redazione, più del sottoscritto che si incarta facendo le finte in FIFA 13.
Diciamolo subito: i 1200 Microsoft Point che servono per cominciare il download di Mark of the Ninja, un platform/action/stealth se siete amanti delle categorizzazioni, sono probabilmente i meglio spesi dell’intera stagione estiva, almeno su Xbox 360.
Nei panni del ninja dotato del marchio che dà il titolo al gioco, dovrete percorrere 13 livelli per vendicare l’onore e dare una speranza di sopravvivenza al vostro clan, attaccato dal cattivone di turno, che a me ha ricordato tanto una versione maschile e grassoccia di Crudelia DeMon, solo senza pelliccia e 101 cani nel mirino.
Tutto comincia con il risveglio dell’eroe partorito dai ragazzi di Klei Entertainment, gli stessi che hanno dato vita al picchiaduro action Shank. Il tutorial iniziale ha il compito di mostrare le semplici dinamiche di spostamento, di farvi recuperare il vostro equipaggiamento (un rampino, una spada e qualche gingillo divertente) e di illustrare il concetto che sta alla base di tutto, riassumibile in un amore smodato del protagonista per il buio. Quando sarete nascosti nelle ombre, infatti, molti dei vostri nemici non saranno in grado di vedervi, a meno che non facciate rumore o vogliate attirarli deliberatamente in un punto della mappa, sfruttando oggetti o abilità per creare dei diversivi. Benché sia un titolo bidimensionale, Mark of the Ninja riesce nel difficile intento di proporre dinamiche stealth come non se ne vedevano da tempo, e prevede che, prima di seminare morte e distruzione, impariate a studiare e pianificare la situazione, “manipolando” l’attenzione dei nemici perché sia esattamente dove vi fa più comodo (ci sono anche piccole sezioni in cui il titolo abbraccia meccaniche da trial & error puro, ma niente che sposti gli equilibri o che renda l’esperienza frustrante).
Isolare la minaccia è sempre fondamentale: una volta riusciti nel compito, una semplice pressione del tasto X, seguita da una direzione indicata a video che cambia di volta in volta e segue l’ipotetico movimento della lama, sarà sufficiente per mandare il vostro nemico al creatore.
Lo spostamento dello stick è molto più importante di quello che potrebbe sembrare: sbagliarlo, infatti, dà origine a un’uccisione imperfetta, da evitare per almeno due motivi. Il primo è che il malcapitato di turno emetterà dei versi immondi, allertando altri eventuali nemici nelle vicinanze e i vicini di casa, che non biasimerete se contatteranno il 113. Il secondo è che otterrete la metà dei punti per l’omicidio. Non pensiate a una questione di mero stile: i punti sono fondamentali per sbloccare, alla fine del livello, da una a tre medaglie, la “valuta” del gioco, da investire per acquistare potenziamenti, abilità e armi per quello che diventerà presto il vostro ninja preferito.
Visto che abbiamo parlato di stile, diciamo anche che, dopo un paio di livelli, sarete proprio voi a voler fare le cose per bene, per una questione di orgoglio personale e perché il gioco premia in maniera saggia e costante le mosse migliori, regalando stimolanti sfide nelle sfide.
Ogni stage, infatti, è caratterizzato da macro obiettivi relativamente semplici da portare a termine, come il raggiungere un punto della mappa, ammazzare un particolare avversario e via discorrendo, che a loro volta vengono resi più complicati da alcune richieste riservate ai veri ninja (non far scattare gli allarmi, non farti individuare, fai tutto unicamente con uccisioni perfette e cose del genere).
Mark of the Ninja non è un titolo difficile da portare a termine. Ma completarlo al 100% non è un’impresa per tutti.
ABILITÀ PER TUTTI I GUSTI
Tra le skill acquistabili con i punti di cui scrivevamo poco fa, ce ne sono che danno più energia, che forniscono una maggiore resistenza, che consentono di cadere planando e che permettono di scassinare più velocemente le porte chiuse a chiave. Nella stessa sezione trovano posto anche quelle che forniscono ulteriori metodi per uccidere i nemici, permettendo di farlo rimanendo nascosti dietro a un riparo, sfruttando un appiglio, spingendoli oltre una porta e via così. All’atto pratico, nessuna delle abilità acquistabili è imprescindibile per terminare il gioco (quelle indispensabili, legate ai tatuaggi che il protagonista ha sul corpo, saranno infatti rese disponibili di default), ma sono molte quelle che vi agevoleranno in maniera decisa il compito.
Tra le armi nel vostro inventario, oltre alla spada (che sarà con voi per quasi tutta l’avventura e cambierete solo nel livello finale), trovano spazio delle mine a pressione, che uccidono qualsiasi nemico sia così sfortunato da passarci sopra, dardi che “terrorizzano” le vittime e altre cosucce del genere. I gingilli utili a creare diversivi sono invece rappresentati da bombe fumogene, che vi rendono “invisibili” e neutralizzano i raggi laser (gli stessi che attivano le mitragliatrici, capaci di mandarvi al tappeto in men che non si dica), macchine del rumore e amenità assortite, tra cui spicca uno scatolone di cartone che fa il verso a Metal Gear Solid e che dà modo di sbloccare un achievement con un’uccisione “in the box”.
Non esiste un’arma più efficace di un’altra, né un metodo migliore per completare il livello. Sta tutto al modo in cui decidete di affrontare lo stage e ai vostri gusti personali. Il risultato, quale che sia la strada che sceglierete, sarà il medesimo: eccezionale, come tutto il gioco, del resto.