One Piece: Pirate Warriors – Recensione

Il tesoro di Gold D. Roger non lo troverete su Gamesvillage.it, però potete rifarvi con la recensione di One Piece: Pirate Warriors.

Rubber è un ragazzino pieno di energie con un sogno: diventare il re dei pirati. A me personalmente piace chiamarlo con un altro nome – Monkey D. Rufy – che poi sarebbe lo stesso personaggio, con il nome che ha sui manga (editi in Italia) piuttosto che Rubber, il nome che gli hanno affibbiato nella versione animata. Ma l’eroe è lo stesso, così come l’allegra e strampalata brigata che lo segue in giro per il mondo: lo spadaccino Zoro, la navigatrice Nami, il cuoco di bordo Sanji, Usop il cecchino, il tenerissimo Chopper, la misteriosa Nico Robin. Brook e il cyborg Franky. Tutti personaggi bellissimi, caratterizzati ad arte e calati in un mondo vivacissimo, vasto, che è stato capace di appassionare più di una generazione di lettori.

Ora, questi fantastici personaggi li ritroviamo su PS3 in One Piece: Pirate Warriors ed è la solita operazione volta a conquistare chi già fosse un fan della serie (animata o a fumetti poco importa). Perché bisogna dirlo con grande chiarezza: chi non sa cos’è lo One Piece non potrebbe godersi le qualità del gioco Namco Bandai, né apprezzare le mille citazioni, né spassarsela a ripercorrere le gesta della ciurma più divertente del mondo. E no, mettersi di buzzo buono e cominciare ad amare la serie a partire dal videogioco rischia di creare l’effetto opposto. D’altronde non è facile accettare un protagonista con il corpo di gomma che si allunga come Mr. Fantastic e si gonfia tipo palloncino per rimandare al mittente palle di cannone; per non parlare di Zoro, uno spadaccino che usa le tecniche delle tre spade e che, di fatto, combatte brandendo tre lame contemporaneamente (la terza ben stretta tra i denti). Siamo nel pieno dei territori pazzi pazzi delle follie giapponesi e occorre avere una certa predisposizione per apprezzarli a dovere. Di base. Poi bisogna proprio amare Rufy e la sua ciurma per affrontare le “sfide” all’acqua di rose di Pirate Warriors.

Zoro è uno spadaccino coi fiocchi e in Pirate Warriors sfoggia tutte le sue tecniche speciali.

Il gioco PS3 è diviso in capitoli; ciascuno narra un pezzo della grande saga con Rufy (o Rubber, se proprio ci tenete) al centro dell’azione. Le meccaniche sono quelle di un action stile Dynasty Warriors, dove orde di nemici fotocopia ci assaltano da tutti i lati ma senza cervello né vere possibilità. Eliminare centinaia di comparse tutte uguali è una pratica liberatoria ma in breve tempo pure alquanto noiosa. Certo, il nostro eroe può ricorrere a un repertorio alquanto vasto di mosse, una più improbabile dell’altra, ma ciò non toglie che si ha la netta sensazione di poter vincere… no, stravincere è la parola giusta, anche solo pigiando a caso i due pulsanti principali per gli attacchi, senza neppure prendersi la briga di concatenare chissà quale combo. Per fortuna, non tutti i capitoli si basano sulla stessa formula. I più divertenti sono quelli che ripercorrono la trama dell’opera originale, presentando spassosi siparietti narrativi, sottolineati dalle mosse che Rufy s’inventa sul momento per abbattere il cattivone di turno e anche se la grafica non fa gridare al miracolo, le sequenze “QTA” risultano per lo più gradevoli, quando non addirittura emozionanti. Peccato si faccia un uso eccessivo dei Quick Time Event e anche questa pratica finisce per stancare.

In occasione di certe svolte narrative, poi, il nostro capitano cede il posto a un membro della ciurma ed ecco che possiamo mulinare spade nei panni di Zoro, prendere a calci i nemici con Sanji e via discorrendo, afferrando al volo l’occasione per qualche momento mazzulatorio con il beneficio di un eroe differente dotato di mosse assai diverse ma pur sempre efficacissime. In realtà, è possibile affrontare i vari capitoli anche nei panni degli altri personaggi (e potenziarli poco alla volta), ma la scelta tramuta Pirate Warriors in un Dynasty Warriors fatto e finito, levando spazio alle gustose scenette e alla narrazione in generale. Gli unici momenti che possono impensierire un minimo sono quelli contro gli immancabili boss che offrono le battaglie più imprevedibili, intense e con un finale ben orchestrato, dove il colpo di grazia diventa l’ennesima occasione per una scena esplosiva che esalterà i fan di One Piece.