Semplicemente il gioco più atteso dell’anno? Di certo, per alcuni quel punto interrogativo è superfluo.
Borderlands è diventato il simbolo del gioco che, pur senza chissà quali incredibili battage pubblicitari, riesce a farcela, conquistando pubblico e critica senza eccezione alcuna. Pur essendo fondamentalmente un FPS, genere ormai talmente inflazionato da fare il giro, ha introdotto tante di quelle caratteristiche, da confermarsi un punto di riferimento, con ben pochi rivali a impensierirlo.
Se prendiamo Rage, è difficile non intravedere punti in comune con questa produzione targata Gearbox, dall’ambientazione (stile post-atomico) a certe dinamiche, specialmente nella parte iniziale. Certo, poi finisce lì, perché Borderlands è di ben altra pasta, con tonnellate di missioni al seguito e quella componente GdR che fa la differenza, grazie alle oliatissime meccaniche di looting che da anni inchiodano i videogiocatori di mezzo mondo a produzioni ruolistiche di ogni livello.
Personalmente sono rimasto mesmerizzato, incapace di staccarmi dal ruolo di Cacciatore, fiero della mia torretta e di tutte le armi scovate, acquistate o conquistate dopo durissimi scontri. Del resto, il marchio di fabbrica di Borderlands è sempre stata la componente bellica, con milioni di sputafuoco generate attraverso routine procedurali, in maniera del tutto casuale.
Una scelta eccellente, così come le quattro classi disponibili, con cui interpretare al meglio il proprio stile di gioco: Roland e Brick per chi preferiva l’azione senza compromessi, con Lilith più centrata sull’arte dell’uccisione silenziosa e Mordecai in quella dei combattimenti a distanza.
In Borderlands 2 incontreremo tutti i suddetti cacciatori della Cripta (tranquilli, non vi racconterò nulla sulla trama), ma come NPC, mentre i protagonisti saranno altri quattro pazzi furibondi, alcuni simili (come Axton e Maya, rispettivamente Commando e Sirena), altri meno (Salvador, un Gunzerker/Tanker e Zer0, un ninja di nuova generazione capace di creare un’immagine olografica di se stesso).
Esiste, inoltre, un nemico numero uno, ossia Jack il Bello, patron della Hyperion Corporation e fondamentalmente un bastardo senza cuore che farà di tutto, fin dai primi minuti di gioco, per metterci i bastoni fra le ruote. Il tutto con la scusa di dare vita all’ennesima corsa alla nuova Cripta (già, ce n’è un’altra) e tirare in piedi una marea di missioni primarie e secondarie, tante e tali da costringervi a rinunciare a qualsiasi vita sociale per almeno un paio di settimane.
In quanto a spargimenti di sangue, Borderlands 2 non va per il sottile.
Le novità introdotte, comunque, non si fermano al godziliardo di armi e alle classi: è finalmente disponibile una mini-mappa a schermo (roba da crisi mistica) e l’interfaccia è stata ridisegnata, nonché resa assai più comprensibile, piacevole e soprattutto di immediato accesso (in stile HUD).
Rimangono tutti i potenziamenti relativi alle abilità del personaggio utilizzato, con i vari alberi dedicati ai talenti, mentre sono sparite le cure istantanee. Ci si deve basare sugli scudi, alcuni dei quali molto potenti, ma che in cambio richiederanno di sacrificare parte della nostra energia massima. Ne esistono anche varianti con effetti elementali (fuoco, elettricità, acido corrosivo, etc.), gli stessi disponibili con alcune armi, dove troviamo anche una nuova forma d’attacco capace di infettare gli ostili e renderli meno resistenti ai nostri colpi.
Di nemici, del resto, ne incontreremo di tutte le fogge, razze e stazze. Al bestiario, oltre a specie inedite di Skag e Formiragni, si aggiungono i Bullymong (specie di yeti a sei zampe), i Thresher (vermoni molto aggressivi) e gli Stalker (capaci di diventare invisibili). Le file umanoidi, invece, si sono rinforzate grazie ad alcuni energumeni che si difendono con scudi (cui spesso legano dei nani!) e i Golia, inarrestabili omoni propensi al berserk, se gli si fa saltare per aria la testa. Infine, non mancano droni e robot d’ogni genere: una vera spina nel fianco, probabilmente fra i nemici più fastidiosi e resistenti di sempre.
Borderlands 2 è, insomma, la versione più grossa, cattiva e sboccata (molto sboccata, in confronto i dialoghi del primo sembrano scritti da Famiglia Cristiana) del suo illustre predecessore. Gearbox non ha voluto stravolgere in modo sostanziale la giocabilità, implementando semplicemente le richieste più sentite dalla community: un’evoluzione, non una rivoluzione, ma non temete, quel che c’è basta a riempire mezza dozzina di FPS moderni, con tanto di DLC al seguito. La struttura delle missioni, del resto, è di una vastità tale da non annoiare mai, presentando delle sfide tutt’altro che banali, che vengono di solito premiate con soluzioni appaganti come il cosiddetto Livello Duro: portando a termine tali obiettivi, si ricevono dei gettoni da spendere in miglioramenti statistici, molto più soddisfacenti dei soliti achievement (comunque presenti).
È più comodo anche spostarsi nei vasti territori di Pandora e, ora più che mai, viene promosso il co-op, con la difficoltà che si adatta sia al nostro livello sia al numero di partecipanti, incrementando però anche i valori dei drop; piacevole, in questo senso, la presenza di una nuova camionetta in grado di ospitare fino a quattro combattenti contemporaneamente.
Questa simpatica ragazzina è completamente pazza.
Infine, due parole sull’aspetto grafico. Un Unreal Engine 3 praticamente irriconoscibile riprende lo stile fumettoso da comic americano che tanti consensi aveva raccolto nel primo Borderlands. Qui tutto appare più raffinato, dettagliato e variegato, con ambientazioni che passano da fredde distese di ghiaccio a iper-futuristiche città d’acciaio e vetro, passando per le immancabili lande desolate e bucoliche colline. A onor di cronaca, ho avuto occasione di provare unicamente la versione PC, che vanta una fluidità quasi sempre impeccabile anche su un hardware non recentissimo, con tutti i valori al massimo, compreso antialiasing a cannone e risoluzione ai limiti concessi dal monitor. L’unico aspetto che richiede una GPU decisamente moderna riguarda la fisica gestita tramite PhysX, che se impostata al massimo può mettere in ginocchio schede video non proprio all’ultimo grido. Il risultato, però, è visivamente appagante, soprattutto quando entrano in campo detriti e simulazioni di fluidi vari (sangue, soprattutto sangue).
Al momento, purtroppo, non sono in grado di dirvi come si comporti il gioco su console, ma mi riprometto di fare un rapido update appena salterà fuori un disco PS3/Xbox 360.
In ogni caso, se avete un PC, potete stare certi che Borderlands 2 non vi deluderà né sotto l’aspetto visivo, né sotto quello prettamente ludico. Un centro per Gearbox, che a questo punto mi deve tirare fuori un Aliens: Colonial Marines fatto con tutti i crismi o potrei proprio innervosirmi.